L’A. analizza il sistema di regolamentazione dei fenomeni di esternalizzazione scaturito dalla riforma del mercato del lavoro alla luce della critica, mossa da alcuni commentatori, secondo cui vi sarebbe una scarsa propensione da parte delle imprese ad investire sul capitale umano ove i rapporti di lavoro risultino regolati per il tramite di relazioni di natura commerciale e non attraverso il tradizionale contratto di lavoro dipendente. A fronte di tale critica la disciplina delle esternalizzazioni sarebbe quindi inadeguata dal punto di vista delle imprese e dei lavoratori. L’A. affronta quindi il problema di una valutazione dei fenomeni di esternalizzazione come fattore di modernità, da una prospettiva di innovazione organizzativa e gestionale legata all’impiego del fattore lavoro, e ricostruisce la relazione intercorrente, in una logica di competitività di sistema, tra strategie di esternalizzazione delle relazioni di lavoro e politiche di valorizzazione del capitale umano. Successivamente sottolinea, dal punto di vista della regolamentazione giuridica, che i fenomeni di esternalizzazione sempre meno frequentemente si risolvono in una deresponsabilizzazione nella gestione del personale: esemplificativo in questo senso appare il sistema di ripartizione dei rischi, dei poteri, degli obblighi e delle responsabilità connesse all’utilizzo di forza-lavoro dipendente fra somministratore e utilizzatore. A fronte di tali argomentazioni l’A. passa ad esaminare il quadro normativo attuale attraverso un confronto con quello previgente. Il quadro previgente appare rigido sul piano formale e ineffettivo sul piano della prassi applicativa, in questo contesto l’introduzione del lavoro temporaneo, regolato però sulla base della impostazione classica “centro-periferia” (come forma, quindi, di lavoro precaria e marginale da ammettere solo in casi eccezionali), era riuscita a regolare solo in minima parte forme sui generis e selvagge di esternalizzazione. Attraverso l’analisi delle condizioni di ricorso alla somministrazione di lavoro e della tutela del lavoro in appalto l’A. conclude nel senso di ritenere che l’impostazione accolta dal d.lgs. n. 276/2003 risulta piuttosto conforme ad un modello di integrazione contrattuale fra imprese e che il quadro complessivo di regolamentazione dei rapporti interpositori che ne deriva rappresenta per le imprese una opportunità in una logica di esternalizzazione mentre si ravvisa per i lavoratori anche un significativo innalzamento delle tutele dal punto di vista dell’emersione degli appalti di servizi e dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa e della estensione a tutti gli appalti della responsabilità solidale del committente.

Esternalizzazioni del lavoro e valorizzazione del capitale umano: due modelli inconciliabili? / Tiraboschi, Michele. - In: DIRITTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1121-8762. - STAMPA. - XV:2(2005), pp. 379-407.

Esternalizzazioni del lavoro e valorizzazione del capitale umano: due modelli inconciliabili?

Tiraboschi, Michele
2005

Abstract

L’A. analizza il sistema di regolamentazione dei fenomeni di esternalizzazione scaturito dalla riforma del mercato del lavoro alla luce della critica, mossa da alcuni commentatori, secondo cui vi sarebbe una scarsa propensione da parte delle imprese ad investire sul capitale umano ove i rapporti di lavoro risultino regolati per il tramite di relazioni di natura commerciale e non attraverso il tradizionale contratto di lavoro dipendente. A fronte di tale critica la disciplina delle esternalizzazioni sarebbe quindi inadeguata dal punto di vista delle imprese e dei lavoratori. L’A. affronta quindi il problema di una valutazione dei fenomeni di esternalizzazione come fattore di modernità, da una prospettiva di innovazione organizzativa e gestionale legata all’impiego del fattore lavoro, e ricostruisce la relazione intercorrente, in una logica di competitività di sistema, tra strategie di esternalizzazione delle relazioni di lavoro e politiche di valorizzazione del capitale umano. Successivamente sottolinea, dal punto di vista della regolamentazione giuridica, che i fenomeni di esternalizzazione sempre meno frequentemente si risolvono in una deresponsabilizzazione nella gestione del personale: esemplificativo in questo senso appare il sistema di ripartizione dei rischi, dei poteri, degli obblighi e delle responsabilità connesse all’utilizzo di forza-lavoro dipendente fra somministratore e utilizzatore. A fronte di tali argomentazioni l’A. passa ad esaminare il quadro normativo attuale attraverso un confronto con quello previgente. Il quadro previgente appare rigido sul piano formale e ineffettivo sul piano della prassi applicativa, in questo contesto l’introduzione del lavoro temporaneo, regolato però sulla base della impostazione classica “centro-periferia” (come forma, quindi, di lavoro precaria e marginale da ammettere solo in casi eccezionali), era riuscita a regolare solo in minima parte forme sui generis e selvagge di esternalizzazione. Attraverso l’analisi delle condizioni di ricorso alla somministrazione di lavoro e della tutela del lavoro in appalto l’A. conclude nel senso di ritenere che l’impostazione accolta dal d.lgs. n. 276/2003 risulta piuttosto conforme ad un modello di integrazione contrattuale fra imprese e che il quadro complessivo di regolamentazione dei rapporti interpositori che ne deriva rappresenta per le imprese una opportunità in una logica di esternalizzazione mentre si ravvisa per i lavoratori anche un significativo innalzamento delle tutele dal punto di vista dell’emersione degli appalti di servizi e dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa e della estensione a tutti gli appalti della responsabilità solidale del committente.
2005
XV
2
379
407
Esternalizzazioni del lavoro e valorizzazione del capitale umano: due modelli inconciliabili? / Tiraboschi, Michele. - In: DIRITTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI. - ISSN 1121-8762. - STAMPA. - XV:2(2005), pp. 379-407.
Tiraboschi, Michele
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