Giusto duecento anni fa, il 6 marzo 1806, veniva promulgato a Milano il Codice di Napoleone il Grande pel Regno d’Italia, traduzione in italiano del Code Civil des Français, la compilazione normativa che dava l’avvio al grandioso processo di codificazione del diritto nell’Europa moderna e contemporanea. Regista dell’operazione fu il Gran Giudice e Ministro di Giustizia Giuseppe Luosi.Nato a Mirandola nel 1755, figlio dell’avvocato e notaio Giovanni, Giuseppe Luosi, dopo una prima formazione presso la scuola ginnasiale gesuitica della città natale, viene avviato agli studi giuridici presso lo Studio Pubblico di San Carlo, che proprio in quegli fu sottoposto ad una radicale riforma che lo trasformò in Università degli Studi, posta sotto il diretto controllo statale. Tra i suoi docenti, va ricordato Bartolomeo Valdrighi, ideatore della riforma universitaria e principale redattore del Codice di leggi e costituzioni di Sua Altezza Serenissima Francesco III, meglio conosciuto come Codice Estense (1771), una delle più avanzate raccolte normative unitarie nell’Italia del Settecento.Conseguita la laurea nel 1776, Luosi torna a Mirandola ad esercitare la professione forense e, più tardi, anche quella notarile. Ricoprì inoltre l’incarico di rappresentante legale della Comunità di Mirandola e della locale Congregazione di Acque e Strade, organo finalizzato al governo del delle vie di trasporto e delle risorse idriche. In questa veste, in occasione della realizzazione del catasto, Luosi ebbe modo, nel 1791, di predisporre una relazione, diretta al primo ministro Giambattista Munarini, che descriveva analiticamente il grave stato di crisi economica in cui versava il Mirandolese ed avanzava un pacchetto di proposte idonee alla ripresa. Le idee di fondo – ispirate dalle letture fisiocratiche e da Adam Smith – erano quelle di favorire la piccola proprietà agraria, di incentivare gli investimenti mediante misure di esenzione fiscale e di mutui agevolati, di incoraggiare lo scambio commerciale e di stimolare la concorrenza e l’imprenditorialità.Il 1796 coglie il quarantenne Luosi nella sua Mirandola, entusiasta dell’arrivo delle truppe francesi e pronto a rendersi utile al nuovo corso. Nell’ottobre dello stesso ’96 è a Modena a far parte del Comitato di provvisorio di governo insieme a personalità quali Cosimo Medici, Agostino Paradisi, Ludovico Ricci, Carlo Testi, Luigi Valdrighi, sino a che, nel novembre dello stesso anno, passa alla Giunta di Difesa della Repubblica Cispadana per poi divenire Governatore Generale della Romagna. L’impegno, di particolare delicatezza militare, rischia di tenerlo lontano dal cuore della vita politica, che, con la costituzione della Repubblica Cisalpina, si era spostata a Milano.Ed è proprio a Milano, capitale dell’Italia napoleonica, che Luosi si trasferisce sul finire del giugno 1797 per intraprendere una carriera politica a dir poco sfolgorante, ben più longeva di quella di altri ex sudditi estensi: ricordiamo i nomi di Carlo Testi, ministro degli Affari Esteri nella Repubblica Cisalpina, di Ludovico Ricci, ministro delle Finanze nella Repubblica Cisalpina; di Pietro Vaccari, segretario di Stato nella Repubblica Italiana e poi ministro dell’Interno nel Regno d’Italia; di Antonio Veneri, ministro del Tesoro nel Regno d’Italia, di Achille Fontanelli, ministro di Guerra e Marina nel Regno d’Italia – tutti uomini cresciuti sotto l’influenza della stagione riformatrice estense dispiegatasi della seconda metà del Settecento.Luosi, in particolare, fu deputato presso il Corpo legislativo e quindi ministro di Giustizia della Repubblica Cisalpina e dell’Alta Polizia dello Stato nel 1797, fu membro del Direttorio Esecutivo, di cui divenne ben presto presidente nel 1798, fu componente della Consulta legislativa nel 1800, fu membro della Consulta di Stato nel 1802 e finalmente, il 9 giugno 1805, ascese alla carica di Gran Giudice e Ministro di Giustizia del Regno d’Italia.In tale veste, non soltanto promulgò la traduzione italiana del Codice Civile francese, ma diede anche vita al Regolamento organico dell’ordinamento giudiziario (1806) e alla riforma degli studi giuridici dell’Università di Pavia (1808), collaborò attivamente con Giandomenico Romagnosi alla redazione del codice di procedura penale (1807) e a diversi progetti di codice penale (1806-1809) e con Pompeo Baldasseroni e Domenico Alberto Azuni ai progetti di codice commerciale (1806-1808). Si trattò di un lavoro intensissimo, svolto in condizioni oggettivamente difficili, soprattutto a causa delle pesanti interferenze del Bonaparte e del ruolo “satellitare” riservato all’Italia, ma che può essere a buon diritto considerato un contributo decisivo alla diffusione di una rinnovata visione della legalità negli ambienti tradizionalisti dell’amministrazione giudiziaria.Con il tramonto della stella napoleonica e la Restaurazione, Luosi si ritirò dalla scena pubblica. Morì a Milano, il 1° ottobre 1830.In passato oggetto di ingenerose valutazioni da parte della storiografia, dettate più che altro dall’incomprensione di certi atteggiamenti per così dire accomodanti nei confronti dell’Imperatore, oggi è in corso un ripensamento attorno alla figura di Giuseppe Luosi e al ruolo da lui svolto nella politica e nella cultura giuridica dell’Italia napoleonica. Un’attenta lettura del suo impegno, costantemente rivolto a dare un segno “nazionale” alle riforme legislative, evidenzia piuttosto l’emersione di una sensibilità civile e culturale tutt’altro che gregaria e che in alcuni tratti sembra preludere al nostro Risorgimento di lì a poco a venire.

Giuseppe Luosi, giurista italiano ed europeo. Traduzioni, tradizioni e tradimenti della codificazione. A 200 anni dalla traduzione in italiano del Code Napoléon (1806-2006) / Tavilla, Carmelo Elio. - STAMPA. - (2009), pp. 1-410.

Giuseppe Luosi, giurista italiano ed europeo. Traduzioni, tradizioni e tradimenti della codificazione. A 200 anni dalla traduzione in italiano del Code Napoléon (1806-2006)

TAVILLA, Carmelo Elio
2009

Abstract

Giusto duecento anni fa, il 6 marzo 1806, veniva promulgato a Milano il Codice di Napoleone il Grande pel Regno d’Italia, traduzione in italiano del Code Civil des Français, la compilazione normativa che dava l’avvio al grandioso processo di codificazione del diritto nell’Europa moderna e contemporanea. Regista dell’operazione fu il Gran Giudice e Ministro di Giustizia Giuseppe Luosi.Nato a Mirandola nel 1755, figlio dell’avvocato e notaio Giovanni, Giuseppe Luosi, dopo una prima formazione presso la scuola ginnasiale gesuitica della città natale, viene avviato agli studi giuridici presso lo Studio Pubblico di San Carlo, che proprio in quegli fu sottoposto ad una radicale riforma che lo trasformò in Università degli Studi, posta sotto il diretto controllo statale. Tra i suoi docenti, va ricordato Bartolomeo Valdrighi, ideatore della riforma universitaria e principale redattore del Codice di leggi e costituzioni di Sua Altezza Serenissima Francesco III, meglio conosciuto come Codice Estense (1771), una delle più avanzate raccolte normative unitarie nell’Italia del Settecento.Conseguita la laurea nel 1776, Luosi torna a Mirandola ad esercitare la professione forense e, più tardi, anche quella notarile. Ricoprì inoltre l’incarico di rappresentante legale della Comunità di Mirandola e della locale Congregazione di Acque e Strade, organo finalizzato al governo del delle vie di trasporto e delle risorse idriche. In questa veste, in occasione della realizzazione del catasto, Luosi ebbe modo, nel 1791, di predisporre una relazione, diretta al primo ministro Giambattista Munarini, che descriveva analiticamente il grave stato di crisi economica in cui versava il Mirandolese ed avanzava un pacchetto di proposte idonee alla ripresa. Le idee di fondo – ispirate dalle letture fisiocratiche e da Adam Smith – erano quelle di favorire la piccola proprietà agraria, di incentivare gli investimenti mediante misure di esenzione fiscale e di mutui agevolati, di incoraggiare lo scambio commerciale e di stimolare la concorrenza e l’imprenditorialità.Il 1796 coglie il quarantenne Luosi nella sua Mirandola, entusiasta dell’arrivo delle truppe francesi e pronto a rendersi utile al nuovo corso. Nell’ottobre dello stesso ’96 è a Modena a far parte del Comitato di provvisorio di governo insieme a personalità quali Cosimo Medici, Agostino Paradisi, Ludovico Ricci, Carlo Testi, Luigi Valdrighi, sino a che, nel novembre dello stesso anno, passa alla Giunta di Difesa della Repubblica Cispadana per poi divenire Governatore Generale della Romagna. L’impegno, di particolare delicatezza militare, rischia di tenerlo lontano dal cuore della vita politica, che, con la costituzione della Repubblica Cisalpina, si era spostata a Milano.Ed è proprio a Milano, capitale dell’Italia napoleonica, che Luosi si trasferisce sul finire del giugno 1797 per intraprendere una carriera politica a dir poco sfolgorante, ben più longeva di quella di altri ex sudditi estensi: ricordiamo i nomi di Carlo Testi, ministro degli Affari Esteri nella Repubblica Cisalpina, di Ludovico Ricci, ministro delle Finanze nella Repubblica Cisalpina; di Pietro Vaccari, segretario di Stato nella Repubblica Italiana e poi ministro dell’Interno nel Regno d’Italia; di Antonio Veneri, ministro del Tesoro nel Regno d’Italia, di Achille Fontanelli, ministro di Guerra e Marina nel Regno d’Italia – tutti uomini cresciuti sotto l’influenza della stagione riformatrice estense dispiegatasi della seconda metà del Settecento.Luosi, in particolare, fu deputato presso il Corpo legislativo e quindi ministro di Giustizia della Repubblica Cisalpina e dell’Alta Polizia dello Stato nel 1797, fu membro del Direttorio Esecutivo, di cui divenne ben presto presidente nel 1798, fu componente della Consulta legislativa nel 1800, fu membro della Consulta di Stato nel 1802 e finalmente, il 9 giugno 1805, ascese alla carica di Gran Giudice e Ministro di Giustizia del Regno d’Italia.In tale veste, non soltanto promulgò la traduzione italiana del Codice Civile francese, ma diede anche vita al Regolamento organico dell’ordinamento giudiziario (1806) e alla riforma degli studi giuridici dell’Università di Pavia (1808), collaborò attivamente con Giandomenico Romagnosi alla redazione del codice di procedura penale (1807) e a diversi progetti di codice penale (1806-1809) e con Pompeo Baldasseroni e Domenico Alberto Azuni ai progetti di codice commerciale (1806-1808). Si trattò di un lavoro intensissimo, svolto in condizioni oggettivamente difficili, soprattutto a causa delle pesanti interferenze del Bonaparte e del ruolo “satellitare” riservato all’Italia, ma che può essere a buon diritto considerato un contributo decisivo alla diffusione di una rinnovata visione della legalità negli ambienti tradizionalisti dell’amministrazione giudiziaria.Con il tramonto della stella napoleonica e la Restaurazione, Luosi si ritirò dalla scena pubblica. Morì a Milano, il 1° ottobre 1830.In passato oggetto di ingenerose valutazioni da parte della storiografia, dettate più che altro dall’incomprensione di certi atteggiamenti per così dire accomodanti nei confronti dell’Imperatore, oggi è in corso un ripensamento attorno alla figura di Giuseppe Luosi e al ruolo da lui svolto nella politica e nella cultura giuridica dell’Italia napoleonica. Un’attenta lettura del suo impegno, costantemente rivolto a dare un segno “nazionale” alle riforme legislative, evidenzia piuttosto l’emersione di una sensibilità civile e culturale tutt’altro che gregaria e che in alcuni tratti sembra preludere al nostro Risorgimento di lì a poco a venire.
2009
9788889109380
Edizioni APM - Archivio Storico del Comune di Modena
ITALIA
Giuseppe Luosi, giurista italiano ed europeo. Traduzioni, tradizioni e tradimenti della codificazione. A 200 anni dalla traduzione in italiano del Code Napoléon (1806-2006) / Tavilla, Carmelo Elio. - STAMPA. - (2009), pp. 1-410.
Tavilla, Carmelo Elio
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