L’articolo indaga l’opera del gesuita Giovanni Battista Manni (1606-1682). Nonostante la sua vasta produzione e la grande notorietà come predicatore, il gesuita non è stato oggetto sino ad oggi di approfondite indagini. Dopo averne tratteggiato brevemente la biografia, il contributo intende riflettere su alcuni snodi della sua esperienza. In primo luogo ne vengono illustrate le relazioni con la corte asburgica, in particolare con l’imperatrice Eleonora di Gonzaga-Nevers, vedova di Ferdinando III. Predicatore a Vienna, Manni consolidò la credibilità già acquisita lungo la Penisola anche nei territori asburgici e, grazie a varie congiunzioni dinastiche, in Polonia e in Boemia. Mentre la sua fama si espandeva a Nord delle Alpi, a Venezia nasceva un progetto editoriale per diffondere i suoi scritti. L’articolo analizza quella che fu la sua opera più fortunata, le Quattro massime di christiana filosofia, e gli sviluppi che essa ispirò dai tardi anni Sessanta in poi. In particolare, viene analizzato un fortunatissimo libretto di meditazione - la Prigione eterna dell’inferno - che ebbe numerose ristampe e un successo editoriale straordinario, alimentato dall’impressionante apparato iconografico del testo. Il libretto è esaminato nei suoi contenuti e nel suo corredo di immagini (le raffigurazioni dei supplizi dei dannati), in un viaggio attraverso la sua fortuna europea, che conduce, di nuovo, in Boemia, Polonia e nella Germania imperiale. A fare da sfondo alla vicenda veneziana delle opere di Manni, la tempesta quietista e i legami, oscuri e sospetti, con alcune personalità sotto la lente del Sant’Ufficio.
Un gesuita all’inferno. Libri e immagini dell’aldilà nell’Europa del Seicento / Al Kalak, Matteo. - In: RIVISTA STORICA ITALIANA. - ISSN 0035-7073. - CXXXII:(2020), pp. 1086-1113.
Un gesuita all’inferno. Libri e immagini dell’aldilà nell’Europa del Seicento
Al Kalak, Matteo
2020
Abstract
L’articolo indaga l’opera del gesuita Giovanni Battista Manni (1606-1682). Nonostante la sua vasta produzione e la grande notorietà come predicatore, il gesuita non è stato oggetto sino ad oggi di approfondite indagini. Dopo averne tratteggiato brevemente la biografia, il contributo intende riflettere su alcuni snodi della sua esperienza. In primo luogo ne vengono illustrate le relazioni con la corte asburgica, in particolare con l’imperatrice Eleonora di Gonzaga-Nevers, vedova di Ferdinando III. Predicatore a Vienna, Manni consolidò la credibilità già acquisita lungo la Penisola anche nei territori asburgici e, grazie a varie congiunzioni dinastiche, in Polonia e in Boemia. Mentre la sua fama si espandeva a Nord delle Alpi, a Venezia nasceva un progetto editoriale per diffondere i suoi scritti. L’articolo analizza quella che fu la sua opera più fortunata, le Quattro massime di christiana filosofia, e gli sviluppi che essa ispirò dai tardi anni Sessanta in poi. In particolare, viene analizzato un fortunatissimo libretto di meditazione - la Prigione eterna dell’inferno - che ebbe numerose ristampe e un successo editoriale straordinario, alimentato dall’impressionante apparato iconografico del testo. Il libretto è esaminato nei suoi contenuti e nel suo corredo di immagini (le raffigurazioni dei supplizi dei dannati), in un viaggio attraverso la sua fortuna europea, che conduce, di nuovo, in Boemia, Polonia e nella Germania imperiale. A fare da sfondo alla vicenda veneziana delle opere di Manni, la tempesta quietista e i legami, oscuri e sospetti, con alcune personalità sotto la lente del Sant’Ufficio.File | Dimensione | Formato | |
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