Trattasi di commento articolo per articolo al dl 20.2.2017 n. 14 convertito nella l. 18.4.2017 n. 48 recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città». La nuova legge vuole essere il punto di riferimento normativo sul controverso contributo degli enti locali, in particolare dei Comuni, alle politiche per la sicurezza urbana e per la salvaguardia della tranquillità diffusa, con particolare riguardo agli interventi di protezione da rischi, criticità, comportamenti indesiderabili e reati - soprattutto patrimoniali o violenti - che peggiorano la vivibilità, la convivenza, le relazioni e il senso di protezione individuale e collettiva delle persone che vivono nei loro territori. Le norme sulla sicurezza urbana intendono rafforzare la tutela di questa particolare condizione della vita sociale con un approccio molto diverso da quello incentrato sulla tutela dei beni proprio del diritto penale e, conseguentemente, procedono alla disciplina di istituti specifici, chiamati a occuparsi dei comportamenti umani come fonte di situazioni indesiderabili che si affiancano ai reati, il cui compito è perseguire i fatti offensivi. Per garantire la sicurezza urbana, in alcuni casi, possono essere necessarie compressioni della libertà individuale, tese non tanto a contrastare contenuti lesivi dei comportamenti, quanto a contenere i fattori critici della condizione diffusa in esame. La maggiore o minore significatività per le condizioni di sicurezza urbana, in questi casi, esprime valutazioni prevalentemente sociali di fenomeni degenerativi strutturali, come le periferie degradate, il deterioramento del patrimonio pubblico e privato per incuria e vandalismo, gli eccessi e i rischi notturni, gli abusi di sostanze, il formarsi di luoghi – rifugio per gli emarginati, gli assembramenti fuori controllo, ecc., e dunque epifenomeni di grandi contraddizioni in atto, quali l’incertezza economica che convive col benessere, il difficile inserimento delle giovani generazioni rimarcato da grandi disuguaglianze, la marginalità estrema nelle povertà e nelle migrazioni, la crisi del welfare state, le carenze e la disomogeneità delle istituzioni educative, la crisi della rappresentanza, ecc.
L sicurezza urbana nel prisma del sistema punitivo / Pighi, Giorgio. - In: LA LEGISLAZIONE PENALE. - ISSN 2421-552X. - (2018), pp. 1-55.
L sicurezza urbana nel prisma del sistema punitivo
Giorgio Pighi
2018
Abstract
Trattasi di commento articolo per articolo al dl 20.2.2017 n. 14 convertito nella l. 18.4.2017 n. 48 recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città». La nuova legge vuole essere il punto di riferimento normativo sul controverso contributo degli enti locali, in particolare dei Comuni, alle politiche per la sicurezza urbana e per la salvaguardia della tranquillità diffusa, con particolare riguardo agli interventi di protezione da rischi, criticità, comportamenti indesiderabili e reati - soprattutto patrimoniali o violenti - che peggiorano la vivibilità, la convivenza, le relazioni e il senso di protezione individuale e collettiva delle persone che vivono nei loro territori. Le norme sulla sicurezza urbana intendono rafforzare la tutela di questa particolare condizione della vita sociale con un approccio molto diverso da quello incentrato sulla tutela dei beni proprio del diritto penale e, conseguentemente, procedono alla disciplina di istituti specifici, chiamati a occuparsi dei comportamenti umani come fonte di situazioni indesiderabili che si affiancano ai reati, il cui compito è perseguire i fatti offensivi. Per garantire la sicurezza urbana, in alcuni casi, possono essere necessarie compressioni della libertà individuale, tese non tanto a contrastare contenuti lesivi dei comportamenti, quanto a contenere i fattori critici della condizione diffusa in esame. La maggiore o minore significatività per le condizioni di sicurezza urbana, in questi casi, esprime valutazioni prevalentemente sociali di fenomeni degenerativi strutturali, come le periferie degradate, il deterioramento del patrimonio pubblico e privato per incuria e vandalismo, gli eccessi e i rischi notturni, gli abusi di sostanze, il formarsi di luoghi – rifugio per gli emarginati, gli assembramenti fuori controllo, ecc., e dunque epifenomeni di grandi contraddizioni in atto, quali l’incertezza economica che convive col benessere, il difficile inserimento delle giovani generazioni rimarcato da grandi disuguaglianze, la marginalità estrema nelle povertà e nelle migrazioni, la crisi del welfare state, le carenze e la disomogeneità delle istituzioni educative, la crisi della rappresentanza, ecc.File | Dimensione | Formato | |
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