Secondo Massimo Pavarini, gli Stati moderni, e ancor più quelli di sviluppato Stato sociale di diritto si sono legittimati come capaci di garantire la sicurezza interna, cioè la sicurezza nazionale, nel governo repressivo e preventivo dei conflitti. Altrettanto deve dirsi per il governo preventivo e repressivo delle condotte, degli attori e delle situazioni avvertite co-me capaci di minacciare la sicurezza sociale che danno vita allo Stato sociale di diritto come Stato della prevenzione. Tutto questo, tuttavia, attiene al «dover essere » che rappresenta una «promessa della modernità, sovente non mantenuta».La significativa novità del governo del bene pubblico della sicurezza, prosegue Pavarini, è oggi la specificazione del «locale» contro il «nazionale ». Il monopolio statale della sicurezza «viene sovente declinato anche - sia pure non esclusivamente - a livello locale». Dalla crisi dell’egemonia statale è conseguito che le cause dei nuovi conflitti non sono più governabili a quel livello, mentre i loro effetti, in termini di sofferenza, disagio, costi sociali e paura, tendono sempre più a dimensionarsi e specificarsi in ragione delle concrete variabili locali presenti, con la conseguenza che «la natura degli effetti è sempre più in ragione della dimensione locale all’interno della quale il conflitto determina insicurezza». I nuovi conflitti si producono pertanto in una dimensione sempre più distante da quella in cui determinano i loro effetti a livello d’insicurezza oggettiva e soggettiva, come appare palese, primo fra tutti, nel fenomeno migratorio.Le condizioni più favorevoli per la sicurezza urbana si realizzano quando i contributi di più attori istituzionali e di più politiche, che mantengono la loro individualità, sono valorizzati ed integrati nella condivisione degli stessi obiettivi e messi in condizione di realizzare le necessarie convergenze. Gli obiettivi comuni di attori e politiche devono perseguire il collegamento di funzioni diverse e costruire la sintesi programmata degli obiettivi, per risultare più efficaci rispetto alla somma delle pur appropriate azioni di ciascuno, e devono essere capaci di coinvolgere l’apporto delle altre istituzioni, non limitandolo, come spesso avviene, a quello indispensabili per affrontare i singoli problemi.

Sicurezza urbana e contributo "integrato" dei comuni / Pighi, Giorgio. - (2018). (Intervento presentato al convegno Convegno dell'associazione "Franco Bricola". Il sistema penale messo in discussione. L'opera di Massimo Pavarini tra teoria, ricerca empirica e impegno sociale. tenutosi a Bologna nel 13-14 maggio 2016).

Sicurezza urbana e contributo "integrato" dei comuni

Giorgio Pighi
2018

Abstract

Secondo Massimo Pavarini, gli Stati moderni, e ancor più quelli di sviluppato Stato sociale di diritto si sono legittimati come capaci di garantire la sicurezza interna, cioè la sicurezza nazionale, nel governo repressivo e preventivo dei conflitti. Altrettanto deve dirsi per il governo preventivo e repressivo delle condotte, degli attori e delle situazioni avvertite co-me capaci di minacciare la sicurezza sociale che danno vita allo Stato sociale di diritto come Stato della prevenzione. Tutto questo, tuttavia, attiene al «dover essere » che rappresenta una «promessa della modernità, sovente non mantenuta».La significativa novità del governo del bene pubblico della sicurezza, prosegue Pavarini, è oggi la specificazione del «locale» contro il «nazionale ». Il monopolio statale della sicurezza «viene sovente declinato anche - sia pure non esclusivamente - a livello locale». Dalla crisi dell’egemonia statale è conseguito che le cause dei nuovi conflitti non sono più governabili a quel livello, mentre i loro effetti, in termini di sofferenza, disagio, costi sociali e paura, tendono sempre più a dimensionarsi e specificarsi in ragione delle concrete variabili locali presenti, con la conseguenza che «la natura degli effetti è sempre più in ragione della dimensione locale all’interno della quale il conflitto determina insicurezza». I nuovi conflitti si producono pertanto in una dimensione sempre più distante da quella in cui determinano i loro effetti a livello d’insicurezza oggettiva e soggettiva, come appare palese, primo fra tutti, nel fenomeno migratorio.Le condizioni più favorevoli per la sicurezza urbana si realizzano quando i contributi di più attori istituzionali e di più politiche, che mantengono la loro individualità, sono valorizzati ed integrati nella condivisione degli stessi obiettivi e messi in condizione di realizzare le necessarie convergenze. Gli obiettivi comuni di attori e politiche devono perseguire il collegamento di funzioni diverse e costruire la sintesi programmata degli obiettivi, per risultare più efficaci rispetto alla somma delle pur appropriate azioni di ciascuno, e devono essere capaci di coinvolgere l’apporto delle altre istituzioni, non limitandolo, come spesso avviene, a quello indispensabili per affrontare i singoli problemi.
2018
Convegno dell'associazione "Franco Bricola". Il sistema penale messo in discussione. L'opera di Massimo Pavarini tra teoria, ricerca empirica e impegno sociale.
Bologna
13-14 maggio 2016
Pighi, Giorgio
Sicurezza urbana e contributo "integrato" dei comuni / Pighi, Giorgio. - (2018). (Intervento presentato al convegno Convegno dell'associazione "Franco Bricola". Il sistema penale messo in discussione. L'opera di Massimo Pavarini tra teoria, ricerca empirica e impegno sociale. tenutosi a Bologna nel 13-14 maggio 2016).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/1168305
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