La città di Pompei rappresenta un unicum per qualità e quantità di reperti archeologici anche di tipo cosmetico. Da un’indagine condotta in archivio in collaborazione con il Laboratorio della Soprintendenza Archeologica di Pompei è emersa la presenza di un numero elevato di unguentari, balsamari e alabastra. Purtroppo le pratiche di reperimento e conservazione dei tempi passati ha eliminato il contenuto di gran parte dei contenitori considerati. In poco più di un centinaio di essi rispetto ad un totale di oltre un migliaio sono state rinvenute quantità più o meno cospicue del contenuto. Di questi è stato considerato un gruppo che presentava materiale polverulento colorato. A differenza dei balsamari di Oplontis, quelli di Pompei sono apparsi tutti di natura molto differente. Un gran numero conteneva polvere di un colore o nero vellutato o bianco candido e solo in alcuni casi si è rilevato un colore differente. Per l’identificazione della natura dei cosmetici sono state impiegate la spettroscopia FT-IR associata alla microscopia Raman e la gascromatografia abbinata alla spettrometria di massa GC-MS. Gli spettri infrarossi e Raman hanno consentito di accertare che i prodotti neri sono costituiti da carbone di probabile origine vegetale, un tipo di kohl facilmente reperibile, quelli bianchi da gesso diidrato, talora mescolato con calcite, il giallo da goethite. Non sono mancate identificazioni insolite, come ad es. cerussite, aragonite, anglesite, sulla cui origine sono possibili varie ipotesi. L’analisi degli estratti metanolici mediante GC-MS in molti casi non ha mostrato la presenza di componenti organici. Questo può indicare che venivano impiegati prevalentemente prodotti inorganici, ma anche che nei balsamari i cosmetici erano conservati allo stato di polvere e che solo al momento dell’uso una piccola quantità veniva mescolata con un legante che ne consentisse l’applicazione. La natura del contenuto dei balsamari fa propendere per un campionario di prodotti ristretto e di tipo popolare, rispetto a quelli corrispondenti di Oplontis. L’analisi della distribuzione statistica dei balsamari, anche non aventi contenuto, è risultato di interesse in quanto può, in qualche rispetto, essere collegato all’evento finale della città nel 79 d.C. e al valore e al significato attribuito ai balsamari in epoca Romana. La ricerca è stata condotta sul finanziamento CNRC00BEAC_002 Si ringrazia la Soprintendenza Archeologica di Pompei per aver reso possibile la Ricerca.

Mappatura e indagine sui reperti cosmetici rinvenuti a Pompei / Ferioli, Valeria; Baraldi, Pietro; C., Fagnano; Gamberini, Maria Cristina; Baraldi, Cecilia. - STAMPA. - 18-22:(2002), pp. 158-158. (Intervento presentato al convegno XVI Convegno Nazionale, Divisione di Chimica Farmaceutica, Soc. Chim. Italiana tenutosi a Sorrento nel settembre).

Mappatura e indagine sui reperti cosmetici rinvenuti a Pompei

FERIOLI, Valeria;BARALDI, Pietro;GAMBERINI, Maria Cristina;BARALDI, Cecilia
2002

Abstract

La città di Pompei rappresenta un unicum per qualità e quantità di reperti archeologici anche di tipo cosmetico. Da un’indagine condotta in archivio in collaborazione con il Laboratorio della Soprintendenza Archeologica di Pompei è emersa la presenza di un numero elevato di unguentari, balsamari e alabastra. Purtroppo le pratiche di reperimento e conservazione dei tempi passati ha eliminato il contenuto di gran parte dei contenitori considerati. In poco più di un centinaio di essi rispetto ad un totale di oltre un migliaio sono state rinvenute quantità più o meno cospicue del contenuto. Di questi è stato considerato un gruppo che presentava materiale polverulento colorato. A differenza dei balsamari di Oplontis, quelli di Pompei sono apparsi tutti di natura molto differente. Un gran numero conteneva polvere di un colore o nero vellutato o bianco candido e solo in alcuni casi si è rilevato un colore differente. Per l’identificazione della natura dei cosmetici sono state impiegate la spettroscopia FT-IR associata alla microscopia Raman e la gascromatografia abbinata alla spettrometria di massa GC-MS. Gli spettri infrarossi e Raman hanno consentito di accertare che i prodotti neri sono costituiti da carbone di probabile origine vegetale, un tipo di kohl facilmente reperibile, quelli bianchi da gesso diidrato, talora mescolato con calcite, il giallo da goethite. Non sono mancate identificazioni insolite, come ad es. cerussite, aragonite, anglesite, sulla cui origine sono possibili varie ipotesi. L’analisi degli estratti metanolici mediante GC-MS in molti casi non ha mostrato la presenza di componenti organici. Questo può indicare che venivano impiegati prevalentemente prodotti inorganici, ma anche che nei balsamari i cosmetici erano conservati allo stato di polvere e che solo al momento dell’uso una piccola quantità veniva mescolata con un legante che ne consentisse l’applicazione. La natura del contenuto dei balsamari fa propendere per un campionario di prodotti ristretto e di tipo popolare, rispetto a quelli corrispondenti di Oplontis. L’analisi della distribuzione statistica dei balsamari, anche non aventi contenuto, è risultato di interesse in quanto può, in qualche rispetto, essere collegato all’evento finale della città nel 79 d.C. e al valore e al significato attribuito ai balsamari in epoca Romana. La ricerca è stata condotta sul finanziamento CNRC00BEAC_002 Si ringrazia la Soprintendenza Archeologica di Pompei per aver reso possibile la Ricerca.
2002
XVI Convegno Nazionale, Divisione di Chimica Farmaceutica, Soc. Chim. Italiana
Sorrento
settembre
Ferioli, Valeria; Baraldi, Pietro; C., Fagnano; Gamberini, Maria Cristina; Baraldi, Cecilia
Mappatura e indagine sui reperti cosmetici rinvenuti a Pompei / Ferioli, Valeria; Baraldi, Pietro; C., Fagnano; Gamberini, Maria Cristina; Baraldi, Cecilia. - STAMPA. - 18-22:(2002), pp. 158-158. (Intervento presentato al convegno XVI Convegno Nazionale, Divisione di Chimica Farmaceutica, Soc. Chim. Italiana tenutosi a Sorrento nel settembre).
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