L’esposizione a Radiazione Ottica Artificiale (ROA) incoerente, per quanto concerne l’ambito della radiazione infrarossa (IR), interessa le lunghezze d’onda di radiazione non ionizzante da 780 nm a 1 millimetro, ovvero dell’IR-A (780-1400 nm), IR-B (1400-3000 nm) e IR-C (3000 nm – 1 mm). La radiazione IR, come le altre componenti della ROA, visibile e ultravioletto (UV), ha un potere di penetrazione nei tessuti biologici relativamente basso, e per questo il principale rischio è la possibilità di insorgenza di effetti avversi a livello oculare e cutaneo. Con particolare riferimento all’occhio, si ricorda che le IR sono assorbite da diverse strutture oculari in dipendenza della lunghezza d’onda: la quasi totalità di IR-C e una parte sostanziale di IR-B sono assorbiti a livello corneale; l’IR B è assorbito in buona parte anche da altre strutture quali l’iride ed il cristallino, mentre l’IR-A, o “vicino infrarosso”, in quanto confinante con la regione del visibile, è assorbito dal cristallino, ma in gran parte anche a livello retinico. L’interazione delle IR con le strutture oculari avviene con meccanismi di tipo termico, ovvero l’insorgenza del possibile danno oculare dipende strettamente dall’aumento di temperatura indotto dalla radiazione nell’occhio. Tra gli effetti avversi a breve termine si ricordano le ustioni corneali e retiniche, tra quelli a lungo termine va certamente citata la possibilità di insorgenza di cataratta. Il rischio lavorativo da IR incoerenti è noto già dal XXVII secolo e le prime dettagliate descrizioni delle problematiche oculari a cui potevano andare incontro i lavoratori esposti a IR sono rintracciabili all’interno del De Morbis Artificum Diatriba di Bernardino Ramazzini. Ad oggi l’esposizione occupazionale a IR è rimasta, come da alcuni secoli a questa parte, principalmente determinata dalla lavorazione di materiali, quali metalli e vetro, portati ad elevatissime temperature. Accanto a queste lavorazioni che potremmo definire storiche, attualmente le IR sono ampiamente utilizzate anche in apparecchi ad uso industriale quali ad esempio sistemi per la visione notturna e la termografia. Come le altre bande della ROA, il rischio occupazionale da IR è normato a livello nazionale dal titolo VIII, capo V, del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. e nell’allegato XXXVII sono riportate le tabelle dei Valori Limite di Esposizione (VLE) attualmente vigenti per le IR incoerenti, sia per quanto riguarda il rischio retinico, dove, come per la radiazione visibile troviamo limiti espressi come radianza (L), sia per il rischio delle strutture oculari anteriori, per le quali i limiti sono espressi come irradianza (E). Nonostante le lavorazioni di fusione del vetro e dei metalli, seppur molto diverse rispetto al passato, siano ancora oggi largamente diffuse e i livelli di esposizione a IR in queste attività siano certamente rilevanti, le pubblicazioni della letteratura scientifica recente sull'argomento sono poche e la maggior parte dei casi segnalati di effetti avversi oculari da IR incoerente a probabile eziologia lavorativa risalgono a vari anni orsono. Sulla base di queste premesse viene descritto e discusso il caso di un lavoratore presso una acciaieria andato incontro ad un infortunio riconducibile all’azione fototermica delle IR sulle strutture oculari.

Corioretinite acuta da esposizione a ROA nel campo dell’infrarosso in un lavoratore di una acciaieria / Taino, Giuseppe; Modenese, Alberto; Zanotti, Giulio; Gobba, Fabriziomaria. - In: AGGIORNAMENTI DI RADIOPROTEZIONE. - ISSN 2281-7956. - 49:1(2016), pp. 26-32.

Corioretinite acuta da esposizione a ROA nel campo dell’infrarosso in un lavoratore di una acciaieria.

Modenese, Alberto;Zanotti, Giulio;Gobba, Fabriziomaria
2016

Abstract

L’esposizione a Radiazione Ottica Artificiale (ROA) incoerente, per quanto concerne l’ambito della radiazione infrarossa (IR), interessa le lunghezze d’onda di radiazione non ionizzante da 780 nm a 1 millimetro, ovvero dell’IR-A (780-1400 nm), IR-B (1400-3000 nm) e IR-C (3000 nm – 1 mm). La radiazione IR, come le altre componenti della ROA, visibile e ultravioletto (UV), ha un potere di penetrazione nei tessuti biologici relativamente basso, e per questo il principale rischio è la possibilità di insorgenza di effetti avversi a livello oculare e cutaneo. Con particolare riferimento all’occhio, si ricorda che le IR sono assorbite da diverse strutture oculari in dipendenza della lunghezza d’onda: la quasi totalità di IR-C e una parte sostanziale di IR-B sono assorbiti a livello corneale; l’IR B è assorbito in buona parte anche da altre strutture quali l’iride ed il cristallino, mentre l’IR-A, o “vicino infrarosso”, in quanto confinante con la regione del visibile, è assorbito dal cristallino, ma in gran parte anche a livello retinico. L’interazione delle IR con le strutture oculari avviene con meccanismi di tipo termico, ovvero l’insorgenza del possibile danno oculare dipende strettamente dall’aumento di temperatura indotto dalla radiazione nell’occhio. Tra gli effetti avversi a breve termine si ricordano le ustioni corneali e retiniche, tra quelli a lungo termine va certamente citata la possibilità di insorgenza di cataratta. Il rischio lavorativo da IR incoerenti è noto già dal XXVII secolo e le prime dettagliate descrizioni delle problematiche oculari a cui potevano andare incontro i lavoratori esposti a IR sono rintracciabili all’interno del De Morbis Artificum Diatriba di Bernardino Ramazzini. Ad oggi l’esposizione occupazionale a IR è rimasta, come da alcuni secoli a questa parte, principalmente determinata dalla lavorazione di materiali, quali metalli e vetro, portati ad elevatissime temperature. Accanto a queste lavorazioni che potremmo definire storiche, attualmente le IR sono ampiamente utilizzate anche in apparecchi ad uso industriale quali ad esempio sistemi per la visione notturna e la termografia. Come le altre bande della ROA, il rischio occupazionale da IR è normato a livello nazionale dal titolo VIII, capo V, del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. e nell’allegato XXXVII sono riportate le tabelle dei Valori Limite di Esposizione (VLE) attualmente vigenti per le IR incoerenti, sia per quanto riguarda il rischio retinico, dove, come per la radiazione visibile troviamo limiti espressi come radianza (L), sia per il rischio delle strutture oculari anteriori, per le quali i limiti sono espressi come irradianza (E). Nonostante le lavorazioni di fusione del vetro e dei metalli, seppur molto diverse rispetto al passato, siano ancora oggi largamente diffuse e i livelli di esposizione a IR in queste attività siano certamente rilevanti, le pubblicazioni della letteratura scientifica recente sull'argomento sono poche e la maggior parte dei casi segnalati di effetti avversi oculari da IR incoerente a probabile eziologia lavorativa risalgono a vari anni orsono. Sulla base di queste premesse viene descritto e discusso il caso di un lavoratore presso una acciaieria andato incontro ad un infortunio riconducibile all’azione fototermica delle IR sulle strutture oculari.
2016
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Corioretinite acuta da esposizione a ROA nel campo dell’infrarosso in un lavoratore di una acciaieria / Taino, Giuseppe; Modenese, Alberto; Zanotti, Giulio; Gobba, Fabriziomaria. - In: AGGIORNAMENTI DI RADIOPROTEZIONE. - ISSN 2281-7956. - 49:1(2016), pp. 26-32.
Taino, Giuseppe; Modenese, Alberto; Zanotti, Giulio; Gobba, Fabriziomaria
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/1143481
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