Il saggio prende in esame un aspetto essenziale della produzione agricola, quello dei cereali destinati all’alimentazione umana: un settore in cui l’Italia non era in grado di coprire il proprio fabbisogno ed era costretta a ricorrere a massicce importazioni, divenute assai difficili per effetto della guerra. Partendo dai dati dei raccolti vengono presi in esame i provvedimenti varati dallo Stato per cercare di dare impulso alla produzione cerealicola. Il centro dell’analisi, tuttavia, è rappresentato dall’atteggiamento assunto dagli ambienti agrari nei confronti di queste richieste. Il saggio vuole sottolineare come i margini d’azione furono sempre molto stretti: i ceti proprietari non intendevano sacrificare alla produzione cerealicola i redditi prodotti dalle colture specializzate, mentre le organizzazioni operaie non intendevano rinunciare alla propria libertà di azione sotto il profilo dei rapporti di lavoro e delle rivendicazioni salariali. Le campagne italiane, colpite più delle aree urbane dalle chiamate alle armi, divennero inoltre teatro di proteste sempre più forti nei confronti della guerra, ponendo le premesse per il duro scontro politico e sociale del dopoguerra.
Pane nostro quotidiano. Stato, ceti agrari e questione cerealicola nella Grande Guerra. Il caso emiliano-romagnolo / DEGLI ESPOSTI, Fabio. - In: SOCIETÀ E STORIA. - ISSN 0391-6987. - STAMPA. - 39:153(2016), pp. 445-483.
Pane nostro quotidiano. Stato, ceti agrari e questione cerealicola nella Grande Guerra. Il caso emiliano-romagnolo.
DEGLI ESPOSTI, Fabio
2016
Abstract
Il saggio prende in esame un aspetto essenziale della produzione agricola, quello dei cereali destinati all’alimentazione umana: un settore in cui l’Italia non era in grado di coprire il proprio fabbisogno ed era costretta a ricorrere a massicce importazioni, divenute assai difficili per effetto della guerra. Partendo dai dati dei raccolti vengono presi in esame i provvedimenti varati dallo Stato per cercare di dare impulso alla produzione cerealicola. Il centro dell’analisi, tuttavia, è rappresentato dall’atteggiamento assunto dagli ambienti agrari nei confronti di queste richieste. Il saggio vuole sottolineare come i margini d’azione furono sempre molto stretti: i ceti proprietari non intendevano sacrificare alla produzione cerealicola i redditi prodotti dalle colture specializzate, mentre le organizzazioni operaie non intendevano rinunciare alla propria libertà di azione sotto il profilo dei rapporti di lavoro e delle rivendicazioni salariali. Le campagne italiane, colpite più delle aree urbane dalle chiamate alle armi, divennero inoltre teatro di proteste sempre più forti nei confronti della guerra, ponendo le premesse per il duro scontro politico e sociale del dopoguerra.File | Dimensione | Formato | |
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