Il 2015 ha visto un significativo cambiamento nell’impostazione delle politiche destinate al sostegno dei redditi familiari, descritto nel capitolo di Baldini e Toso: mentre il primo anno del governo Renzi è stato caratterizzato da un forte impegno sulle regole del mercato del lavoro, comprendente una nuova riforma degli ammortizzatori sociali, nel 2015 si è imposta anche all’attenzione della politica la necessità di intervenire sui sussidi destinati al contrasto della povertà. Questa rinnovata attenzione per un’area tipicamente trascurata delle politiche sociali, la spesa per assistenza, è stata stimolata da molti fattori, in particolare dalla consapevolezza diffusa che in effetti la povertà è davvero diventata un grave problema dopo molti anni di crisi. Anche la debole dinamica economica del primo periodo post-crisi e la pressione proveniente da alcuni partiti e soggetti sociali hanno contribuito a fare del reddito minimo un tema di grande importanza nel dibattito politico. Il governo ha tradotto queste tensioni in un intervento contenuto nella legge di stabilità per il 2016 che introduce un nuovo fondo per il finanziamento stabile di una misura contro la povertà assoluta estesa a tutto il territorio nazionale, le cui caratteristiche saranno definite dai decreti successivi all’approvazione di una legge delega da approvarsi nel 2016. Il modello di questa nuova misura sarà il Sia, il sostegno per l’inclusione attiva sperimentato nelle 12 principali città italiane tra il 2014 ed il 2015, e al suo finanziamento concorreranno, almeno nei prossimi anni, anche fondi europei. Pur se con uno stanziamento ancora insufficiente per aggredire in modo sostanziale la povertà, e con uno schema ancora riservato solo ad alcune categorie di poveri, si è comunque iniziata a percorrere la via che dovrebbe portare anche in Italia ad un vero e proprio reddito minimo contro la povertà di tipo europeo. Il successo della nuova misura si basa anche sulla possibilità di accertare in modo attendibile le condizioni economiche delle famiglie, e per questo è essenziale l’Isee, la cui versione rinnovata, entrata in vigore ad inizio 2015, è stata messa in crisi dalle sentenze del Consiglio di Stato del febbraio 2016, che hanno imposto di togliere dal computo dei redditi dei disabili i trasferimenti pubblici associati alla condizione di invalidità. Il governo ha recepito queste correzioni, di fatto ripristinando il vecchio metodo di calcolo dell’Isee per i disabili, ma è possibile che in futuro sul disegno dell’Isee si debba ritornare.
Assistenza e ammortizzatori sociali / Baldini, Massimo. - (2016), pp. 89-112.
Assistenza e ammortizzatori sociali
BALDINI, Massimo
2016
Abstract
Il 2015 ha visto un significativo cambiamento nell’impostazione delle politiche destinate al sostegno dei redditi familiari, descritto nel capitolo di Baldini e Toso: mentre il primo anno del governo Renzi è stato caratterizzato da un forte impegno sulle regole del mercato del lavoro, comprendente una nuova riforma degli ammortizzatori sociali, nel 2015 si è imposta anche all’attenzione della politica la necessità di intervenire sui sussidi destinati al contrasto della povertà. Questa rinnovata attenzione per un’area tipicamente trascurata delle politiche sociali, la spesa per assistenza, è stata stimolata da molti fattori, in particolare dalla consapevolezza diffusa che in effetti la povertà è davvero diventata un grave problema dopo molti anni di crisi. Anche la debole dinamica economica del primo periodo post-crisi e la pressione proveniente da alcuni partiti e soggetti sociali hanno contribuito a fare del reddito minimo un tema di grande importanza nel dibattito politico. Il governo ha tradotto queste tensioni in un intervento contenuto nella legge di stabilità per il 2016 che introduce un nuovo fondo per il finanziamento stabile di una misura contro la povertà assoluta estesa a tutto il territorio nazionale, le cui caratteristiche saranno definite dai decreti successivi all’approvazione di una legge delega da approvarsi nel 2016. Il modello di questa nuova misura sarà il Sia, il sostegno per l’inclusione attiva sperimentato nelle 12 principali città italiane tra il 2014 ed il 2015, e al suo finanziamento concorreranno, almeno nei prossimi anni, anche fondi europei. Pur se con uno stanziamento ancora insufficiente per aggredire in modo sostanziale la povertà, e con uno schema ancora riservato solo ad alcune categorie di poveri, si è comunque iniziata a percorrere la via che dovrebbe portare anche in Italia ad un vero e proprio reddito minimo contro la povertà di tipo europeo. Il successo della nuova misura si basa anche sulla possibilità di accertare in modo attendibile le condizioni economiche delle famiglie, e per questo è essenziale l’Isee, la cui versione rinnovata, entrata in vigore ad inizio 2015, è stata messa in crisi dalle sentenze del Consiglio di Stato del febbraio 2016, che hanno imposto di togliere dal computo dei redditi dei disabili i trasferimenti pubblici associati alla condizione di invalidità. Il governo ha recepito queste correzioni, di fatto ripristinando il vecchio metodo di calcolo dell’Isee per i disabili, ma è possibile che in futuro sul disegno dell’Isee si debba ritornare.File | Dimensione | Formato | |
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