L’articolo affronta il tema della provocazione volontaria di situazioni di difesa legittima e di stato di necessità. I casi di provocazione della scriminante riguardano tutte quelle situazioni nelle quali l’agente provoca volontariamente con la sua condotta una reazione aggressiva di un altro soggetto, con la conseguenza di poterlo poi ledere impunemente per difendersi dall’aggressione di quest’ultimo, beneficiando così dell’azione di una esimente. Il contributo, partendo da uno studio comparato sull’applicazione del paradigma della “actio libera in causa” alla provocazione della scriminante, analizza la disciplina dell’art. 54 c.p. e in particolare il requisito dell’involontaria causazione del pericolo. A fronte del silenzio dell’art. 52 c.p. sulla possibilità di una causazione volontaria dell’offesa da respingere, si sono valutati possibilità e limiti della difesa da parte del soggetto provocatore, cercando di conciliare da un lato l’esigenza di tutelare l’incolumità personale dell'aggredito, dall’altra quella di impedire che il soggetto provocatore approfitti della protezione accordata dall’ordinamento per finalità illecite. La giurisprudenza ha affrontato sovente il problema con riferimento al rapporto tra delitto di rissa e legittima difesa. Attribuire una adeguata rilevanza agli elementi soggettivi delle scriminanti permette di definire con maggiore precisione i confini e l’essenza del contesto di operatività della giustificazione del reato, in particolare nei casi di provocazione di una esimente.
La provocazione della scriminante. I limiti della giustificazione del reato in contesti illeciti / Orlandi, Riccardo. - In: ARCHIVIO PENALE. - ISSN 2384-9479. - Fascicolo n. 3, settembre - dicembre 2021(2021), pp. 1-29.
La provocazione della scriminante. I limiti della giustificazione del reato in contesti illeciti
Riccardo Orlandi
2021
Abstract
L’articolo affronta il tema della provocazione volontaria di situazioni di difesa legittima e di stato di necessità. I casi di provocazione della scriminante riguardano tutte quelle situazioni nelle quali l’agente provoca volontariamente con la sua condotta una reazione aggressiva di un altro soggetto, con la conseguenza di poterlo poi ledere impunemente per difendersi dall’aggressione di quest’ultimo, beneficiando così dell’azione di una esimente. Il contributo, partendo da uno studio comparato sull’applicazione del paradigma della “actio libera in causa” alla provocazione della scriminante, analizza la disciplina dell’art. 54 c.p. e in particolare il requisito dell’involontaria causazione del pericolo. A fronte del silenzio dell’art. 52 c.p. sulla possibilità di una causazione volontaria dell’offesa da respingere, si sono valutati possibilità e limiti della difesa da parte del soggetto provocatore, cercando di conciliare da un lato l’esigenza di tutelare l’incolumità personale dell'aggredito, dall’altra quella di impedire che il soggetto provocatore approfitti della protezione accordata dall’ordinamento per finalità illecite. La giurisprudenza ha affrontato sovente il problema con riferimento al rapporto tra delitto di rissa e legittima difesa. Attribuire una adeguata rilevanza agli elementi soggettivi delle scriminanti permette di definire con maggiore precisione i confini e l’essenza del contesto di operatività della giustificazione del reato, in particolare nei casi di provocazione di una esimente.File | Dimensione | Formato | |
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