La grande varietà di materie prime disponibili per l’alimen- tazione umana in una società è generalmente considerato se- gnale di benessere. Si può affermare che il cibo è un marker sociale potente: avvenne molto presto nella storia che alcuni individui iniziarono a pretendere più risorse alimentari di altri 1 e, sicuramente, anche maggiormente variegate. La connessione tra cibo, ricchezza e potere ha origini molto antiche e con diverse caratteristiche questo legame si è mantenuto fino al- l’oggi 2; la qualità del cibo, oltre alla quantità, ha quindi un grande peso identitario 3. In Italia già con gli Etruschi ci sono i segnali di novità riguardanti ingredienti e modalità di consumo del cibo, ma è solo con i Romani che abbiamo tante prove tangibili di una vera e propria “rivoluzione alimentare” e una particolare attenzione alle pratiche ad essa correlate. Le varietà di cibi e le loro modalità di consumo si legano fortemente alla posizione occupata dal consumatore nella gerarchia della società romana, spesso presentando anche aspetti contraddittori; tra questi, uno dei più significativi per le classi dominanti è quello legato ai prodotti rari ed esotici, da una parte tratto distintivo del potere dovuto al censo, dall’altro marchio dell’eccesso per molto tempo condannato dalla società romana. Della varietà dei cibi pregiati che arrivarono da ogni parte dell’impero sulla tavola dei Mutinenses sono testimonianza i contenitori utilizzati per il loro trasporto, le anfore, da una parte, e le analisi archeobotaniche e archeozoologiche, dall’altra. Seppure in grado di documentare solo una parte delle importazioni e degli acquisti, questi dati costituiscono un imprescindibile strumento per comprendere i consumi e il loro peso socio-economico, oltre che culturale.
Circuiti commerciali e consumo alimentare a Mutina / Bosi, G.; Corti, C.; Pederzoli, A.. - (2017), pp. 312-323.
Circuiti commerciali e consumo alimentare a Mutina
Bosi G.
;Pederzoli A.
2017
Abstract
La grande varietà di materie prime disponibili per l’alimen- tazione umana in una società è generalmente considerato se- gnale di benessere. Si può affermare che il cibo è un marker sociale potente: avvenne molto presto nella storia che alcuni individui iniziarono a pretendere più risorse alimentari di altri 1 e, sicuramente, anche maggiormente variegate. La connessione tra cibo, ricchezza e potere ha origini molto antiche e con diverse caratteristiche questo legame si è mantenuto fino al- l’oggi 2; la qualità del cibo, oltre alla quantità, ha quindi un grande peso identitario 3. In Italia già con gli Etruschi ci sono i segnali di novità riguardanti ingredienti e modalità di consumo del cibo, ma è solo con i Romani che abbiamo tante prove tangibili di una vera e propria “rivoluzione alimentare” e una particolare attenzione alle pratiche ad essa correlate. Le varietà di cibi e le loro modalità di consumo si legano fortemente alla posizione occupata dal consumatore nella gerarchia della società romana, spesso presentando anche aspetti contraddittori; tra questi, uno dei più significativi per le classi dominanti è quello legato ai prodotti rari ed esotici, da una parte tratto distintivo del potere dovuto al censo, dall’altro marchio dell’eccesso per molto tempo condannato dalla società romana. Della varietà dei cibi pregiati che arrivarono da ogni parte dell’impero sulla tavola dei Mutinenses sono testimonianza i contenitori utilizzati per il loro trasporto, le anfore, da una parte, e le analisi archeobotaniche e archeozoologiche, dall’altra. Seppure in grado di documentare solo una parte delle importazioni e degli acquisti, questi dati costituiscono un imprescindibile strumento per comprendere i consumi e il loro peso socio-economico, oltre che culturale.Pubblicazioni consigliate
I metadati presenti in IRIS UNIMORE sono rilasciati con licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal, mentre i file delle pubblicazioni sono rilasciati con licenza Attribuzione 4.0 Internazionale (CC BY 4.0), salvo diversa indicazione.
In caso di violazione di copyright, contattare Supporto Iris