Nuove tecnologie e nuovi modelli produttivi sono all’origine del fenomeno definito come Industria 4.0, da tempo al centro del dibattito socio-economico, e anche politico, di numerosi Paesi. Recentemente anche l’Italia ha presentato un proprio piano d’azione sul tema con alcuni primi provvedimenti operativi che sono contenuti nella legge di bilancio per il 2017. Il presente contributo si propone di leggere il piano nazionale Industria 4.0 del Governo italiano da un punto di vista lavoristico, oggi ai margini di un dibattito pubblico e anche scientifico ancora tutto concentrato sui fattori tecnologici abilitanti e sulle risorse economiche necessarie per la sua implementazione. La prospettiva lavoristica consente infatti di comprendere le profonde novità che il nascente paradigma di Industria 4.0 può introdurre nei mercati del lavoro (interni ed esterni alla impresa), nelle relazioni industriali e in generale nell’idea stessa di lavoro e di fare impresa contribuendo ad evidenziare come anche le regole del lavoro e le politiche attive possano diventare fattori abilitanti dei nuovi processi produttivi. Attraverso l’individuazione delle principali sfide che il nuovo paradigma pone a lavoratori e imprese – dalla crisi della subordinazione giuridica, al rinnovato ruolo delle competenze, dal rischio di disoccupazione tecnologica, alle nuove relazioni industriali di prossimità e di tipo partecipativo – il presente contributo si propone l’obiettivo di indicare quali possono essere le leve di azioni e gli ambiti di riflessione per governare il cambiamento in atto mettendo al centro la persona che lavora e non la tecnologia con cui si lavorerà in futuro. È solo in questa prospettiva, a parere degli AA., che può farsi largo e affermarsi una rinnovata consapevolezza della funzione storica e politica di quel ramo dell’ordinamento giuridico ricondotto sotto l’espressione “diritto del lavoro” non solo come diritto distributivo di tutele e risorse ma anche, e prima ancora, come diritto della produzione. Un ramo dell’ordinamento giuridico dunque non necessariamente destinato a scomparire col superamento del paradigma fordista, ma semmai a rinnovarsi per abilitare ed equilibrare, in termini di giustizia sociale, il nuovo modello produttivo sotteso a Industria 4.0.
Il Piano nazionale Industria 4.0: una lettura lavoristica / Tiraboschi, Michele; Seghezzi, Francesco. - In: LABOUR & LAW ISSUES. - ISSN 2421-2695. - ELETTRONICO. - 2:2, I.(2016), pp. 1-41. [10.6092/issn.2421-2695/6493]
Il Piano nazionale Industria 4.0: una lettura lavoristica
Tiraboschi, Michele;Seghezzi, Francesco
2016
Abstract
Nuove tecnologie e nuovi modelli produttivi sono all’origine del fenomeno definito come Industria 4.0, da tempo al centro del dibattito socio-economico, e anche politico, di numerosi Paesi. Recentemente anche l’Italia ha presentato un proprio piano d’azione sul tema con alcuni primi provvedimenti operativi che sono contenuti nella legge di bilancio per il 2017. Il presente contributo si propone di leggere il piano nazionale Industria 4.0 del Governo italiano da un punto di vista lavoristico, oggi ai margini di un dibattito pubblico e anche scientifico ancora tutto concentrato sui fattori tecnologici abilitanti e sulle risorse economiche necessarie per la sua implementazione. La prospettiva lavoristica consente infatti di comprendere le profonde novità che il nascente paradigma di Industria 4.0 può introdurre nei mercati del lavoro (interni ed esterni alla impresa), nelle relazioni industriali e in generale nell’idea stessa di lavoro e di fare impresa contribuendo ad evidenziare come anche le regole del lavoro e le politiche attive possano diventare fattori abilitanti dei nuovi processi produttivi. Attraverso l’individuazione delle principali sfide che il nuovo paradigma pone a lavoratori e imprese – dalla crisi della subordinazione giuridica, al rinnovato ruolo delle competenze, dal rischio di disoccupazione tecnologica, alle nuove relazioni industriali di prossimità e di tipo partecipativo – il presente contributo si propone l’obiettivo di indicare quali possono essere le leve di azioni e gli ambiti di riflessione per governare il cambiamento in atto mettendo al centro la persona che lavora e non la tecnologia con cui si lavorerà in futuro. È solo in questa prospettiva, a parere degli AA., che può farsi largo e affermarsi una rinnovata consapevolezza della funzione storica e politica di quel ramo dell’ordinamento giuridico ricondotto sotto l’espressione “diritto del lavoro” non solo come diritto distributivo di tutele e risorse ma anche, e prima ancora, come diritto della produzione. Un ramo dell’ordinamento giuridico dunque non necessariamente destinato a scomparire col superamento del paradigma fordista, ma semmai a rinnovarsi per abilitare ed equilibrare, in termini di giustizia sociale, il nuovo modello produttivo sotteso a Industria 4.0.File | Dimensione | Formato | |
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