Più in generale, questa problematica inficia la vita e il successo della riabilitazione implantare per motivazioni di carattere: - biologico: dolore, senso di tensione, perdita dell’osso marginale e fallimento dell’osteointegrazione; - meccanico: allentamento delle viti protesiche, blocco o frattura della vite dell’abutment o frattura delle diverse componenti. L’imprecisione della struttura, anche chiamata misfit o mancanza di passività, non ha a oggi una definizione univoca. Alcuni autori (Wee et al. 1999; Sorrentino et al. 2010) considerano passivo un framework che non imprime forze statiche o dinamiche alla protesi o all’osso perimplantare, altri autori (Jemt et Book 1996) scelgono una definizione più clinica indicando la corretta passività di una struttura con l’assenza di problematiche a breve e lungo termine. La definizione di Jemt e Book è secondo il nostro parere preferibile, in quanto suggerisce la possibilità, riscontrata dalla clinica quotidiana, di considerare accettabile una quota di tolleranza tra le componenti implantoprotesiche biologicamente sopportata. Data l’impossibilità di ottenere un sistema totalmente passivo, è pertanto accettabile un grado di tolleranza che non causi complicanze cliniche sul breve, medio e sul lungo periodo. Di quanto sia la valutazione quantitativa di questo gap, la letteratura è discordante e tiene in considerazione la situazione protesica e biologica della riabilitazione. Il misfit strutturale è problematica comune alla protesi su dente naturale e su impianti cementati e avvitati, ma è su questi ultimi che riveste un ruolo di primo piano per via della mancanza di un sistema di ammortizzamento efficace. Se il legamento parodontale di un dente sano consente una mobilità, e quindi un ammortizzamento, pari a 100μm, così non è nell’impianto dove il tessuto osseo corticale offre solo 10μm di libertà di movimento (Lindhe et al. 2015). Pertanto, un dente naturale è in grado di tollerare misfit del framework maggiori rispetto a un impianto, sebbene sia comunque auspicabile la massima precisione. Nelle riabilitazioni fisse su impianti multipli, procedendo nel ragionamento, si distinguono sistematiche ritentive avvitate e cementate. Per opinione comune, con la seconda è più semplice ottenere la passività: questa osservazione manca di precisione. In protesi cementata è più tollerato il misfit strutturale grazie al cemento, che consente 40μm circa di gioco tra le varie componenti (Shillingburg 2012). La ritenzione in protesi avvitata non consente questo grado di misfit, poiché la vite sottoposta a precarico fissa rigidamente le strutture. Definito il problema e la sua rilevanza clinica, in questo articolo abbiamo proceduto all’analisi e alla classificazione delle cause di misfit durante il flusso di lavoro in implantoprotesi multipla avvitata con una metodica esclusivamente analogica. Vengono inoltre offerte delle possibili soluzioni ricavate dall’analisi della letteratura biomedica e dalla nostra pratica quotidiana.
Passività e carico immediato con tecnica analogica: standard conoscitivi / Giavatto Marco, Aurelio; Bianchi, Alessandro; Cremonini, Paolo; Bortolini, Ivano; Bortolini, Sergio. - In: IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO. - ISSN 0394-1388. - (2018), pp. 33-40.
Passività e carico immediato con tecnica analogica: standard conoscitivi
Bianchi Alessandro;Bortolini Sergio
2018
Abstract
Più in generale, questa problematica inficia la vita e il successo della riabilitazione implantare per motivazioni di carattere: - biologico: dolore, senso di tensione, perdita dell’osso marginale e fallimento dell’osteointegrazione; - meccanico: allentamento delle viti protesiche, blocco o frattura della vite dell’abutment o frattura delle diverse componenti. L’imprecisione della struttura, anche chiamata misfit o mancanza di passività, non ha a oggi una definizione univoca. Alcuni autori (Wee et al. 1999; Sorrentino et al. 2010) considerano passivo un framework che non imprime forze statiche o dinamiche alla protesi o all’osso perimplantare, altri autori (Jemt et Book 1996) scelgono una definizione più clinica indicando la corretta passività di una struttura con l’assenza di problematiche a breve e lungo termine. La definizione di Jemt e Book è secondo il nostro parere preferibile, in quanto suggerisce la possibilità, riscontrata dalla clinica quotidiana, di considerare accettabile una quota di tolleranza tra le componenti implantoprotesiche biologicamente sopportata. Data l’impossibilità di ottenere un sistema totalmente passivo, è pertanto accettabile un grado di tolleranza che non causi complicanze cliniche sul breve, medio e sul lungo periodo. Di quanto sia la valutazione quantitativa di questo gap, la letteratura è discordante e tiene in considerazione la situazione protesica e biologica della riabilitazione. Il misfit strutturale è problematica comune alla protesi su dente naturale e su impianti cementati e avvitati, ma è su questi ultimi che riveste un ruolo di primo piano per via della mancanza di un sistema di ammortizzamento efficace. Se il legamento parodontale di un dente sano consente una mobilità, e quindi un ammortizzamento, pari a 100μm, così non è nell’impianto dove il tessuto osseo corticale offre solo 10μm di libertà di movimento (Lindhe et al. 2015). Pertanto, un dente naturale è in grado di tollerare misfit del framework maggiori rispetto a un impianto, sebbene sia comunque auspicabile la massima precisione. Nelle riabilitazioni fisse su impianti multipli, procedendo nel ragionamento, si distinguono sistematiche ritentive avvitate e cementate. Per opinione comune, con la seconda è più semplice ottenere la passività: questa osservazione manca di precisione. In protesi cementata è più tollerato il misfit strutturale grazie al cemento, che consente 40μm circa di gioco tra le varie componenti (Shillingburg 2012). La ritenzione in protesi avvitata non consente questo grado di misfit, poiché la vite sottoposta a precarico fissa rigidamente le strutture. Definito il problema e la sua rilevanza clinica, in questo articolo abbiamo proceduto all’analisi e alla classificazione delle cause di misfit durante il flusso di lavoro in implantoprotesi multipla avvitata con una metodica esclusivamente analogica. Vengono inoltre offerte delle possibili soluzioni ricavate dall’analisi della letteratura biomedica e dalla nostra pratica quotidiana.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Passività e carico - 2018.pdf
Accesso riservato
Descrizione: Articolo principale
Tipologia:
Versione pubblicata dall'editore
Dimensione
960.24 kB
Formato
Adobe PDF
|
960.24 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
Pubblicazioni consigliate
I metadati presenti in IRIS UNIMORE sono rilasciati con licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal, mentre i file delle pubblicazioni sono rilasciati con licenza Attribuzione 4.0 Internazionale (CC BY 4.0), salvo diversa indicazione.
In caso di violazione di copyright, contattare Supporto Iris