Il volume prende le mosse dagli arabeschi dell'estetismo per indagare alle origini, tra Italia e Europa, il côté magico o estatico della letteratura novecentesca, ponendo al centro il problema critico della visione come dialettica di immagine e ritmo, in un paesaggio culturale illuminato a un tempo dalla musica e dalle arti figurative. Così, dopo il grande antefatto musicale del Tasso, la ricerca spinge lo sguardo da d'Annunzio e dall'invenzione ritmica di "Alcyone" alla "favola delle immagini" di Campana, alle sue allegorie oniriche, alla trascendenza plastica delle metafore e delle corrispondenze, alla spazialità cromatica dei valori timbrici e delle percezioni simultanee, dal mito Jugendstil dell'ornamento all'esplosione vitale futurista o fauve. E non è un caso che accanto a Campana compaia anche Aby Warburg, quasi a suggerire, sulle orme di Nietzsche, una classicità divisa fra Dioniso e Apollo e una antropologia della memoria ormai affrancata dalle tentazioni narcisistiche dell'estetismo. Né è casuale che in un quadro mobile di scambie di esperienze espressive poste a confronto o ritrascritte da un codice tecnico a un altro emerga un ragionamento sull'atto della lettura, e che esso si iscriva, con Warburg, Riegl e Bachtin, nel quadro di una antropologia e di un'etica della letteratura. Alla fine anche l'esercizio di lettura condotto sull'archivio del Premio Riccione per il teatro, entro una materia ancora inesplorata, fra testi di valore assai differente, può convertirsi in una storia indiretta della società o del costume, dal secondo Dopoguerra ai giorni nostri.
Il Novecento come visione.Dal Simbolismo a Campana / Zanetti, Giorgio. - STAMPA. - (1999), pp. 11-255.
Il Novecento come visione.Dal Simbolismo a Campana
ZANETTI, Giorgio
1999
Abstract
Il volume prende le mosse dagli arabeschi dell'estetismo per indagare alle origini, tra Italia e Europa, il côté magico o estatico della letteratura novecentesca, ponendo al centro il problema critico della visione come dialettica di immagine e ritmo, in un paesaggio culturale illuminato a un tempo dalla musica e dalle arti figurative. Così, dopo il grande antefatto musicale del Tasso, la ricerca spinge lo sguardo da d'Annunzio e dall'invenzione ritmica di "Alcyone" alla "favola delle immagini" di Campana, alle sue allegorie oniriche, alla trascendenza plastica delle metafore e delle corrispondenze, alla spazialità cromatica dei valori timbrici e delle percezioni simultanee, dal mito Jugendstil dell'ornamento all'esplosione vitale futurista o fauve. E non è un caso che accanto a Campana compaia anche Aby Warburg, quasi a suggerire, sulle orme di Nietzsche, una classicità divisa fra Dioniso e Apollo e una antropologia della memoria ormai affrancata dalle tentazioni narcisistiche dell'estetismo. Né è casuale che in un quadro mobile di scambie di esperienze espressive poste a confronto o ritrascritte da un codice tecnico a un altro emerga un ragionamento sull'atto della lettura, e che esso si iscriva, con Warburg, Riegl e Bachtin, nel quadro di una antropologia e di un'etica della letteratura. Alla fine anche l'esercizio di lettura condotto sull'archivio del Premio Riccione per il teatro, entro una materia ancora inesplorata, fra testi di valore assai differente, può convertirsi in una storia indiretta della società o del costume, dal secondo Dopoguerra ai giorni nostri.Pubblicazioni consigliate
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