In questo particolare momento storico-sociale, in cui si assiste a una riqualificazione del turismo attraverso una maggiore attenzione verso gli aspetti culturali e tra questi quelli di tipo naturalistico e in particolare geologico, emerge la necessità di predisporre strumenti e suggerire strategie per una corretta e consapevole fruizione, anche in chiave culturale, dei siti geomorfologici: questi si stanno affermando come elemento di forte presa, non solo visiva ed estetica, ma anche propulsore e/o aggregante di altri parametri ambientali. In particolare la componente geologica e geomorfologica del paesaggio non ha ancora assunto il valore di bene culturale conosciuto e condiviso, da qui la necessità di trovare e sperimentare nuove strade e strategie di offerte e sensibilizzazione, non solo e non tanto del mondo scientifico e delle istituzioni, quanto piuttosto della società in generale. E' questa una nuova chiave per presentare un volto più attraente della Geologia, non solo quello "severo" legato agli aspetti della pericolosità e del rischio, pur tuttavia importante per la tutela del frequentatore, ma anche quello "dolce" fatto anche di diversità attrattive, di storia e di godimento visivo ed emotivo. Il concetto di Geodiversità recentemente introdotto, ma già acquisito nel mondo scientifico, può offrire spunti, nuovi stimoli e sollecitazioni alla ricerca per un approfondimento ed un inquadramento sistematico sia a fini scientifici, che pratici ed applicativi per la conoscenza, la tutela e la gestione del territorio. La Geodiversità, infatti, che vede nella molteplicità degli ambienti geologici la base della varietà del paesaggio e della vita sulla Terra, è un concetto che si assimila e si collega con le comunità biologiche e che si integra con le strutture sociali e culturali, che vivono ed operano nel territorio. I Siti geologici e geomorfologici in particolare rappresentano, in modo emblematico, la Geodiversità che caratterizza i differenti paesaggi. È importante prendere in considerazione anche i problemi di impatto per l’integrità dei siti, connessi ad una frequentazione turistica indiscriminata, nonché quelli di possibile rischio per gli stessi frequentatori, collegati alla elevata dinamicità geomorfologica caratteristica di alcuni territori. Con queste premesse scientifiche e sulla base delle sempre più frequenti esigenze sociali è stato calibrato questo progetto di ricerca che ha inteso sviluppare conoscenze specifiche e proporre metodi ed esempi che rispondano a queste nuove sollecitazioni. Si vuol evidenziare che questo progetto è stato elaborato e proposto attraverso l’aggregazione di unità operative che precedentemente afferivano a due diversi progetti COFIN e la collaborazione di Enti Pubblici (Amministrazioni locali, Comunità montane, Parchi ecc.). In particolare il programma di ricerca si è articolato in tre fasi. La prima fase della ricerca ha avuto più obiettivi: a) proporre una metodologia standardizzata di valutazione dei Beni geomorfologici; b) predisporre e sperimentare tecniche e metodologie per la loro raffigurazione cartografica; c) acquisire gli elementi occorrenti per la valorizzazione a fini turistici del paesaggio sia dal punto di vista geomorfologico, che integrato fra varie componenti culturali. La seconda fase ha avuto l’obiettivo di inserire nel concetto di “sostenibilità ambientale” la fruizione turistica del patrimonio geomorfologico, soprattutto per quanto riguarda due conseguenze importanti: gli impatti, cioè l’insieme delle modificazioni fisiche, biologiche e sociali che le iniziative turistiche possono produrre sull’ambiente, e i rischi (per esempio per valanghe, frane, alluvioni ecc.), ai quali possono essere soggetti il fruitore e le opere antropiche. Per quanto riguarda l’impatto, lo scopo è quello di evitare che l’insieme degli elementi da cui dipende l’esistenza del bene sia modificato oltre le capacità rigenerative o degradato fino a determinare una riduzione permanente della sua esistenza. Per quanto riguarda i rischi, a cui il potenziale turista può andare soggetto, sono state analizzate da un lato le pericolosità naturali, specie quelle clima-correlate, in via di cambiamento in alcune regioni del territorio italiano, e dall’altro la vulnerabilità del frequentatore anch’essa strettamente connessa alle condizioni meteorologiche e geomorfologiche. La terza fase è consistita in un’analisi comparativa dei risultati e si è posta un obiettivo formativo raggiungibile attraverso una corretta diffusione dei dati estesa a diversi livelli e target. Si sono coinvolti Enti e Operatori turistici, anche nella realizzazione di strumenti informativi ed educativi, soprattutto per una sempre maggiore sensibilizzazione e coscienza ambientale dei turisti. Il Progetto interuniversitario, coordinato da Mario Panizza, ha visto il coinvolgimento di 8 unità operative delle università di Cagliari, Camerino, Genova, Modena e Reggio Emilia, Milano, Pavia, Torino, Urbino.In questo volume viene presentata parte dei risultati ottenuti da alcune delle unità operative coinvolte.
Il Patrimonio geomorfologico come risorsa per un turismo sostenibile / Coratza, Paola; Panizza, Mario. - STAMPA. - (2009), pp. 1-118.
Il Patrimonio geomorfologico come risorsa per un turismo sostenibile
CORATZA, Paola;PANIZZA, Mario
2009
Abstract
In questo particolare momento storico-sociale, in cui si assiste a una riqualificazione del turismo attraverso una maggiore attenzione verso gli aspetti culturali e tra questi quelli di tipo naturalistico e in particolare geologico, emerge la necessità di predisporre strumenti e suggerire strategie per una corretta e consapevole fruizione, anche in chiave culturale, dei siti geomorfologici: questi si stanno affermando come elemento di forte presa, non solo visiva ed estetica, ma anche propulsore e/o aggregante di altri parametri ambientali. In particolare la componente geologica e geomorfologica del paesaggio non ha ancora assunto il valore di bene culturale conosciuto e condiviso, da qui la necessità di trovare e sperimentare nuove strade e strategie di offerte e sensibilizzazione, non solo e non tanto del mondo scientifico e delle istituzioni, quanto piuttosto della società in generale. E' questa una nuova chiave per presentare un volto più attraente della Geologia, non solo quello "severo" legato agli aspetti della pericolosità e del rischio, pur tuttavia importante per la tutela del frequentatore, ma anche quello "dolce" fatto anche di diversità attrattive, di storia e di godimento visivo ed emotivo. Il concetto di Geodiversità recentemente introdotto, ma già acquisito nel mondo scientifico, può offrire spunti, nuovi stimoli e sollecitazioni alla ricerca per un approfondimento ed un inquadramento sistematico sia a fini scientifici, che pratici ed applicativi per la conoscenza, la tutela e la gestione del territorio. La Geodiversità, infatti, che vede nella molteplicità degli ambienti geologici la base della varietà del paesaggio e della vita sulla Terra, è un concetto che si assimila e si collega con le comunità biologiche e che si integra con le strutture sociali e culturali, che vivono ed operano nel territorio. I Siti geologici e geomorfologici in particolare rappresentano, in modo emblematico, la Geodiversità che caratterizza i differenti paesaggi. È importante prendere in considerazione anche i problemi di impatto per l’integrità dei siti, connessi ad una frequentazione turistica indiscriminata, nonché quelli di possibile rischio per gli stessi frequentatori, collegati alla elevata dinamicità geomorfologica caratteristica di alcuni territori. Con queste premesse scientifiche e sulla base delle sempre più frequenti esigenze sociali è stato calibrato questo progetto di ricerca che ha inteso sviluppare conoscenze specifiche e proporre metodi ed esempi che rispondano a queste nuove sollecitazioni. Si vuol evidenziare che questo progetto è stato elaborato e proposto attraverso l’aggregazione di unità operative che precedentemente afferivano a due diversi progetti COFIN e la collaborazione di Enti Pubblici (Amministrazioni locali, Comunità montane, Parchi ecc.). In particolare il programma di ricerca si è articolato in tre fasi. La prima fase della ricerca ha avuto più obiettivi: a) proporre una metodologia standardizzata di valutazione dei Beni geomorfologici; b) predisporre e sperimentare tecniche e metodologie per la loro raffigurazione cartografica; c) acquisire gli elementi occorrenti per la valorizzazione a fini turistici del paesaggio sia dal punto di vista geomorfologico, che integrato fra varie componenti culturali. La seconda fase ha avuto l’obiettivo di inserire nel concetto di “sostenibilità ambientale” la fruizione turistica del patrimonio geomorfologico, soprattutto per quanto riguarda due conseguenze importanti: gli impatti, cioè l’insieme delle modificazioni fisiche, biologiche e sociali che le iniziative turistiche possono produrre sull’ambiente, e i rischi (per esempio per valanghe, frane, alluvioni ecc.), ai quali possono essere soggetti il fruitore e le opere antropiche. Per quanto riguarda l’impatto, lo scopo è quello di evitare che l’insieme degli elementi da cui dipende l’esistenza del bene sia modificato oltre le capacità rigenerative o degradato fino a determinare una riduzione permanente della sua esistenza. Per quanto riguarda i rischi, a cui il potenziale turista può andare soggetto, sono state analizzate da un lato le pericolosità naturali, specie quelle clima-correlate, in via di cambiamento in alcune regioni del territorio italiano, e dall’altro la vulnerabilità del frequentatore anch’essa strettamente connessa alle condizioni meteorologiche e geomorfologiche. La terza fase è consistita in un’analisi comparativa dei risultati e si è posta un obiettivo formativo raggiungibile attraverso una corretta diffusione dei dati estesa a diversi livelli e target. Si sono coinvolti Enti e Operatori turistici, anche nella realizzazione di strumenti informativi ed educativi, soprattutto per una sempre maggiore sensibilizzazione e coscienza ambientale dei turisti. Il Progetto interuniversitario, coordinato da Mario Panizza, ha visto il coinvolgimento di 8 unità operative delle università di Cagliari, Camerino, Genova, Modena e Reggio Emilia, Milano, Pavia, Torino, Urbino.In questo volume viene presentata parte dei risultati ottenuti da alcune delle unità operative coinvolte.Pubblicazioni consigliate
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