Il seminario affronterà l’evoluzione del rapporto tra il sistema educativo e il sistema economico nella provincia di Modena nel secolo scorso, soffermando l’attenzione in particolare sul secondo dopo guerra. Le relazioni virtuose tra il sistema educativo e il sistema economico sono state particolarmente evidenti nell’industria e più specificamente nel settore meccanico. È anche grazie a tali relazioni che nella provincia di Modena si è sviluppata una fitta rete di imprese industriali, tra le quali spiccano le imprese meccaniche per qualità e ampiezza delle loro relazioni internazionali. La riflessione sulle caratteristiche di queste relazioni virtuose, in occasione delle celebrazioni del centcinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, è uno stimolo per considerare i problemi derivanti dal processo di riposizionamento della scuola e delle imprese, nel contesto locale, nazionale e internazionale in continua evoluzione e cambiamento. Il tema è centrale sotto molteplici aspetti e coinvolge molteplici dimensioni: economiche, sociali, istituzionali, tecnologiche, culturali, storiche e pedagogico-didattiche.Alcuni testimoni privilegiati del mondo dell’educazione e alcuni impegnati a viario titolo nelle imprese saranno invitati a dare un contributo. Da una parte si cercheranno descrizioni di come il sistema educativo modenese si è evoluto, producendo cambiamenti significativi nel livello di alfabetizzazione e nel livello culturale della popolazione oltre che nel livello di qualificazione delle forze di lavoro. Le competenze che il sistema educativo è stato capace di creare ed offrire al mercato del lavoro locale saranno descritte anche da chi nelle imprese ne hanno potuto profittare per promuovere innovazioni, crescita e sviluppo. Verrà data la parola alle scuole secondarie superiori della provincia, partendo dagli istituti tecnici “storici” (come il Corni ed il Barozzi) perché possano raccontare la loro evoluzione e ricostruire le tappe più significative della loro crescita.La provincia di Modena ha cambiato radicalmente la sua fisionomia nel corso del Novecento. Da una realtà prevalentemente agricola, caratterizzata da una preponderanza di contadini, mezzadri e braccianti, divisa nelle porzioni territoriali della montagna, della pianura e delle piccole città oltre al capoluogo, in origine del secolo ancora cinto dalle mura medievali, si è passati con accelerazione impressionante nel secondo dopoguerra ad una delle aree più sviluppate e ricche del continente europeo. A distanza di centocinquant’anni dall’unità d’Italia la provincia è capace di confrontarsi e competere con i più importanti distretti industriali del continente.Uno degli elementi centrali di questo sviluppo è stato il grande sviluppo dell’istruzione che può essere diviso in due fasi: la fase dell’alfabetizzazione e la fase successiva in cui al processo di alfabetizzazione e acculturamento si è affiancata la fase della qualificazione professionale di fasce sempre più ampie di popolazione. La prima fase è comune all’intero paese e si sviluppa fino al momento in cui viene fissata la riforma della scuola media unica. La seconda fase presenta, invece, caratteri peculiari che caratterizzano questa provincia insieme a poche altre nel paese. Dal secondo dopoguerra, in particolare a partire dagli anni Sessanta, si è registrato un forte sviluppo della scolarizzazione di massa, che ha coinvolto in modo massiccio le classi sociali subalterne, fino a quel momento escluse dalla prosecuzione degli studi non obbligatori. Tale massiccia partecipazione alla scolarità secondaria superiore da parte dei giovani modenesi è stato possibile innanzitutto attraverso lo sviluppo dell’istruzione tecnica e professionale. Gli istituti professionali permettevano una partecipazione al ciclo secondario superiore più breve, perché consentivano a chi si trovava in situazioni economiche svantaggiate di immettersi nel lavoro con una preparazione specifica già dopo due o tre anni. Gli istituti tecnici richiedevano un impegno di cinque anni, per entrare nel lavoro con posizioni intermedie.Nell’ambito di tale fenomeno di scolarizzazione è stato sempre evidente la rilevante differenziazione di genere per quanto riguarda la scelta degli indirizzi scolastici: i maschi verso gli istituti industriali e agrari, le femmine verso quelli amministrativi. Eccezioni a tale inquadramento si sono avute in una sola direzione: se un numero di uomini, comunque esiguo, ha scelto scuole a formazione amministrativa (non sono una rarità il ragioniere e il contabile), più sporadicamente le donne hanno scelto scuole industriali. La grande diffusione della scolarizzazione nell’istruzione tecnica e professionale ha visto l’organizzazione di scuole di eccellenza: sia negli indirizzi industriali, di cui si è discusso anche in importanti sedi accademiche e istituzionali, sia negli indirizzi amministrativi. Gli effetti sul sistema della imprese locali sono stati imponenti. A partire dagli anni Sessanta, i diplomati tecnici e professionali, in particolare del settore industriale, hanno sostenuto e favorito lo sviluppo dell’industria meccanica sia come lavoratori dipendenti, sia come lavoratori autonomi nelle professioni tecniche oppure nell’ambito della produzione industriale di pregio. Nell’ambito di questo processo, il ruolo professionale ricoperto dalle donne è stato molto importante, spesso sottovalutato, nel sostenere la nascita delle piccole imprese dei mariti, fratelli, cognati, entro cui si facevano carico dell’amministrazione, della contabilità e delle relazioni con clienti e fornitori. Nel corso del seminario verrà ricostruito ed analizzato il fenomeno della scolarizzazione di massa nei suoi molteplici aspetti, a partire dalle informazioni statistiche che permetteranno di tracciarne dimensioni e caratteristiche. Se ne dimostrerà la sussistenza, se ne darà misura, saranno analizzate le sue varietà territoriali; verranno considerate le azioni di politica amministrativa che ne hanno favorito lo sviluppo. Un esempio: a partire dagli anni Sessanta, in seguito ad una precisa scelta dell’amministrazione provinciale, sono nati e si sono sviluppati nuovi poli scolastici nei centri più importanti della provincia. Ci si soffermerà anche sul contributo che competenze più “trasversali” (come quelle inerenti all’amministrazione) hanno dato al settore industriale, e si coglierà l’occasione per affrontare il tema della lontananza tra donne e tecnologie di produzione, entrando quindi nel merito del gap di genere che caratterizza le scelte scolastiche dei giovani sul nostro territorio. Inoltre verrà presa in esame la distribuzione sul territorio dei diversi indirizzi scolastici superiori per valutarne l’impatto sullo sviluppo industriale dei diversi centri provinciali.A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il meccanismo virtuoso che metteva in stretto legame l’istruzione tecnica e professionale dei giovani modenesi con il mondo delle impresa industriali, sembra essere entrato in crisi. Rispetto ai decenni precedenti, più famiglie scelgono percorsi scolastici più lunghi per i propri ragazzi, in sempre maggior numero si iscrivono ai licei. Dopo il diploma, i liceali scelgono troppo facilmente facoltà umanistiche, piuttosto che, ad esempio, accedere alle facoltà di ingegneria. Se da un lato, calano i diplomati degli indirizzi industriali, dal’altro l’industria locale continua ad aver bisogno di forza lavoro qualificata. Tale fabbisogno viene colmato da giovani provenienti da altre provincie oltre che da manodopera immigrata. Il gap tra la richiesta e l’offerta di figure tecniche industriali nella nostra provincia è oggetto di dibattito tra i protagonisti del mondo della scuola e dell’impresa. Durante il seminario si intende documentare la situazione, usando le informazioni disponibili, mettendo a disposizione dei una sede di discussione qualificata.
Workshop Istruzione e sviluppo economico a Modena nel Novecento, “150 Modena. 1861-2011: 150° Anniversario dell’Unità d’Italia” (Modena, 26 maggio 2011) [WORKSHOP] / P., Mengoli; Rinaldi, Alberto. - (2011).
Workshop Istruzione e sviluppo economico a Modena nel Novecento, “150 Modena. 1861-2011: 150° Anniversario dell’Unità d’Italia” (Modena, 26 maggio 2011) [WORKSHOP]
RINALDI, Alberto
2011
Abstract
Il seminario affronterà l’evoluzione del rapporto tra il sistema educativo e il sistema economico nella provincia di Modena nel secolo scorso, soffermando l’attenzione in particolare sul secondo dopo guerra. Le relazioni virtuose tra il sistema educativo e il sistema economico sono state particolarmente evidenti nell’industria e più specificamente nel settore meccanico. È anche grazie a tali relazioni che nella provincia di Modena si è sviluppata una fitta rete di imprese industriali, tra le quali spiccano le imprese meccaniche per qualità e ampiezza delle loro relazioni internazionali. La riflessione sulle caratteristiche di queste relazioni virtuose, in occasione delle celebrazioni del centcinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, è uno stimolo per considerare i problemi derivanti dal processo di riposizionamento della scuola e delle imprese, nel contesto locale, nazionale e internazionale in continua evoluzione e cambiamento. Il tema è centrale sotto molteplici aspetti e coinvolge molteplici dimensioni: economiche, sociali, istituzionali, tecnologiche, culturali, storiche e pedagogico-didattiche.Alcuni testimoni privilegiati del mondo dell’educazione e alcuni impegnati a viario titolo nelle imprese saranno invitati a dare un contributo. Da una parte si cercheranno descrizioni di come il sistema educativo modenese si è evoluto, producendo cambiamenti significativi nel livello di alfabetizzazione e nel livello culturale della popolazione oltre che nel livello di qualificazione delle forze di lavoro. Le competenze che il sistema educativo è stato capace di creare ed offrire al mercato del lavoro locale saranno descritte anche da chi nelle imprese ne hanno potuto profittare per promuovere innovazioni, crescita e sviluppo. Verrà data la parola alle scuole secondarie superiori della provincia, partendo dagli istituti tecnici “storici” (come il Corni ed il Barozzi) perché possano raccontare la loro evoluzione e ricostruire le tappe più significative della loro crescita.La provincia di Modena ha cambiato radicalmente la sua fisionomia nel corso del Novecento. Da una realtà prevalentemente agricola, caratterizzata da una preponderanza di contadini, mezzadri e braccianti, divisa nelle porzioni territoriali della montagna, della pianura e delle piccole città oltre al capoluogo, in origine del secolo ancora cinto dalle mura medievali, si è passati con accelerazione impressionante nel secondo dopoguerra ad una delle aree più sviluppate e ricche del continente europeo. A distanza di centocinquant’anni dall’unità d’Italia la provincia è capace di confrontarsi e competere con i più importanti distretti industriali del continente.Uno degli elementi centrali di questo sviluppo è stato il grande sviluppo dell’istruzione che può essere diviso in due fasi: la fase dell’alfabetizzazione e la fase successiva in cui al processo di alfabetizzazione e acculturamento si è affiancata la fase della qualificazione professionale di fasce sempre più ampie di popolazione. La prima fase è comune all’intero paese e si sviluppa fino al momento in cui viene fissata la riforma della scuola media unica. La seconda fase presenta, invece, caratteri peculiari che caratterizzano questa provincia insieme a poche altre nel paese. Dal secondo dopoguerra, in particolare a partire dagli anni Sessanta, si è registrato un forte sviluppo della scolarizzazione di massa, che ha coinvolto in modo massiccio le classi sociali subalterne, fino a quel momento escluse dalla prosecuzione degli studi non obbligatori. Tale massiccia partecipazione alla scolarità secondaria superiore da parte dei giovani modenesi è stato possibile innanzitutto attraverso lo sviluppo dell’istruzione tecnica e professionale. Gli istituti professionali permettevano una partecipazione al ciclo secondario superiore più breve, perché consentivano a chi si trovava in situazioni economiche svantaggiate di immettersi nel lavoro con una preparazione specifica già dopo due o tre anni. Gli istituti tecnici richiedevano un impegno di cinque anni, per entrare nel lavoro con posizioni intermedie.Nell’ambito di tale fenomeno di scolarizzazione è stato sempre evidente la rilevante differenziazione di genere per quanto riguarda la scelta degli indirizzi scolastici: i maschi verso gli istituti industriali e agrari, le femmine verso quelli amministrativi. Eccezioni a tale inquadramento si sono avute in una sola direzione: se un numero di uomini, comunque esiguo, ha scelto scuole a formazione amministrativa (non sono una rarità il ragioniere e il contabile), più sporadicamente le donne hanno scelto scuole industriali. La grande diffusione della scolarizzazione nell’istruzione tecnica e professionale ha visto l’organizzazione di scuole di eccellenza: sia negli indirizzi industriali, di cui si è discusso anche in importanti sedi accademiche e istituzionali, sia negli indirizzi amministrativi. Gli effetti sul sistema della imprese locali sono stati imponenti. A partire dagli anni Sessanta, i diplomati tecnici e professionali, in particolare del settore industriale, hanno sostenuto e favorito lo sviluppo dell’industria meccanica sia come lavoratori dipendenti, sia come lavoratori autonomi nelle professioni tecniche oppure nell’ambito della produzione industriale di pregio. Nell’ambito di questo processo, il ruolo professionale ricoperto dalle donne è stato molto importante, spesso sottovalutato, nel sostenere la nascita delle piccole imprese dei mariti, fratelli, cognati, entro cui si facevano carico dell’amministrazione, della contabilità e delle relazioni con clienti e fornitori. Nel corso del seminario verrà ricostruito ed analizzato il fenomeno della scolarizzazione di massa nei suoi molteplici aspetti, a partire dalle informazioni statistiche che permetteranno di tracciarne dimensioni e caratteristiche. Se ne dimostrerà la sussistenza, se ne darà misura, saranno analizzate le sue varietà territoriali; verranno considerate le azioni di politica amministrativa che ne hanno favorito lo sviluppo. Un esempio: a partire dagli anni Sessanta, in seguito ad una precisa scelta dell’amministrazione provinciale, sono nati e si sono sviluppati nuovi poli scolastici nei centri più importanti della provincia. Ci si soffermerà anche sul contributo che competenze più “trasversali” (come quelle inerenti all’amministrazione) hanno dato al settore industriale, e si coglierà l’occasione per affrontare il tema della lontananza tra donne e tecnologie di produzione, entrando quindi nel merito del gap di genere che caratterizza le scelte scolastiche dei giovani sul nostro territorio. Inoltre verrà presa in esame la distribuzione sul territorio dei diversi indirizzi scolastici superiori per valutarne l’impatto sullo sviluppo industriale dei diversi centri provinciali.A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il meccanismo virtuoso che metteva in stretto legame l’istruzione tecnica e professionale dei giovani modenesi con il mondo delle impresa industriali, sembra essere entrato in crisi. Rispetto ai decenni precedenti, più famiglie scelgono percorsi scolastici più lunghi per i propri ragazzi, in sempre maggior numero si iscrivono ai licei. Dopo il diploma, i liceali scelgono troppo facilmente facoltà umanistiche, piuttosto che, ad esempio, accedere alle facoltà di ingegneria. Se da un lato, calano i diplomati degli indirizzi industriali, dal’altro l’industria locale continua ad aver bisogno di forza lavoro qualificata. Tale fabbisogno viene colmato da giovani provenienti da altre provincie oltre che da manodopera immigrata. Il gap tra la richiesta e l’offerta di figure tecniche industriali nella nostra provincia è oggetto di dibattito tra i protagonisti del mondo della scuola e dell’impresa. Durante il seminario si intende documentare la situazione, usando le informazioni disponibili, mettendo a disposizione dei una sede di discussione qualificata.Pubblicazioni consigliate
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