Lo studio dei semi/frutti nei siti archeologici è fonte di molte informazioni per chiarire le dinamiche dei nodi cruciali della domesticazione/introduzione di piante alimentari e dello sviluppo di landraces in un’area geografica (3,5). Le informazioni fornite da tali ricerche possono offrire un utile supporto per la caratterizzazione della vocazione agraria di una regione, per la valorizzazione del turismo eco-culturale, per le possibilità di riallacciare al passato antiche forme oggi ancora in coltura nel territorio, contribuendo a datare l’origine delle tradizioni colturali/ culturali di una regione. Il ciliegio dolce, nativo in Italia e presente già al romano in Emilia Romagna (4) con endocarpi indicativi della forma coltivata (5), e il ciliegio amaro, un’esotica documentata qui solo dall’Alto Medioevo (1), fanno parte delle nostre tradizioni colturali, come attesta l’abbondanza di endocarpi nei siti archeologici. Lo studio morfobiometrico di tali reperti, nella stessa area (Ferrara), ha lo scopo di caratterizzare queste forme colturali e di valutare eventuali modifiche che possano collegarsi a selezione e messa a coltura di landraces diverse. 2. Materiali e metodi Sono stati esaminati 511 endocarpi integri, non carbonizzati, provenienti da scarichi di rifiuti domestici nella Ferrara medievale: S1) Butti/latrina di un borgo nell’area del Castello Estense (fine XIII – fine XIV sec. d.C.); S2) Cisterna dello Specchio – vano in muratura di abitazione signorile (seconda metà XV sec. d.C.); S3) Vasca Ducale – vano in muratura della Casa d’Este (seconda metà XV sec. d.C.) Parametri considerati: Lunghezza, larghezza, spessore e rapporto L/l (forma endocarpo); Trattamenti statistici: varianza e test “t” di Student. Principali parametri morfologici considerati: suture dorsale e ventrale, ilo, parte distale. 3. Risultati e conclusioni Basandosi soprattutto sulla forma dell’ilo (Fig.1 e 2), i 511 endocarpi sono stati così ripartiti: P. avium: 266 (S1: 208; S2: 18; S3: 40) e P. cerasus: 245 (S1: 153; S2: 30; S3: 62). I dati biometrici più affidabili sono apparsi Lunghezza, larghezza e indice L/l, mentre lo spessore è più soggetto ad effetti di compressione causati dalla giacitura. Dal complesso dei dati, si può dire che: - per ambedue le specie non è evidente un aumento di taglia degli endocarpi collegabile alla cronologia (S1 è più vecchio di ca. un secolo di S2 e S3, tra loro ± coevi), ma per P. avium è manifesto un incremento rispetto a endocarpi di età romana (es. Canale Cassa di Risparmio, 15-40 d.C. – MO: L media su105 reperti = 7,2 mm) (4). - P. cerasus: presenta in S2 endocarpi significativamente più grandi e di forma più allungata rispetto agli altri due siti. Inoltre in S3 si evidenza una bassa variabilità dei dati morfobiometrici, che potrebbe indicare una forma colturale ben stabilizzata. La diversità degli endocarpi in S2 rispetto a S1 e S3, fa ipotizzare che nell’area ferrarese potessero essere in coltura almeno due forme diverse. - P. avium: le maggiori somiglianze si hanno tra gli endocarpi dei siti S1 e S2, mentre si discosta il sito S3, per gli endocarpi significativamente di taglia più piccola. Altro carattere di questi ultimi è l’assoluta dominanza di suture ventrali piatte, tipica delle forme coltivate, ma con carene poco evidenti e molto arrotondate. Anche per P. avium è quindi possibile pensare alla coltura di due forme diverse, una delle quali peculiare di S3. Alla luce del quadro globale dell’assemblaggio e del tipo di deposito, le piccole ciliegie dolci del sito S3 - Vasca Ducale, meritano un commento. Questo immondezzaio è un unicum in Europa poiché rende testimonianza di quanto giungeva sulle tavole di una delle più grandi Signorie del tempo. I reperti di varie specie di frutta della Vasca Ducale (es. melone, melograno, nespole) sono di taglia maggiore (10-20%) rispetto a quelli di siti coevi nella stessa città, segno di una selezione legata allo status dei fruitori (2). Invece gli endocarpi delle ciliegie sono più piccoli: una possibile spiegazione è che ciò indichi forme precoci, ipotesi che ha un sostegno nei resoconti dei pranzi approntati per la Casa d’Este da Cristoforo di Messisbugo, scalco della casa estense, nei primi decenni del 1500, dove piatti di ciliegie compaiono in tavola solo per un pranzo datato al 20 maggio. Attualmente nell’area di Vignola le cultivar precoci maturano nella seconda metà di maggio, mentre il massimo della produzione si ha in giugno. Considerando che nell’ultimo secolo sono state selezionate cultivar per la precocità e che le condizioni climatiche della fine del XV sec. d.C. non erano certo migliori di quelle odierne, le ciliegie servite nel maggio del 1529 dovevano costituire una primizia riservata a pochi. Queste ricerche potranno fornire un’utile base per indagini sul DNA antico tramite collaborazioni internazionali (Centre for Ancient Genetics, University of Copenhagen) già in atto per altri reperti archeocarpologici.

Endocarpi di Prunus avium e Prunus cerasus da siti archeologici basso-medievali di Ferrara: identificazione ed analisi morfobiometrica / Bosi, Giovanna; E., Santoro; Rinaldi, Rossella; Mazzanti, Marta. - STAMPA. - \:(2011), pp. 144-145. (Intervento presentato al convegno Convegno Nazionale del Ciliegio tenutosi a Vignola (Mo) nel 8-10 Giugno 2011).

Endocarpi di Prunus avium e Prunus cerasus da siti archeologici basso-medievali di Ferrara: identificazione ed analisi morfobiometrica

BOSI, Giovanna;RINALDI, ROSSELLA;MAZZANTI, Marta
2011

Abstract

Lo studio dei semi/frutti nei siti archeologici è fonte di molte informazioni per chiarire le dinamiche dei nodi cruciali della domesticazione/introduzione di piante alimentari e dello sviluppo di landraces in un’area geografica (3,5). Le informazioni fornite da tali ricerche possono offrire un utile supporto per la caratterizzazione della vocazione agraria di una regione, per la valorizzazione del turismo eco-culturale, per le possibilità di riallacciare al passato antiche forme oggi ancora in coltura nel territorio, contribuendo a datare l’origine delle tradizioni colturali/ culturali di una regione. Il ciliegio dolce, nativo in Italia e presente già al romano in Emilia Romagna (4) con endocarpi indicativi della forma coltivata (5), e il ciliegio amaro, un’esotica documentata qui solo dall’Alto Medioevo (1), fanno parte delle nostre tradizioni colturali, come attesta l’abbondanza di endocarpi nei siti archeologici. Lo studio morfobiometrico di tali reperti, nella stessa area (Ferrara), ha lo scopo di caratterizzare queste forme colturali e di valutare eventuali modifiche che possano collegarsi a selezione e messa a coltura di landraces diverse. 2. Materiali e metodi Sono stati esaminati 511 endocarpi integri, non carbonizzati, provenienti da scarichi di rifiuti domestici nella Ferrara medievale: S1) Butti/latrina di un borgo nell’area del Castello Estense (fine XIII – fine XIV sec. d.C.); S2) Cisterna dello Specchio – vano in muratura di abitazione signorile (seconda metà XV sec. d.C.); S3) Vasca Ducale – vano in muratura della Casa d’Este (seconda metà XV sec. d.C.) Parametri considerati: Lunghezza, larghezza, spessore e rapporto L/l (forma endocarpo); Trattamenti statistici: varianza e test “t” di Student. Principali parametri morfologici considerati: suture dorsale e ventrale, ilo, parte distale. 3. Risultati e conclusioni Basandosi soprattutto sulla forma dell’ilo (Fig.1 e 2), i 511 endocarpi sono stati così ripartiti: P. avium: 266 (S1: 208; S2: 18; S3: 40) e P. cerasus: 245 (S1: 153; S2: 30; S3: 62). I dati biometrici più affidabili sono apparsi Lunghezza, larghezza e indice L/l, mentre lo spessore è più soggetto ad effetti di compressione causati dalla giacitura. Dal complesso dei dati, si può dire che: - per ambedue le specie non è evidente un aumento di taglia degli endocarpi collegabile alla cronologia (S1 è più vecchio di ca. un secolo di S2 e S3, tra loro ± coevi), ma per P. avium è manifesto un incremento rispetto a endocarpi di età romana (es. Canale Cassa di Risparmio, 15-40 d.C. – MO: L media su105 reperti = 7,2 mm) (4). - P. cerasus: presenta in S2 endocarpi significativamente più grandi e di forma più allungata rispetto agli altri due siti. Inoltre in S3 si evidenza una bassa variabilità dei dati morfobiometrici, che potrebbe indicare una forma colturale ben stabilizzata. La diversità degli endocarpi in S2 rispetto a S1 e S3, fa ipotizzare che nell’area ferrarese potessero essere in coltura almeno due forme diverse. - P. avium: le maggiori somiglianze si hanno tra gli endocarpi dei siti S1 e S2, mentre si discosta il sito S3, per gli endocarpi significativamente di taglia più piccola. Altro carattere di questi ultimi è l’assoluta dominanza di suture ventrali piatte, tipica delle forme coltivate, ma con carene poco evidenti e molto arrotondate. Anche per P. avium è quindi possibile pensare alla coltura di due forme diverse, una delle quali peculiare di S3. Alla luce del quadro globale dell’assemblaggio e del tipo di deposito, le piccole ciliegie dolci del sito S3 - Vasca Ducale, meritano un commento. Questo immondezzaio è un unicum in Europa poiché rende testimonianza di quanto giungeva sulle tavole di una delle più grandi Signorie del tempo. I reperti di varie specie di frutta della Vasca Ducale (es. melone, melograno, nespole) sono di taglia maggiore (10-20%) rispetto a quelli di siti coevi nella stessa città, segno di una selezione legata allo status dei fruitori (2). Invece gli endocarpi delle ciliegie sono più piccoli: una possibile spiegazione è che ciò indichi forme precoci, ipotesi che ha un sostegno nei resoconti dei pranzi approntati per la Casa d’Este da Cristoforo di Messisbugo, scalco della casa estense, nei primi decenni del 1500, dove piatti di ciliegie compaiono in tavola solo per un pranzo datato al 20 maggio. Attualmente nell’area di Vignola le cultivar precoci maturano nella seconda metà di maggio, mentre il massimo della produzione si ha in giugno. Considerando che nell’ultimo secolo sono state selezionate cultivar per la precocità e che le condizioni climatiche della fine del XV sec. d.C. non erano certo migliori di quelle odierne, le ciliegie servite nel maggio del 1529 dovevano costituire una primizia riservata a pochi. Queste ricerche potranno fornire un’utile base per indagini sul DNA antico tramite collaborazioni internazionali (Centre for Ancient Genetics, University of Copenhagen) già in atto per altri reperti archeocarpologici.
2011
Convegno Nazionale del Ciliegio
Vignola (Mo)
8-10 Giugno 2011
Bosi, Giovanna; E., Santoro; Rinaldi, Rossella; Mazzanti, Marta
Endocarpi di Prunus avium e Prunus cerasus da siti archeologici basso-medievali di Ferrara: identificazione ed analisi morfobiometrica / Bosi, Giovanna; E., Santoro; Rinaldi, Rossella; Mazzanti, Marta. - STAMPA. - \:(2011), pp. 144-145. (Intervento presentato al convegno Convegno Nazionale del Ciliegio tenutosi a Vignola (Mo) nel 8-10 Giugno 2011).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/683262
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