Muovendo dalla scena della mutilazione delle mani che costituisce l’acme drammatica della Gioconda, l’articolo illumina l’incontro di d’Annunzio con il saggio dedicato nel 1866 alla Favola della fanciulla perseguitata da Aleksandr N. Veselovskij, il grande studioso russo destinato negli Anni Settanta del Novecento a esercitare un ruolo di primo piano entro il nuovo paradigma della semiotica applicata allo studio della cultura e delle strutture narrative. In realtà, dalla Città morta alla Pisanelle, aggiornato agli interrogativi e alle ansie fin de siècle sull’identità e il rapporto dei sessi, l’antico «motivo» della fanciulla perseguitata studiato da Veselovskij riaffiora con intensità nell’intavolatura degli spartiti scenici della drammaturgia dannunziana corroborandone l’impianto mitico-rituale: e ciò vale a maggior ragione se della fanciulla perseguitata si può cogliere il forte riverbero anche in Shakespeare, in particolare nei drammi romanzeschi, dal Pericle al Racconto d’inverno. Ma da Veselovskij (e da Shakespeare), fra filologia e antropologia del mito, morfologia e storia, d’Annunzio trae slancio anche per il suo senso della tradizione, per l’idea di una memoria della letteratura nei cui palinsesti persiste tenace l’impronta del popolare e del primitivo, con il loro thesaurus di immagini e di simboli da rilanciare nel nuovo orizzonte ineludibile della società di massa novecentesca.
D'Annunzio, Shakespeare e la favola della fanciulla perseguitata / Zanetti, Giorgio. - In: LA MODERNITÀ LETTERARIA. - ISSN 1972-7682. - 11:11(2018), pp. 55-84. [10.19272/201830301005]
D'Annunzio, Shakespeare e la favola della fanciulla perseguitata
Giorgio Zanetti
2018
Abstract
Muovendo dalla scena della mutilazione delle mani che costituisce l’acme drammatica della Gioconda, l’articolo illumina l’incontro di d’Annunzio con il saggio dedicato nel 1866 alla Favola della fanciulla perseguitata da Aleksandr N. Veselovskij, il grande studioso russo destinato negli Anni Settanta del Novecento a esercitare un ruolo di primo piano entro il nuovo paradigma della semiotica applicata allo studio della cultura e delle strutture narrative. In realtà, dalla Città morta alla Pisanelle, aggiornato agli interrogativi e alle ansie fin de siècle sull’identità e il rapporto dei sessi, l’antico «motivo» della fanciulla perseguitata studiato da Veselovskij riaffiora con intensità nell’intavolatura degli spartiti scenici della drammaturgia dannunziana corroborandone l’impianto mitico-rituale: e ciò vale a maggior ragione se della fanciulla perseguitata si può cogliere il forte riverbero anche in Shakespeare, in particolare nei drammi romanzeschi, dal Pericle al Racconto d’inverno. Ma da Veselovskij (e da Shakespeare), fra filologia e antropologia del mito, morfologia e storia, d’Annunzio trae slancio anche per il suo senso della tradizione, per l’idea di una memoria della letteratura nei cui palinsesti persiste tenace l’impronta del popolare e del primitivo, con il loro thesaurus di immagini e di simboli da rilanciare nel nuovo orizzonte ineludibile della società di massa novecentesca.File | Dimensione | Formato | |
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