Carducci, sin dai primissimi articoli con cui Enrico Nencioni fece conoscere la poesia di Whitman in Italia, rimase talmente colpito dalla novità della poesia di Whitman che non solo lo definì “Il Courbet della poesia”, per la sua capacità di restituire in versi la realtà della vita, ma cercò anche di tradurre in italiano il poemetto “Fogliame” (Our Old Feuillage). Così Carducci in una lettera a Nencioni: “Sai che il ‘Fogliame’ americano io l’ho letto e tradotto a lettera tre volte con il mio maestro di inglese? (…) E mi venne subito voglia di tradurlo in esametri. Tutti quei nomi a catalogo! Quelle enumerazioni, successioni, quella serie di paesaggi, di sentimenti, di figure straordinarie e vere! Io ne rimasi e ne sono rapito!” (26 agosto 1881). È emblematico che un testo come quello di Whitman, così programmaticamente in alternativa alle forme chiuse della metrica e della stilistica della vecchia Europa, se tradotto in italiano venga “ingabbiato”, frenato nella sua irruente innovatività, e ricondotto a una forma riconoscibile e canonica come l’esametro. Nel paper, ripercorrendo soprattutto la vicenda della ricezione di Whitman in Italia, si mostra come la traduzione, che sembrerebbe dover essere soprattutto paladina di apertura e di accoglienza dell’altro, anche e soprattutto nelle sue diversità, assuma spesso la funzione di difensore della tradizione, ergendosi a conservatrice della lingua e delle istituzioni poetiche della cultura di arrivo. Che il traduttore si trovi spesso su un crinale, fra innovazione e conservazione, e che le sue scelte possano influenzare i mutamenti delle convenzioni letterarie a volte in modo ancor più incisivo di opere originali è un dato non irrilevante e meriterebbe di essere preso in considerazione molto più di quanto non si tenda a fare nelle, a volte chiuse e asfittiche, ricostruzioni delle “storie della letteratura nazionale”.
Tradurre col freno a mano tirato: il ritmo psichico di Walt Whitman / Nasi, Franco. - 1:(2021), pp. 433-452.
Tradurre col freno a mano tirato: il ritmo psichico di Walt Whitman
Nasi Franco
2021
Abstract
Carducci, sin dai primissimi articoli con cui Enrico Nencioni fece conoscere la poesia di Whitman in Italia, rimase talmente colpito dalla novità della poesia di Whitman che non solo lo definì “Il Courbet della poesia”, per la sua capacità di restituire in versi la realtà della vita, ma cercò anche di tradurre in italiano il poemetto “Fogliame” (Our Old Feuillage). Così Carducci in una lettera a Nencioni: “Sai che il ‘Fogliame’ americano io l’ho letto e tradotto a lettera tre volte con il mio maestro di inglese? (…) E mi venne subito voglia di tradurlo in esametri. Tutti quei nomi a catalogo! Quelle enumerazioni, successioni, quella serie di paesaggi, di sentimenti, di figure straordinarie e vere! Io ne rimasi e ne sono rapito!” (26 agosto 1881). È emblematico che un testo come quello di Whitman, così programmaticamente in alternativa alle forme chiuse della metrica e della stilistica della vecchia Europa, se tradotto in italiano venga “ingabbiato”, frenato nella sua irruente innovatività, e ricondotto a una forma riconoscibile e canonica come l’esametro. Nel paper, ripercorrendo soprattutto la vicenda della ricezione di Whitman in Italia, si mostra come la traduzione, che sembrerebbe dover essere soprattutto paladina di apertura e di accoglienza dell’altro, anche e soprattutto nelle sue diversità, assuma spesso la funzione di difensore della tradizione, ergendosi a conservatrice della lingua e delle istituzioni poetiche della cultura di arrivo. Che il traduttore si trovi spesso su un crinale, fra innovazione e conservazione, e che le sue scelte possano influenzare i mutamenti delle convenzioni letterarie a volte in modo ancor più incisivo di opere originali è un dato non irrilevante e meriterebbe di essere preso in considerazione molto più di quanto non si tenda a fare nelle, a volte chiuse e asfittiche, ricostruzioni delle “storie della letteratura nazionale”.File | Dimensione | Formato | |
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