Il pensiero di Aldo Capitini racchiude significativamente alcuni importanti temi della cultura laica e di sinistra che si confrontò, in modo autonomo, con le correnti prevalenti dei grandi partiti contrapposti dell'ultimo dopoguerra. Capitini, defilato ma non isolato rispetto al panorama politico, finì per rappresentare il riferimento per coloro che lui stesso definì per primo "indipendenti di sinistra". Si tratta di posizioni rimaste troppo a lungo ai margini e che aspiravano ad una società costruita sulla partecipazione democratica, sul confronto plurale, sulla convergenza di programmi chiamati ad arricchirsi di bagagli ideali differenti, in un'impostazione aliena da qualsiasi deriva di "pensiero unico". In questo quadro ideale Capitini si interrogò sul rapporto che dovrebbe intercorrere fra gli organismi di democrazia diretta (i partiti intesi in forma "militante" e come soggetti del confronto fra i cittadini) ed i partiti che agiscono nello schieramento italiano. Caratteristica dei partiti deve essere la capacità di essere i soggetti della trasformazione della società italiana. Il pensiero di Capitini prefigura la crisi dei partiti di massa del dopoguerra ed intuisce la deriva autoritaria che un simile quadro potrebbe determinare per il Paese. L'esercizio del potere dal basso, rappresenta per Capitini "l'unico mezzo per superare il fossato che divide oggi la politica dalla maggioranza degli italiani. In questa opera istituzioni e forme sono di secondaria importanza".

I partiti e il potere dal basso in un saggio di Aldo Capitini / Pighi, Giorgio. - STAMPA. - (2009), pp. 73-78.

I partiti e il potere dal basso in un saggio di Aldo Capitini

PIGHI, Giorgio
2009

Abstract

Il pensiero di Aldo Capitini racchiude significativamente alcuni importanti temi della cultura laica e di sinistra che si confrontò, in modo autonomo, con le correnti prevalenti dei grandi partiti contrapposti dell'ultimo dopoguerra. Capitini, defilato ma non isolato rispetto al panorama politico, finì per rappresentare il riferimento per coloro che lui stesso definì per primo "indipendenti di sinistra". Si tratta di posizioni rimaste troppo a lungo ai margini e che aspiravano ad una società costruita sulla partecipazione democratica, sul confronto plurale, sulla convergenza di programmi chiamati ad arricchirsi di bagagli ideali differenti, in un'impostazione aliena da qualsiasi deriva di "pensiero unico". In questo quadro ideale Capitini si interrogò sul rapporto che dovrebbe intercorrere fra gli organismi di democrazia diretta (i partiti intesi in forma "militante" e come soggetti del confronto fra i cittadini) ed i partiti che agiscono nello schieramento italiano. Caratteristica dei partiti deve essere la capacità di essere i soggetti della trasformazione della società italiana. Il pensiero di Capitini prefigura la crisi dei partiti di massa del dopoguerra ed intuisce la deriva autoritaria che un simile quadro potrebbe determinare per il Paese. L'esercizio del potere dal basso, rappresenta per Capitini "l'unico mezzo per superare il fossato che divide oggi la politica dalla maggioranza degli italiani. In questa opera istituzioni e forme sono di secondaria importanza".
2009
LIberalsocialismo e nonviolenza: la religione civile di Aldo Capitini
9788888861234
Il Ponte
ITALIA
I partiti e il potere dal basso in un saggio di Aldo Capitini / Pighi, Giorgio. - STAMPA. - (2009), pp. 73-78.
Pighi, Giorgio
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