Secondo l’Inventario dei Fenomeni Franosi d’Italia (IFFI), al 2016 le frane censite in Italia sono 614.799, interessano un’area pari al 7.5% del territorio nazionale e il 70.5% dei Comuni italiani. Le frane indotte da precipitazioni, inoltre, per la loro evoluzione veloce, sono una grave minaccia per l’incolumità della popolazione, dei beni e delle infrastrutture del territorio che, in assenza di un sistema di allerta adeguato non possono essere salvaguardati. Lo studio e il monitoraggio di fenomeni franosi può essere realizzato a diverse scale e con diverse tecnologie, ma negli ultimi decenni le metodologie geofisiche sono state largamente utilizzate per questo scopo, grazie alla peculiarità di essere non invasive e di poter rilevare la variazione di parametri fisici in un volume di terreno. Per quanto riguarda le frane superficiali, analizzate in questo studio, uno dei fattori predisponenti per l’attivazione è l’apporto precipitativo, che va a determinare variazioni nel contenuto d’acqua del suolo e nella pressione interstiziale. Diversi ricercatori hanno constatato l’utilità di misure geoelettriche per la valutazione del contenuto idrico nel corpo di frane superficiali (Perrone et al., 2008; De Bari et al., 2011; Ravindran e Prabhu., 2012) e in alcuni casi è stato predisposto un sistema di monitoraggio in continuo (Supper et al., 2008; Kuras et al., 2009; Hilbich et al., 2011). L’obiettivo di questo studio è quello di valutare, partendo dalla sperimentazione di laboratorio, l’applicabilità di un monitoraggio geoelettrico nel riconoscimento di un livello soglia di contenuto d’acqua per l’instaurarsi dell’instabilità di una frana superficiale.
Sperimentazione alla scala di laboratorio per il monitoraggio di frane indotte da precipitazioni con misure geoelettriche time-lapse / Tresoldi, Greta; Arosio, Diego; Brambilla, Davide; Hojat, Azadeh; Ivov Ivanov, Vladislav; Longoni, Laura; Papini, Monica; Scaioni, Marco; Zanzi, Luigi. - (2017). (Intervento presentato al convegno 36mo Convegno Nazionale Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida tenutosi a Trieste, Italia nel 14-16 Novembre 2017).
Sperimentazione alla scala di laboratorio per il monitoraggio di frane indotte da precipitazioni con misure geoelettriche time-lapse
Diego Arosio;Luigi Zanzi
2017
Abstract
Secondo l’Inventario dei Fenomeni Franosi d’Italia (IFFI), al 2016 le frane censite in Italia sono 614.799, interessano un’area pari al 7.5% del territorio nazionale e il 70.5% dei Comuni italiani. Le frane indotte da precipitazioni, inoltre, per la loro evoluzione veloce, sono una grave minaccia per l’incolumità della popolazione, dei beni e delle infrastrutture del territorio che, in assenza di un sistema di allerta adeguato non possono essere salvaguardati. Lo studio e il monitoraggio di fenomeni franosi può essere realizzato a diverse scale e con diverse tecnologie, ma negli ultimi decenni le metodologie geofisiche sono state largamente utilizzate per questo scopo, grazie alla peculiarità di essere non invasive e di poter rilevare la variazione di parametri fisici in un volume di terreno. Per quanto riguarda le frane superficiali, analizzate in questo studio, uno dei fattori predisponenti per l’attivazione è l’apporto precipitativo, che va a determinare variazioni nel contenuto d’acqua del suolo e nella pressione interstiziale. Diversi ricercatori hanno constatato l’utilità di misure geoelettriche per la valutazione del contenuto idrico nel corpo di frane superficiali (Perrone et al., 2008; De Bari et al., 2011; Ravindran e Prabhu., 2012) e in alcuni casi è stato predisposto un sistema di monitoraggio in continuo (Supper et al., 2008; Kuras et al., 2009; Hilbich et al., 2011). L’obiettivo di questo studio è quello di valutare, partendo dalla sperimentazione di laboratorio, l’applicabilità di un monitoraggio geoelettrico nel riconoscimento di un livello soglia di contenuto d’acqua per l’instaurarsi dell’instabilità di una frana superficiale.File | Dimensione | Formato | |
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