Il testo prende in esame la storia dell'approccio analitico nella filosofia dell'educazione di lingua inglese. E' quasi un luogo comune sottolineare la rivoluzione filosofica avvenuta negli anni Quaranta e Cinquanta nel mondo di lingua inglese. Un nutrito gruppo di filosofi (tra cui George E. Moore, Ludwig Wittgenstein, Gilbert Ryle, Paul F. Strawson) era largamente insoddisfatto dei metodi tradizionali della ricerca filosofica, perché essi non erano altro che spiegazioni molto generali di problemi senza possibili soluzioni (per esempio il senso della vita, il ruolo dell’uomo nel mondo, l’essenza del bene, ed altri affini). Questi filosofi cominciarono ad accentuare l'importanza di un uso corretto del linguaggio, asserendo che il linguaggio della filosofia tradizionale era troppo oscuro, pieno di ambiguità, e facilmente frainteso. Invece di essere la pietra angolare della comunicazione filosofica, era uno strumento utilizzato in modo scorretto. In conseguenza, essi suggerirono prima di tutto analisi più dettagliate circa il linguaggio in cui i problemi filosofici erano esposti, e in un secondo momento anche circa il linguaggio ordinario, dal quale il linguaggio filosofico era derivato. Il nuovo approccio alla filosofia fu per questo motivo chiamato filosofia del linguaggio ordinario o anche, con termine più generale, filosofia analitica. A poco a poco, questa divenne la principale corrente filosofica del mondo di lingua inglese, e cominciò a influenzare anche altri campi delle discipline umanistiche e delle scienze sociali. Uno di questi fu la pedagogia. Negli anni Cinquanta alcuni filosofi dell'educazione (tra cui B. Othanel Smith, Charles D. Hardie, Israel Scheffler, Daniel J. O'Connor) cominciarono a manifestare una profonda insoddisfazione nei confronti del corrente modo di fare filosofia attorno a tematiche pedagogiche, perché il linguaggio della tradizionale filosofia dell'educazione era troppo confuso. Così essi cominciarono ad utilizzare gli strumenti linguistici provenienti dalla filosofia analitica con lo scopo di chiarificare il linguaggio e i concetti del campo pedagogico. Negli anni Sessanta, la filosofia analitica dell'educazione divenne la più potente filosofia dell'educazione praticata nei dipartimenti di pedagogia delle università britanniche e statunitensi. Questa egemonia era ancora molto forte negli anni Settanta e Ottanta, anche quando l'approccio analitico cominciò ad essere criticato e messo in difficoltà da altri approcci filosofici che pretendevano di essere più completi. Data l'importanza della filosofia analitica dell'educazione, può sembrare strano che i resoconti storici di questo movimento siano piuttosto scarsi dal punto di vista quantitativo, e alcuni di essi molto discutibili dal punto di vista metodologico e contenutistico. Solo nove studi, di cui tre dello stesso autore, hanno trattato la questione in modo convincente. Tutti questi studi presentano però limiti nelle fonti, nei paradigmi esplicativi, nei risultati complessivi. In particolare, si possono mettere in evidenza due aspetti. Per prima cosa risulta particolarmente singolare che una tradizione filosofico - pedagogica di lingua inglese, sviluppatasi in modo autonomo nelle due aree principali, la britannica e la statunitense, ma con intrecci frequenti e ben documentati dal punto di vista testuale, sia stata sempre trattata in modo localistico e parziale, evidenziando sempre e solo la storia locale e riducendo la storia dell'altra area a episodio o curiosità. In secondo luogo, è particolarmente lacunoso il problema delle origini di questa tradizione di ricerca, problema che molti autori liquidano in modo piuttosto semplicistico, facendo riferimento ad una serie limitata di testi. Si impone quindi, per approfondire la prospettiva storica, la necessità di ampliare la quantità dei testi da considerare, confrontandoli tra loro e cercando di enucleare l'intreccio, non sempre esplicito, dei loro temi comuni, per chiarire i problemi lasciati aperti dagli studi precedentemente elencati. Questo è lo scopo di questo testo.

La filosofia analitica dell'educazione e l'analisi del discorso pedagogico. Storia di una tradizione di ricerca e delle sue influenze sulla pedagogia italiana / Barbieri, Nicola. - 1:(2001), pp. 1-257.

La filosofia analitica dell'educazione e l'analisi del discorso pedagogico. Storia di una tradizione di ricerca e delle sue influenze sulla pedagogia italiana

BARBIERI, Nicola
2001

Abstract

Il testo prende in esame la storia dell'approccio analitico nella filosofia dell'educazione di lingua inglese. E' quasi un luogo comune sottolineare la rivoluzione filosofica avvenuta negli anni Quaranta e Cinquanta nel mondo di lingua inglese. Un nutrito gruppo di filosofi (tra cui George E. Moore, Ludwig Wittgenstein, Gilbert Ryle, Paul F. Strawson) era largamente insoddisfatto dei metodi tradizionali della ricerca filosofica, perché essi non erano altro che spiegazioni molto generali di problemi senza possibili soluzioni (per esempio il senso della vita, il ruolo dell’uomo nel mondo, l’essenza del bene, ed altri affini). Questi filosofi cominciarono ad accentuare l'importanza di un uso corretto del linguaggio, asserendo che il linguaggio della filosofia tradizionale era troppo oscuro, pieno di ambiguità, e facilmente frainteso. Invece di essere la pietra angolare della comunicazione filosofica, era uno strumento utilizzato in modo scorretto. In conseguenza, essi suggerirono prima di tutto analisi più dettagliate circa il linguaggio in cui i problemi filosofici erano esposti, e in un secondo momento anche circa il linguaggio ordinario, dal quale il linguaggio filosofico era derivato. Il nuovo approccio alla filosofia fu per questo motivo chiamato filosofia del linguaggio ordinario o anche, con termine più generale, filosofia analitica. A poco a poco, questa divenne la principale corrente filosofica del mondo di lingua inglese, e cominciò a influenzare anche altri campi delle discipline umanistiche e delle scienze sociali. Uno di questi fu la pedagogia. Negli anni Cinquanta alcuni filosofi dell'educazione (tra cui B. Othanel Smith, Charles D. Hardie, Israel Scheffler, Daniel J. O'Connor) cominciarono a manifestare una profonda insoddisfazione nei confronti del corrente modo di fare filosofia attorno a tematiche pedagogiche, perché il linguaggio della tradizionale filosofia dell'educazione era troppo confuso. Così essi cominciarono ad utilizzare gli strumenti linguistici provenienti dalla filosofia analitica con lo scopo di chiarificare il linguaggio e i concetti del campo pedagogico. Negli anni Sessanta, la filosofia analitica dell'educazione divenne la più potente filosofia dell'educazione praticata nei dipartimenti di pedagogia delle università britanniche e statunitensi. Questa egemonia era ancora molto forte negli anni Settanta e Ottanta, anche quando l'approccio analitico cominciò ad essere criticato e messo in difficoltà da altri approcci filosofici che pretendevano di essere più completi. Data l'importanza della filosofia analitica dell'educazione, può sembrare strano che i resoconti storici di questo movimento siano piuttosto scarsi dal punto di vista quantitativo, e alcuni di essi molto discutibili dal punto di vista metodologico e contenutistico. Solo nove studi, di cui tre dello stesso autore, hanno trattato la questione in modo convincente. Tutti questi studi presentano però limiti nelle fonti, nei paradigmi esplicativi, nei risultati complessivi. In particolare, si possono mettere in evidenza due aspetti. Per prima cosa risulta particolarmente singolare che una tradizione filosofico - pedagogica di lingua inglese, sviluppatasi in modo autonomo nelle due aree principali, la britannica e la statunitense, ma con intrecci frequenti e ben documentati dal punto di vista testuale, sia stata sempre trattata in modo localistico e parziale, evidenziando sempre e solo la storia locale e riducendo la storia dell'altra area a episodio o curiosità. In secondo luogo, è particolarmente lacunoso il problema delle origini di questa tradizione di ricerca, problema che molti autori liquidano in modo piuttosto semplicistico, facendo riferimento ad una serie limitata di testi. Si impone quindi, per approfondire la prospettiva storica, la necessità di ampliare la quantità dei testi da considerare, confrontandoli tra loro e cercando di enucleare l'intreccio, non sempre esplicito, dei loro temi comuni, per chiarire i problemi lasciati aperti dagli studi precedentemente elencati. Questo è lo scopo di questo testo.
2001
9788871785172
CLEUP
ITALIA
La filosofia analitica dell'educazione e l'analisi del discorso pedagogico. Storia di una tradizione di ricerca e delle sue influenze sulla pedagogia italiana / Barbieri, Nicola. - 1:(2001), pp. 1-257.
Barbieri, Nicola
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