N elle malattie infiammatorie che richiedono trattamenti prolungati con terapie immunosoppressive, vi è sempre stata la preoccupazione che tali trattamenti potessero aumentare il rischio dello sviluppo di tumori. I farmaci biologici agiscono tramite complessi meccanismi di immunomodulazione e, alcune citochine inibite da queste terapie (quali il TNF-α) esercitano importanti effetti biologici, sia pure non completamente chiariti, sui processi di carcinogenesi e di progressione tumorale. Per quanto i dati complessivi finora emersi sul rischio oncologico nei pazienti trattati con farmaci biologici siano confortanti, è opportuno tener presente che la valutazione di tale rischio è resa complicata da una serie di fattori, inclusi i seguenti: 1) l’artrite reumatoide (AR) comporta di per sé un rischio differenziale per vari tipi di tumori (aumentato o, in alcuni casi, diminuito), rispetto alla popolazione generale; 2) i tempi di sviluppo di una neoplasia sono spesso lunghi, e possono superare il periodo di osservazione di molti studi; 3) i tumori rappresentano eventi avversi relativamente rari, quindi l’analisi della loro incidenza richiede dati su popolazioni molto vaste per raggiungere un potere statistico sufficiente; 4) negli studi clinici è solitamente escluso l’arruolamento di pazienti con pregresse neoplasie o comunque ad alto rischio oncologico; 5) nella pratica clinica vi può essere un bias di selezione nella scelta dei pazienti da sottoporre a terapia con biologici (per es. a favore di soggetti ritenuti a minor rischio per lo sviluppo di tumori). Queste problematiche devono essere tenute presenti nell’interpretazione dei dati forniti sia dagli studi clinici sia da quelli osservazionali. Pertanto, anche quando non vengono indicate controindicazioni specifiche per l’uso di farmaci biologici in relazione al rischio di tumori, linee guida e documenti di consenso concordano sulla necessità di mantenere alto il livello di vigilanza, per l’eventuale rischio della comparsa di neoplasie nei pazienti sottoposti a terapie biologiche.

Farmaci biologici e rischio oncologico / Sandri, Gilda; Paoletti, F.; Pomponio, G.; Scioscia, C.; Selvi, E.; Tirri, E.; D’Errico, T.; Epis, O.; Favalli, E. G.; Garau, P.; Mancarella, L.. - In: MINERVA MEDICA. - ISSN 0026-4806. - 103 Suppl. 1 al n°5:(2012), pp. 35-44.

Farmaci biologici e rischio oncologico

SANDRI, Gilda;
2012

Abstract

N elle malattie infiammatorie che richiedono trattamenti prolungati con terapie immunosoppressive, vi è sempre stata la preoccupazione che tali trattamenti potessero aumentare il rischio dello sviluppo di tumori. I farmaci biologici agiscono tramite complessi meccanismi di immunomodulazione e, alcune citochine inibite da queste terapie (quali il TNF-α) esercitano importanti effetti biologici, sia pure non completamente chiariti, sui processi di carcinogenesi e di progressione tumorale. Per quanto i dati complessivi finora emersi sul rischio oncologico nei pazienti trattati con farmaci biologici siano confortanti, è opportuno tener presente che la valutazione di tale rischio è resa complicata da una serie di fattori, inclusi i seguenti: 1) l’artrite reumatoide (AR) comporta di per sé un rischio differenziale per vari tipi di tumori (aumentato o, in alcuni casi, diminuito), rispetto alla popolazione generale; 2) i tempi di sviluppo di una neoplasia sono spesso lunghi, e possono superare il periodo di osservazione di molti studi; 3) i tumori rappresentano eventi avversi relativamente rari, quindi l’analisi della loro incidenza richiede dati su popolazioni molto vaste per raggiungere un potere statistico sufficiente; 4) negli studi clinici è solitamente escluso l’arruolamento di pazienti con pregresse neoplasie o comunque ad alto rischio oncologico; 5) nella pratica clinica vi può essere un bias di selezione nella scelta dei pazienti da sottoporre a terapia con biologici (per es. a favore di soggetti ritenuti a minor rischio per lo sviluppo di tumori). Queste problematiche devono essere tenute presenti nell’interpretazione dei dati forniti sia dagli studi clinici sia da quelli osservazionali. Pertanto, anche quando non vengono indicate controindicazioni specifiche per l’uso di farmaci biologici in relazione al rischio di tumori, linee guida e documenti di consenso concordano sulla necessità di mantenere alto il livello di vigilanza, per l’eventuale rischio della comparsa di neoplasie nei pazienti sottoposti a terapie biologiche.
2012
103 Suppl. 1 al n°5
35
44
Farmaci biologici e rischio oncologico / Sandri, Gilda; Paoletti, F.; Pomponio, G.; Scioscia, C.; Selvi, E.; Tirri, E.; D’Errico, T.; Epis, O.; Favalli, E. G.; Garau, P.; Mancarella, L.. - In: MINERVA MEDICA. - ISSN 0026-4806. - 103 Suppl. 1 al n°5:(2012), pp. 35-44.
Sandri, Gilda; Paoletti, F.; Pomponio, G.; Scioscia, C.; Selvi, E.; Tirri, E.; D’Errico, T.; Epis, O.; Favalli, E. G.; Garau, P.; Mancarella, L.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/1084273
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