La disciplina legale delle dimissioni del lavoratore subordinato, imperniata fin dal 1942 sugli artt. 2118 e 2119 del codice civile, è stata profondamente innovata dalla legge 28 giugno 2012, n. 92, vale a dire dalla Riforma Monti-Fornero, in materia di mercato del lavoro. L’autore affronta le fondamentali ricadute della nuova disciplina sull’assetto normativo codicistico, analizzando i nuclei problematici di maggior impatto applicativo. Tra questi ultimi, viene segnalata la perdurante assenza di vincoli formali, invece estremamente utili, ad esempio, al fine di eliminare ogni possibile dubbio in ordine alla qualificazione del recesso in termini di licenziamento orale o di dimissioni.L’autore evidenzia la necessità di un bilanciamento tra i due valori costituzionali del lavoro, da un lato, e dell’impresa, dall’altro lato: se è vero, infatti, che il diritto al lavoro di cui all’art. 4 Cost. postula la libertà del lavoratore di sciogliersi dal vincolo contrattuale in qualsiasi momento, ciò non toglie che – pur in momenti di crisi economica come quello attuale – l’impresa abbia interesse alla stabilità rapportuale dei propri core worker, specie quando siano stati fatti importanti investimenti, in termini di organizzazione, selezione e formazione delle risorse umane.Vengono inoltre analizzate le varie tipologie di invalidità delle dimissioni, derivanti principalmente da patologie inerenti al processo di sviluppo e maturazione nel lavoratore della volontà di recedere. In particolare, può accadere che vi sia l’ingerenza illegittima del datore di lavoro, quando non addirittura l’intromissione di un terzo, attraverso la realizzazione della fattispecie dello storno di dipendenti.Infine sono esaminate le figure che presentano tratti di contiguità con l’istituto, pur distinguendosene, come ad esempio la risoluzione consensuale del rapporto, pure ridisegnata dalla richiamata legge n. 92/2012.
Contratto di lavoro e recesso del dipendente / Levi, Alberto. - STAMPA. - (2012), pp. 1-241.
Contratto di lavoro e recesso del dipendente
LEVI, Alberto
2012
Abstract
La disciplina legale delle dimissioni del lavoratore subordinato, imperniata fin dal 1942 sugli artt. 2118 e 2119 del codice civile, è stata profondamente innovata dalla legge 28 giugno 2012, n. 92, vale a dire dalla Riforma Monti-Fornero, in materia di mercato del lavoro. L’autore affronta le fondamentali ricadute della nuova disciplina sull’assetto normativo codicistico, analizzando i nuclei problematici di maggior impatto applicativo. Tra questi ultimi, viene segnalata la perdurante assenza di vincoli formali, invece estremamente utili, ad esempio, al fine di eliminare ogni possibile dubbio in ordine alla qualificazione del recesso in termini di licenziamento orale o di dimissioni.L’autore evidenzia la necessità di un bilanciamento tra i due valori costituzionali del lavoro, da un lato, e dell’impresa, dall’altro lato: se è vero, infatti, che il diritto al lavoro di cui all’art. 4 Cost. postula la libertà del lavoratore di sciogliersi dal vincolo contrattuale in qualsiasi momento, ciò non toglie che – pur in momenti di crisi economica come quello attuale – l’impresa abbia interesse alla stabilità rapportuale dei propri core worker, specie quando siano stati fatti importanti investimenti, in termini di organizzazione, selezione e formazione delle risorse umane.Vengono inoltre analizzate le varie tipologie di invalidità delle dimissioni, derivanti principalmente da patologie inerenti al processo di sviluppo e maturazione nel lavoratore della volontà di recedere. In particolare, può accadere che vi sia l’ingerenza illegittima del datore di lavoro, quando non addirittura l’intromissione di un terzo, attraverso la realizzazione della fattispecie dello storno di dipendenti.Infine sono esaminate le figure che presentano tratti di contiguità con l’istituto, pur distinguendosene, come ad esempio la risoluzione consensuale del rapporto, pure ridisegnata dalla richiamata legge n. 92/2012.File | Dimensione | Formato | |
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