Tra le conquiste più celebrate della modernità c’è anche l’idea che il destino individuale sia determinato non più dall’origine sociale, ma dalle prestazioni e dalle doti di ciascuno. Lo schematismo successo/fallimento è un’espressione tipica di questa conquista. L’enfasi è posta naturalmente sul lato positivo, ma è chiaro che si può definire una destino individuale “di successo” solo se è possibile distinguerlo da altri non di successo. I due lati dello schema, dunque, si alimentano e amplificano a vicenda. Già la sociologia classica aveva individuato nella “carriera” una delle forme più importanti di inclusione sociale, una sorta di temporalizzazione della vita degli individui. La carriera è inevitabilmente orientata alla biforcazione tra successo e fallimento, anche quando i singoli cercano di sottrarsi a essa scegliendo stili di vita non basati sulle prestazioni. Uno dei problemi meno analizzati ma più delicati da affrontare per la società moderna è quindi la gestione del fallimento, l’assorbimento delle delusioni (nelle parole di Burton Clark). Non si tratta solo di creare spazi sociali per chi “fallisce”, ma anche di vedere gli effetti che nel presente possono avere le aspettative di un possibile fallimento: i rischi sono sempre rischi presenti e nel presente possono già causare danni, per esempio come danni da preoccupazione. L’elaborazione di scenari, proiezioni statistiche, previsioni occupazionali ecc. è un chiaro esempio di questa circolarità inevitabile. La pretesa di una continua crescita e l’esortazione a cercare il successo generano anche i loro contrari, problema che nella società attuale viene di fatto ignorato.
Hypertrophie der Zukunft. Scheitern als Perspektive der Karriere / Corsi, Giancarlo. - STAMPA. - (2014), pp. 311-332. (Intervento presentato al convegno Scheitern - ein Desiderat der Moderne tenutosi a Leibniz Universität, Hannover nel 15.-17. September 2011).
Hypertrophie der Zukunft. Scheitern als Perspektive der Karriere
CORSI, Giancarlo
2014
Abstract
Tra le conquiste più celebrate della modernità c’è anche l’idea che il destino individuale sia determinato non più dall’origine sociale, ma dalle prestazioni e dalle doti di ciascuno. Lo schematismo successo/fallimento è un’espressione tipica di questa conquista. L’enfasi è posta naturalmente sul lato positivo, ma è chiaro che si può definire una destino individuale “di successo” solo se è possibile distinguerlo da altri non di successo. I due lati dello schema, dunque, si alimentano e amplificano a vicenda. Già la sociologia classica aveva individuato nella “carriera” una delle forme più importanti di inclusione sociale, una sorta di temporalizzazione della vita degli individui. La carriera è inevitabilmente orientata alla biforcazione tra successo e fallimento, anche quando i singoli cercano di sottrarsi a essa scegliendo stili di vita non basati sulle prestazioni. Uno dei problemi meno analizzati ma più delicati da affrontare per la società moderna è quindi la gestione del fallimento, l’assorbimento delle delusioni (nelle parole di Burton Clark). Non si tratta solo di creare spazi sociali per chi “fallisce”, ma anche di vedere gli effetti che nel presente possono avere le aspettative di un possibile fallimento: i rischi sono sempre rischi presenti e nel presente possono già causare danni, per esempio come danni da preoccupazione. L’elaborazione di scenari, proiezioni statistiche, previsioni occupazionali ecc. è un chiaro esempio di questa circolarità inevitabile. La pretesa di una continua crescita e l’esortazione a cercare il successo generano anche i loro contrari, problema che nella società attuale viene di fatto ignorato.File | Dimensione | Formato | |
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