Secondo la teoria del contatto immaginato (Crisp e Turner, 2010), immaginare un incontro intergruppi positivo è sufficiente per ridurre il pregiudizio. Abbiamo condotto due studi con l’obiettivo di verificare in un contesto educativo l’efficacia del contatto immaginato per la riduzione dell’infraumanizzazione dell’outgroup. Nel primo studio, bambini italiani di quinta elementare hanno preso parte in piccoli gruppi a tre sessioni della durata di un’ora in cui, in presenza di una ricercatrice, immaginavano di incontrare un bambino immigrato in vari contesti. I risultati hanno indicato che, rispetto a una condizione di controllo in cui non era previsto alcun intervento, i partecipanti assegnati alla condizione sperimentale provavano più fiducia per l’outgroup, la quale a sua volta mediava gli effetti del contatto immaginato sull’attribuzione di emozioni unicamente umane agli immigrati e sulle intenzioni comportamentali nei loro confronti. Nel secondo studio, a bambini italiani di quarta e quinta elementare è stato somministrato dalle insegnanti in quattro sessioni un compito, da svolgere individualmente in classe, nel quale dovevano immaginare vari tipi di situazioni. Vi erano tre condizioni sperimentali: nella prima, si immaginava di cooperare con bambini immigrati come membri di un unico gruppo (contatto immaginato-identità comune); nella seconda, si immaginava di fare amicizia con bambini immigrati (contatto immaginato); nella terza, si immaginava di cooperare con un altro bambino (controllo). Si è trovato che l’infraumanizzazione dell’outgroup (ottenuta calcolando la differenza tra emozioni non unicamente umane e emozioni unicamente umane) non era diversa nelle classi quarte a seconda della condizione sperimentale; nelle classi quinte, era inferiore nella condizione di contatto immaginato-identità comune rispetto alle altre due condizioni, le quali non differivano tra loro. Si discutono le implicazioni teoriche e pratiche dei risultati.
Ridurre l'infraumanizzazione con il contatto immaginato / Giovannini, Dino; D., Capozza; Vezzali, Loris; S., Stathi; G., Davolio; L., De Zorzi Poggioli. - STAMPA. - 1:(2012), pp. 428-428. (Intervento presentato al convegno Congresso nazionale delle sezioni. Chieti, 20-23 settembre 2012 tenutosi a Chieti nel 20-23 settembre 2012).
Ridurre l'infraumanizzazione con il contatto immaginato
GIOVANNINI, Dino;VEZZALI, Loris;
2012
Abstract
Secondo la teoria del contatto immaginato (Crisp e Turner, 2010), immaginare un incontro intergruppi positivo è sufficiente per ridurre il pregiudizio. Abbiamo condotto due studi con l’obiettivo di verificare in un contesto educativo l’efficacia del contatto immaginato per la riduzione dell’infraumanizzazione dell’outgroup. Nel primo studio, bambini italiani di quinta elementare hanno preso parte in piccoli gruppi a tre sessioni della durata di un’ora in cui, in presenza di una ricercatrice, immaginavano di incontrare un bambino immigrato in vari contesti. I risultati hanno indicato che, rispetto a una condizione di controllo in cui non era previsto alcun intervento, i partecipanti assegnati alla condizione sperimentale provavano più fiducia per l’outgroup, la quale a sua volta mediava gli effetti del contatto immaginato sull’attribuzione di emozioni unicamente umane agli immigrati e sulle intenzioni comportamentali nei loro confronti. Nel secondo studio, a bambini italiani di quarta e quinta elementare è stato somministrato dalle insegnanti in quattro sessioni un compito, da svolgere individualmente in classe, nel quale dovevano immaginare vari tipi di situazioni. Vi erano tre condizioni sperimentali: nella prima, si immaginava di cooperare con bambini immigrati come membri di un unico gruppo (contatto immaginato-identità comune); nella seconda, si immaginava di fare amicizia con bambini immigrati (contatto immaginato); nella terza, si immaginava di cooperare con un altro bambino (controllo). Si è trovato che l’infraumanizzazione dell’outgroup (ottenuta calcolando la differenza tra emozioni non unicamente umane e emozioni unicamente umane) non era diversa nelle classi quarte a seconda della condizione sperimentale; nelle classi quinte, era inferiore nella condizione di contatto immaginato-identità comune rispetto alle altre due condizioni, le quali non differivano tra loro. Si discutono le implicazioni teoriche e pratiche dei risultati.Pubblicazioni consigliate
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