L’articolo discute le allegazioni del "De vulgari eloquentia" (Dve) presenti nell’opera di Boccaccio, a partire dalle recenti acquisizioni sulla tradizione manoscritta del "Teseida". Dall’analisi complessiva delle citazioni emerge un rapporto privilegiato con il testimone berlinese del Dve (B = Berlino, Staatsbibliothek Preuss. Kulturbesitz, lat. folio 437), che si divide in due parti: la prima contiene il Commento di Dionigi da Borgo Sansepolcro ai "Factorum ac dictorum memorabilium libri" di Valerio Massimo, la seconda la "Monarchia" e il "De vulgari eloquentia" di Dante. La descrizione puntuale del testimone B conferma quanto sostenuto da alcuni studiosi sulla genesi non unitaria del codice e sulla diversa datazione delle due sezioni. Tale evidenza, intrecciata con elementi esterni alla tradizione, consente di formulare nuove ipotesi sulla circolazione del Dve nel primo Trecento e di non escludere che Boccaccio possa aver studiato il testo durante il suo noviziato napoletano.
Il "De vulgari eloquentia" di Giovanni Boccaccio / Pistolesi, Elena. - In: GIORNALE STORICO DELLA LETTERATURA ITALIANA. - ISSN 0017-0496. - STAMPA. - 191:634(2014), pp. 161-199.
Il "De vulgari eloquentia" di Giovanni Boccaccio
PISTOLESI, Elena
2014
Abstract
L’articolo discute le allegazioni del "De vulgari eloquentia" (Dve) presenti nell’opera di Boccaccio, a partire dalle recenti acquisizioni sulla tradizione manoscritta del "Teseida". Dall’analisi complessiva delle citazioni emerge un rapporto privilegiato con il testimone berlinese del Dve (B = Berlino, Staatsbibliothek Preuss. Kulturbesitz, lat. folio 437), che si divide in due parti: la prima contiene il Commento di Dionigi da Borgo Sansepolcro ai "Factorum ac dictorum memorabilium libri" di Valerio Massimo, la seconda la "Monarchia" e il "De vulgari eloquentia" di Dante. La descrizione puntuale del testimone B conferma quanto sostenuto da alcuni studiosi sulla genesi non unitaria del codice e sulla diversa datazione delle due sezioni. Tale evidenza, intrecciata con elementi esterni alla tradizione, consente di formulare nuove ipotesi sulla circolazione del Dve nel primo Trecento e di non escludere che Boccaccio possa aver studiato il testo durante il suo noviziato napoletano.File | Dimensione | Formato | |
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