Come scrive nell’introduzione a questo libro Maurizio Sacconi, «Marco Biagi perseguiva un quadro di regole capace di comprendere la realtà fattuale, offrendo alle persone molteplici vie per una inclusione stabile nel mercato del lavoro. E ciò gli appariva drammaticamente importante nel paese europeo con il più basso tasso di occupazione regolare e con il più alto tasso di lavoro sommerso. Il lavoro regolare era per lui la condizione necessaria per lo sviluppo della persona attraverso un ambiente di lavoro sicuro, la tutela sindacale, il contatto con le migliori tecnologie, la formazione continua, la mobilità di un mercato trasparente». Per questo, il più alto obiettivo di Marco Biagi era giungere alla redazione di uno «“Statuto dei lavori”, di tutti i lavori, che sappia davvero garantire ad un paese giusto e competitivo un sistema di regole semplici e adattabili, sostanziali più che formali, rivolte a dare tutele in proporzione alla effettiva condizione di dipendenza socio-economica (e non meramente tecnico-funzionale) del lavoratore. Una sorta di “common law” per il lavoro, così difficile da capire per coloro che hanno la testa rivolta all’indietro, così affascinante per chi vuole governare il futuro». La sera del 19 marzo 2002, all’età di 51 anni, Marco Biagi viene ucciso dalla Brigate rosse, raggiunto da 5 colpi di arma da fuoco sul portone di casa. In questo libro l’A. intende spiegare perché un professore di diritto del lavoro, consulente del Ministero del welfare, sia stato eletto dal terrorismo a simbolo di un riformismo esemplarmente ostile e condannato a morte.
Morte di un riformista. Marco Biagi, un protagonista delle politiche del lavoro nei ricordi di un compagno di viaggio / Tiraboschi, Michele. - STAMPA. - (2003), pp. 11-166.
Morte di un riformista. Marco Biagi, un protagonista delle politiche del lavoro nei ricordi di un compagno di viaggio
Tiraboschi, Michele
2003
Abstract
Come scrive nell’introduzione a questo libro Maurizio Sacconi, «Marco Biagi perseguiva un quadro di regole capace di comprendere la realtà fattuale, offrendo alle persone molteplici vie per una inclusione stabile nel mercato del lavoro. E ciò gli appariva drammaticamente importante nel paese europeo con il più basso tasso di occupazione regolare e con il più alto tasso di lavoro sommerso. Il lavoro regolare era per lui la condizione necessaria per lo sviluppo della persona attraverso un ambiente di lavoro sicuro, la tutela sindacale, il contatto con le migliori tecnologie, la formazione continua, la mobilità di un mercato trasparente». Per questo, il più alto obiettivo di Marco Biagi era giungere alla redazione di uno «“Statuto dei lavori”, di tutti i lavori, che sappia davvero garantire ad un paese giusto e competitivo un sistema di regole semplici e adattabili, sostanziali più che formali, rivolte a dare tutele in proporzione alla effettiva condizione di dipendenza socio-economica (e non meramente tecnico-funzionale) del lavoratore. Una sorta di “common law” per il lavoro, così difficile da capire per coloro che hanno la testa rivolta all’indietro, così affascinante per chi vuole governare il futuro». La sera del 19 marzo 2002, all’età di 51 anni, Marco Biagi viene ucciso dalla Brigate rosse, raggiunto da 5 colpi di arma da fuoco sul portone di casa. In questo libro l’A. intende spiegare perché un professore di diritto del lavoro, consulente del Ministero del welfare, sia stato eletto dal terrorismo a simbolo di un riformismo esemplarmente ostile e condannato a morte.File | Dimensione | Formato | |
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