Ad oggi, il numero di persone appartenente alla popolazione attiva che soffre di qualche malattia cronica è aumentato in modo considerevole, senza, però, che tale fenomeno sia stato accompagnato da un’adeguata risposta da parte del sistema di previdenza sociale, il quale ha concentrato il proprio intervento su politiche di tipo passivo. Né è stato oggetto di approfondito studio l’impatto che le malattie croniche producono, posto che le stesse incidono negativamente non solo sulla futura sostenibilità del sistema di previdenza sociale, ma anche sul contratto di lavoro delle persone che ne sono affette. L’obiettivo che con il presente lavoro ci si prefigge, dunque, è quello di mettere in luce la rilevanza che riveste lo studio delle malattie croniche per la futura evoluzione del diritto del lavoro e della previdenza sociale. A tal fine, viene realizzata un’analisi delle diverse implicazioni che questo tipo di malattie determina dal punto di vista della produttività e dell’organizzazione del lavoro, mettendo in evidenza i limiti delle risposte che oggi vengono fornite dal diritto del lavoro e della previdenza sociale, unicamente concentrate sui sistemi di quota e sulla concessione di sussidi. Si giunge, così, alla conclusione secondo cui risulta indispensabile il passaggio da politiche di tipo passivo, che comportano l’esclusione dei malati cronici dal mercato del lavoro, a politiche attive che ne favoriscano l’occupabilità e consentano loro di conservare il posto di lavoro o trovarne uno nuovo. Si segnala, inoltre, la necessità di ridefinire le politiche di conciliazione, che devono far sì che i malati possano rendere compatibile lo svolgimento del proprio lavoro con le nuove esigenze che derivano dal fatto di soffrire della malattia, così come di promuovere la prevenzione di questo tipo di malattie. Da ultimo, si mette in evidenza il ruolo fondamentale che riveste la contrattazione collettiva nel dare risposta alle necessità dei malati cronici sul luogo di lavoro e che dovrebbe evolvere in direzione di un nuovo concetto di presenza sul lavoro e di adempimento degli obblighi lavorativi. La necessaria trasformazione del diritto del lavoro e della previdenza sociale con riferimento alle malattie croniche si deve al fatto che la riduzione della popolazione attiva, determinata da un aumento delle malattie croniche tra le persone che ne fanno parte, rende imprescindibile che le stesse mantengano il proprio lavoro, e ciò in quanto, se così non fosse, si metterebbe a rischio la sostenibilità a medio e lungo termine del sistema di previdenza sociale.

Le nuove frontiere dei sistemi di welfare: occupabilità, lavoro e tutele delle persone con malattie croniche / Tiraboschi, Michele. - In: DIRITTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1121-8762. - STAMPA. - XXV:3(2015), pp. 681-726.

Le nuove frontiere dei sistemi di welfare: occupabilità, lavoro e tutele delle persone con malattie croniche

Tiraboschi, Michele
2015

Abstract

Ad oggi, il numero di persone appartenente alla popolazione attiva che soffre di qualche malattia cronica è aumentato in modo considerevole, senza, però, che tale fenomeno sia stato accompagnato da un’adeguata risposta da parte del sistema di previdenza sociale, il quale ha concentrato il proprio intervento su politiche di tipo passivo. Né è stato oggetto di approfondito studio l’impatto che le malattie croniche producono, posto che le stesse incidono negativamente non solo sulla futura sostenibilità del sistema di previdenza sociale, ma anche sul contratto di lavoro delle persone che ne sono affette. L’obiettivo che con il presente lavoro ci si prefigge, dunque, è quello di mettere in luce la rilevanza che riveste lo studio delle malattie croniche per la futura evoluzione del diritto del lavoro e della previdenza sociale. A tal fine, viene realizzata un’analisi delle diverse implicazioni che questo tipo di malattie determina dal punto di vista della produttività e dell’organizzazione del lavoro, mettendo in evidenza i limiti delle risposte che oggi vengono fornite dal diritto del lavoro e della previdenza sociale, unicamente concentrate sui sistemi di quota e sulla concessione di sussidi. Si giunge, così, alla conclusione secondo cui risulta indispensabile il passaggio da politiche di tipo passivo, che comportano l’esclusione dei malati cronici dal mercato del lavoro, a politiche attive che ne favoriscano l’occupabilità e consentano loro di conservare il posto di lavoro o trovarne uno nuovo. Si segnala, inoltre, la necessità di ridefinire le politiche di conciliazione, che devono far sì che i malati possano rendere compatibile lo svolgimento del proprio lavoro con le nuove esigenze che derivano dal fatto di soffrire della malattia, così come di promuovere la prevenzione di questo tipo di malattie. Da ultimo, si mette in evidenza il ruolo fondamentale che riveste la contrattazione collettiva nel dare risposta alle necessità dei malati cronici sul luogo di lavoro e che dovrebbe evolvere in direzione di un nuovo concetto di presenza sul lavoro e di adempimento degli obblighi lavorativi. La necessaria trasformazione del diritto del lavoro e della previdenza sociale con riferimento alle malattie croniche si deve al fatto che la riduzione della popolazione attiva, determinata da un aumento delle malattie croniche tra le persone che ne fanno parte, rende imprescindibile che le stesse mantengano il proprio lavoro, e ciò in quanto, se così non fosse, si metterebbe a rischio la sostenibilità a medio e lungo termine del sistema di previdenza sociale.
2015
XXV
3
681
726
Le nuove frontiere dei sistemi di welfare: occupabilità, lavoro e tutele delle persone con malattie croniche / Tiraboschi, Michele. - In: DIRITTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1121-8762. - STAMPA. - XXV:3(2015), pp. 681-726.
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