Il contributo intende esplorare le potenzialità della Carta Sociale Europea approvata nel 1961 (e riveduta nel 1996) – e più in generale delle norme internazionali del lavoro – nella tutela dei diritti sociali. L’Autore evidenzia, innanzi tutto, come rispetto agli atti dell’Unione Europea (si pensi alle decisioni relative alla procedura di disavanzo eccessivo indirizzate dal Consiglio dell’UE ai singoli Stati membri) esista un problema di legittimazione del sindacato ad agire in giudizio. Nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE è dato riscontrare alcuni precedenti sfavorevoli ai sindacati ricorrenti. Di qui la ricerca, da parte di questi ultimi, di percorsi alternativi, con il ricorso ad istituzioni internazionali diverse da quelle dell’UE (tra queste: il Comitato europeo dei diritti sociali o l’Ufficio Internazionale del Lavoro con riferimento all’art. 24 della Costituzione OIL). A livello nazionale, l’introduzione di riforme regressive in materia di diritto del lavoro, nei paesi destinatari di misure di sostegno alla stabilità (c.d. di austerity), produce frizioni con le norme costituzionali e sovranazionali. L’Autore evidenzia, in proposito, come la moltiplicazione delle sollecitazioni provenienti dalle fonti di diritto internazionale e da quelle dell’UE porti necessariamente il giudice nazionale a precisare i contorni del loro “statuto contenzioso”: così l’effetto diretto nell’ordinamento spagnolo della Carta Sociale Europea è stato affermato dai tribunali nazionali con riferimento alle controversie sul contratto a tempo indeterminato ”di sostegno all’imprenditoria” introdotto dalla legge spagnola n. 3/2012; l’efficacia diretta nell’ordinamento nazionale della Convenzione OIL n. 158 del 1982 è stata affermata dalla Corte di Cassazione francese con riferimento alle controversie sul contratto “nouvelle embouche“ introdotto in Francia con l’ordinanza n. 893/2005; nell’ambito della vicenda dei provvedimenti di austerity adottati dal governo portoghese durante la vigenza del programma di assistenza economica e finanziaria, si evidenzia l’attivismo giudiziario anche del tribunale costituzionale portoghese, che potrebbe aver avviato la formazione di un auspicabile diritto anticrisi di fonte extralegislativa. L’Autore, in conclusione, rileva come la Carte Sociale Europea rappresenti un corpus giuridico comune agli Stati membri dell’UE e non v’è ragione perché non le sia riconosciuto lo stesso statuto che la Corte di giustizia dell'UE riconosce alle altre Carte dei diritti (Cartra dei diritti fondamentali dell'UE e Convenzione EDU).
La protezione dei lavoratori in una Europa in crisi: le potenzialità della Carta Sociale Europea / Allamprese, Andrea. - STAMPA. - (2016), pp. 127-154.
La protezione dei lavoratori in una Europa in crisi: le potenzialità della Carta Sociale Europea
ALLAMPRESE, Andrea
2016
Abstract
Il contributo intende esplorare le potenzialità della Carta Sociale Europea approvata nel 1961 (e riveduta nel 1996) – e più in generale delle norme internazionali del lavoro – nella tutela dei diritti sociali. L’Autore evidenzia, innanzi tutto, come rispetto agli atti dell’Unione Europea (si pensi alle decisioni relative alla procedura di disavanzo eccessivo indirizzate dal Consiglio dell’UE ai singoli Stati membri) esista un problema di legittimazione del sindacato ad agire in giudizio. Nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell’UE è dato riscontrare alcuni precedenti sfavorevoli ai sindacati ricorrenti. Di qui la ricerca, da parte di questi ultimi, di percorsi alternativi, con il ricorso ad istituzioni internazionali diverse da quelle dell’UE (tra queste: il Comitato europeo dei diritti sociali o l’Ufficio Internazionale del Lavoro con riferimento all’art. 24 della Costituzione OIL). A livello nazionale, l’introduzione di riforme regressive in materia di diritto del lavoro, nei paesi destinatari di misure di sostegno alla stabilità (c.d. di austerity), produce frizioni con le norme costituzionali e sovranazionali. L’Autore evidenzia, in proposito, come la moltiplicazione delle sollecitazioni provenienti dalle fonti di diritto internazionale e da quelle dell’UE porti necessariamente il giudice nazionale a precisare i contorni del loro “statuto contenzioso”: così l’effetto diretto nell’ordinamento spagnolo della Carta Sociale Europea è stato affermato dai tribunali nazionali con riferimento alle controversie sul contratto a tempo indeterminato ”di sostegno all’imprenditoria” introdotto dalla legge spagnola n. 3/2012; l’efficacia diretta nell’ordinamento nazionale della Convenzione OIL n. 158 del 1982 è stata affermata dalla Corte di Cassazione francese con riferimento alle controversie sul contratto “nouvelle embouche“ introdotto in Francia con l’ordinanza n. 893/2005; nell’ambito della vicenda dei provvedimenti di austerity adottati dal governo portoghese durante la vigenza del programma di assistenza economica e finanziaria, si evidenzia l’attivismo giudiziario anche del tribunale costituzionale portoghese, che potrebbe aver avviato la formazione di un auspicabile diritto anticrisi di fonte extralegislativa. L’Autore, in conclusione, rileva come la Carte Sociale Europea rappresenti un corpus giuridico comune agli Stati membri dell’UE e non v’è ragione perché non le sia riconosciuto lo stesso statuto che la Corte di giustizia dell'UE riconosce alle altre Carte dei diritti (Cartra dei diritti fondamentali dell'UE e Convenzione EDU).File | Dimensione | Formato | |
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