Lo scopo del presente lavoro è stato di quantificare l’acido α-linolenico (ALA), eicosapentaenoico (EPA), docosapentaenoico (DPA), docosaesaenoico (DHA), linoleico e arachidonico nel fegato di ratti trattati cronicamente con olio di lino e con un’associazione di oli vegetali e pesce. Si è valutata inoltre, la plasticità dell’isoforma α del recettore PPAR nel fegato.I PPAR sono dei recettori nucleari, eterodimerizzati con il recettore per l’acido 9-cis retinoico [1]. Questi agiscono come fattori di trascrizione per geni coinvolti nel metabolismo. Molti composti si legano con alta affinità ai recettori PPARs, tra questi troviamo gli acidi grassi insaturi a lunga catena (acido linoleico e linolenico), acidi grassi ramificati, acidi grassi ossidati o coniugati, ed infine eicosanoidi, leucotrieni e fibrati.Il tessuto epatico degli animali trattati per un mese con i suddetti oli è stato omogeneizzato con una miscela estraente costituita da ispropanolo/eptano/acido solforico secondo la metodica descritta da Mehta et al. [2]. Dopo aver aggiunto uno standard interno costituito dai 6 acidi grassi da analizzare, i campioni sono stati portati a secco in corrente di azoto e derivatizzati secondo la metodica descritta da Puttmann et al. [3] per ottenere i corrispondenti p-bromofenacil bromuri derivati. I campioni così ottenuti sono stati analizzati mediante HPLC a 35°C, colonna RP-18 endcapped (125 x 4 mm; 5 μm), detector UV a 254 nm.Successivamente il tessuto è stato omogeneizzato in buffer di lisi RIPA, addizionato di inibitori delle proteasi e centrifugato. I campioni così ottenuti sono stati caricati su gel di poliacrilamide bis-tris 4-12% e sottoposti ad analisi di Western blot.Dall’analisi HPLC si è riscontrato per quanto riguarda l’olio di lino un aumento significativo di ALA (p<0,001; one way Anova, Bonferroni’s post test), EPA (p<0,05) e DPA (p<0,05). Per quanto riguarda l’olio dietetico si è avuto un aumento significativo di ALA ed EPA, mentre si è avuto una diminuzione significativa dell’acido linoleico (p< 0,01) e dell’acido arachidonico (p<0,001). I risultati dei Western blot condotti sul tessuto epatico non evidenziano un aumento dell’espressione recettoriale del PPAR-α nei ratti trattati con olio di lino ed olio dietetico.
Variazione degli acidi grassi W3 e W6 e plasticità del recettore attivante la proliferazione dei perossisomi (PPAR-a) dopo trattamento cronico con olio di lino e olio dietetico nel fegato / Campioli, Enrico; Avallone, Rossella; Rustichelli, Cecilia; Baraldi, Mario. - STAMPA. - 1:(2008), pp. COM4-COM4. (Intervento presentato al convegno VII Congresso Nazionale di Chimica degli Alimenti tenutosi a Perugia nel 23-26 giugno 2008).
Variazione degli acidi grassi W3 e W6 e plasticità del recettore attivante la proliferazione dei perossisomi (PPAR-a) dopo trattamento cronico con olio di lino e olio dietetico nel fegato.
CAMPIOLI, Enrico;AVALLONE, Rossella;RUSTICHELLI, Cecilia;BARALDI, Mario
2008
Abstract
Lo scopo del presente lavoro è stato di quantificare l’acido α-linolenico (ALA), eicosapentaenoico (EPA), docosapentaenoico (DPA), docosaesaenoico (DHA), linoleico e arachidonico nel fegato di ratti trattati cronicamente con olio di lino e con un’associazione di oli vegetali e pesce. Si è valutata inoltre, la plasticità dell’isoforma α del recettore PPAR nel fegato.I PPAR sono dei recettori nucleari, eterodimerizzati con il recettore per l’acido 9-cis retinoico [1]. Questi agiscono come fattori di trascrizione per geni coinvolti nel metabolismo. Molti composti si legano con alta affinità ai recettori PPARs, tra questi troviamo gli acidi grassi insaturi a lunga catena (acido linoleico e linolenico), acidi grassi ramificati, acidi grassi ossidati o coniugati, ed infine eicosanoidi, leucotrieni e fibrati.Il tessuto epatico degli animali trattati per un mese con i suddetti oli è stato omogeneizzato con una miscela estraente costituita da ispropanolo/eptano/acido solforico secondo la metodica descritta da Mehta et al. [2]. Dopo aver aggiunto uno standard interno costituito dai 6 acidi grassi da analizzare, i campioni sono stati portati a secco in corrente di azoto e derivatizzati secondo la metodica descritta da Puttmann et al. [3] per ottenere i corrispondenti p-bromofenacil bromuri derivati. I campioni così ottenuti sono stati analizzati mediante HPLC a 35°C, colonna RP-18 endcapped (125 x 4 mm; 5 μm), detector UV a 254 nm.Successivamente il tessuto è stato omogeneizzato in buffer di lisi RIPA, addizionato di inibitori delle proteasi e centrifugato. I campioni così ottenuti sono stati caricati su gel di poliacrilamide bis-tris 4-12% e sottoposti ad analisi di Western blot.Dall’analisi HPLC si è riscontrato per quanto riguarda l’olio di lino un aumento significativo di ALA (p<0,001; one way Anova, Bonferroni’s post test), EPA (p<0,05) e DPA (p<0,05). Per quanto riguarda l’olio dietetico si è avuto un aumento significativo di ALA ed EPA, mentre si è avuto una diminuzione significativa dell’acido linoleico (p< 0,01) e dell’acido arachidonico (p<0,001). I risultati dei Western blot condotti sul tessuto epatico non evidenziano un aumento dell’espressione recettoriale del PPAR-α nei ratti trattati con olio di lino ed olio dietetico.Pubblicazioni consigliate
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