La ricerca nasce dallo stimolo prodotto da una ricerca specifica promossa da molte istituzioni locali, sulla sostenibilità del sentiero di sviluppo dell’economia modenese; dall’altro lato, un’esigenza interna a Legacoop di approfondire il tema della responsabilità sociale dell’impresa cooperativa. In questa prospettiva, debbono essere valutate le azioni e il livello di consapevolezza relative alle problematiche ambientali. Il lavoro investiga, i seguenti quesiti: si può mantenere l’economia di un territorio su una linea d’equilibrio, compatibile con il vincolo di risorse naturali (aria, acqua, energia, territorio e materie prime) fisicamente date e non riproducibili? Possono le imprese conciliare vincoli ambientali e efficienza? Se le risorse materiali debbono essere rispettate, si può mantenere la qualità della vita senza aumentare la produttività, quindi spingere più in profondità la divisione del lavoro e, dunque, provocare una continua crescita della popolazione e ciò che ne consegue? Di fronte a questi problemi, qual è il ruolo dell’impresa: quali sono le opportunità, quali sono le buone pratiche da seguire, quali sono i limiti alla sua azione?Ci si è chiesti quale sia la posizione della cooperazione – che assume tra i suoi principi fondativi la responsabilità sociale – quali siano le azioni spontanee, i codici di comportamento, le indicazioni ai partners, le relazioni industriali, la misurazione dei reali costi ambientali e gli investimenti sostenuti per economizzarli; inoltre, quale sia il rispetto della normativa e, quindi, lo sforzo di internalizzare i costi sociali dell’ambiente. Infine, nella prospettiva di selezionare buone pratiche, diventa indispensabile comprendere come i temi ambientali siano declinati nelle specifiche condizioni tecniche e organizzative di settori e comparti, dall’agricoltura ai servizi, nella piccola e nella grande impresa: per questo la cooperazione fornisce uno straordinario laboratorio analitico.Approfondire questi temi significa affrontare importanti questioni di metodo: tali questioni non possono essere risolte solo dalla disponibilità di dati o dalla ricchezza delle informazioni disponibili. Tre sono i problemi su cui si è concentrata la ricerca di campo: A) Gli effetti cumulativi dei processi: le azioni lasciano sempre una traccia e gli effetti cumulativi costruiscono una “memoria” che influenza progressivamente le azioni stesse, condizionandole via, via; si possono così determinare circoli viziosi o virtuosi non prevedibili in precedenza. La ricerca è riuscita ad evidenziare come molte azioni spontanee abbiano determinato circoli fortemente virtuosi nel risparmio delle risorse. B) Gli effetti di scala: è noto che il pensiero corrente è fortemente orientato dall’ipotesi di proporzionalità, sia quando confronta due grandezze, sia quando formula previsioni su fenomeni che hanno una dimensione temporale; ad esempio, due economie a differenti stadi di sviluppo. C) Le relazioni complesse tra il sistema e le parti che lo compongono: proprio a causa dei due punti precedenti non è possibile concepire un sistema come la somma semplice delle parti che lo compongono; si è visto come il ruolo svolto dai diversi agenti tenda a modificarsi attraverso un mutamento “qualitativo” delle relazioni con l’ambiente esterno.Il presente lavoro si è mosso seguendo il filone di pensiero che guarda all’ambiente come “risorsa” definita dello specifico contesto culturale e istituzionale di riferimento; di conseguenza, l’intervento sull’ambiente non ha possibilità di successo senza modificare quel contesto culturale ed istituzionale che ha provocato il danno che si vuole correggere. È importante notare come questa impostazione, la stessa delle indicazioni di Agenda 21, sia coerente con il filone di pensiero “istituzionalista”, e indichi come metodologia il dialogo continuo e serrato tra tutte le parti che costituiscono un organismo economico. A questo proposito, si può sostenere che uno dei motivi d’interesse del lavoro sia proprio la molteplicità di prospettive analitiche offerte dai colloqui. Al tempo stesso la ricerca ha permesso di affrontare sul piano empirico i problemi connessi ai tre punti appena ricordati.
Strategie di sostenibilità ambientale per il sistema cooperativo / Giovannetti, Enrico. - STAMPA. - (2005), pp. 13-86.
Strategie di sostenibilità ambientale per il sistema cooperativo
GIOVANNETTI, Enrico
2005
Abstract
La ricerca nasce dallo stimolo prodotto da una ricerca specifica promossa da molte istituzioni locali, sulla sostenibilità del sentiero di sviluppo dell’economia modenese; dall’altro lato, un’esigenza interna a Legacoop di approfondire il tema della responsabilità sociale dell’impresa cooperativa. In questa prospettiva, debbono essere valutate le azioni e il livello di consapevolezza relative alle problematiche ambientali. Il lavoro investiga, i seguenti quesiti: si può mantenere l’economia di un territorio su una linea d’equilibrio, compatibile con il vincolo di risorse naturali (aria, acqua, energia, territorio e materie prime) fisicamente date e non riproducibili? Possono le imprese conciliare vincoli ambientali e efficienza? Se le risorse materiali debbono essere rispettate, si può mantenere la qualità della vita senza aumentare la produttività, quindi spingere più in profondità la divisione del lavoro e, dunque, provocare una continua crescita della popolazione e ciò che ne consegue? Di fronte a questi problemi, qual è il ruolo dell’impresa: quali sono le opportunità, quali sono le buone pratiche da seguire, quali sono i limiti alla sua azione?Ci si è chiesti quale sia la posizione della cooperazione – che assume tra i suoi principi fondativi la responsabilità sociale – quali siano le azioni spontanee, i codici di comportamento, le indicazioni ai partners, le relazioni industriali, la misurazione dei reali costi ambientali e gli investimenti sostenuti per economizzarli; inoltre, quale sia il rispetto della normativa e, quindi, lo sforzo di internalizzare i costi sociali dell’ambiente. Infine, nella prospettiva di selezionare buone pratiche, diventa indispensabile comprendere come i temi ambientali siano declinati nelle specifiche condizioni tecniche e organizzative di settori e comparti, dall’agricoltura ai servizi, nella piccola e nella grande impresa: per questo la cooperazione fornisce uno straordinario laboratorio analitico.Approfondire questi temi significa affrontare importanti questioni di metodo: tali questioni non possono essere risolte solo dalla disponibilità di dati o dalla ricchezza delle informazioni disponibili. Tre sono i problemi su cui si è concentrata la ricerca di campo: A) Gli effetti cumulativi dei processi: le azioni lasciano sempre una traccia e gli effetti cumulativi costruiscono una “memoria” che influenza progressivamente le azioni stesse, condizionandole via, via; si possono così determinare circoli viziosi o virtuosi non prevedibili in precedenza. La ricerca è riuscita ad evidenziare come molte azioni spontanee abbiano determinato circoli fortemente virtuosi nel risparmio delle risorse. B) Gli effetti di scala: è noto che il pensiero corrente è fortemente orientato dall’ipotesi di proporzionalità, sia quando confronta due grandezze, sia quando formula previsioni su fenomeni che hanno una dimensione temporale; ad esempio, due economie a differenti stadi di sviluppo. C) Le relazioni complesse tra il sistema e le parti che lo compongono: proprio a causa dei due punti precedenti non è possibile concepire un sistema come la somma semplice delle parti che lo compongono; si è visto come il ruolo svolto dai diversi agenti tenda a modificarsi attraverso un mutamento “qualitativo” delle relazioni con l’ambiente esterno.Il presente lavoro si è mosso seguendo il filone di pensiero che guarda all’ambiente come “risorsa” definita dello specifico contesto culturale e istituzionale di riferimento; di conseguenza, l’intervento sull’ambiente non ha possibilità di successo senza modificare quel contesto culturale ed istituzionale che ha provocato il danno che si vuole correggere. È importante notare come questa impostazione, la stessa delle indicazioni di Agenda 21, sia coerente con il filone di pensiero “istituzionalista”, e indichi come metodologia il dialogo continuo e serrato tra tutte le parti che costituiscono un organismo economico. A questo proposito, si può sostenere che uno dei motivi d’interesse del lavoro sia proprio la molteplicità di prospettive analitiche offerte dai colloqui. Al tempo stesso la ricerca ha permesso di affrontare sul piano empirico i problemi connessi ai tre punti appena ricordati.Pubblicazioni consigliate
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