Il titolo di questo libro nasce dal confronto con Andrea Branzi nel corso della preparazione della mostra curata per lo CSAC dell’Università di Parma nel 2021. L’ipotesi allora era quella di dare centralità al plastico, uno strumento di riflessione critica a cui Branzi è sempre ricorso a partire dai primi interventi con Archizoom. Nel modello si condensa la riflessione sul design, una riflessione che si espande nella esposizione, oppure nel video. Allora l’intenzione era di parlare di design senza oggetti, incrociando i tanti contributi scritti di Branzi, con quel discorso parallelo fatto di immagini e di metafore create per riflettere sul design come rifondazione dell’architettura per “ricomporre un legame reale tra l’uomo e il sistema dei suoi oggetti. Da quella prima indagine e proposta di lettura è scaturito questo volume, la cui struttura si basa su due presupposti: l’impossibilità di tracciare una storia lineare di un lavoro caratterizzato da un processo enzimatico, per assumere una sua metafora qui assunta a proposito della modalità con cui Branzi ha condotto la sua riflessione, continuando a rielaborarne i temi centrali; quindi la necessità di tener conto della vocazione alla narrazione, un presupposto imprescindibile del progetto, attraverso cui egli, misurandosi con differenti media, ha costantemente cercato di interpretare il presente formulando ipotesi di lettura. La narrazione è componente intrinseca del progetto non necessariamente consequenziale rispetto a canonici processi incardinati sulla successione di fasi ideative e di verifica. Talvolta il racconto agisce a posteriori per restituire gli esiti dell’indagine, talaltra è momento di elaborazione di una ipotesi, oppure è risemantizzazione a posteriori del proprio lavoro o di singoli frammenti. Questo avviene attraverso la scrittura, nei suoi libri da Moderno postmoderno millenario (1980), a La Casa calda (1984), fino all’ultimo E=mc2.Il progetto nell’epoca della relatività (2020), ma anche e soprattutto attraverso il display, disegnando dispositivi che mettono in relazione oggetti e immagini, attivando connessioni tra le riflessioni del designer e chi guarda. La centralità del display è confermata dalla vasta letteratura, ma soprattutto dall’analisi di un segmento di archivio, quello consegnato allo CSAC dell’Università di Parma, in cui le modalità di sedimentazione dei materiali lasciano trasparire una pratica di costante riuso, ripresa, rielaborazione che rende impossibile, o meglio mette in discussione uno degli strumenti cardine per gli archivi del progetto, quello di un riordino basato su una rigorosa organizzazione per progetto. Per cercare di restituire una tale complessità si è pensato di tracciare due percorsi, il primo, ad introduzione, strutturato a partire da una successione di parole che appartengono al discorso di Branzi. Questa sorta di glossario è integrato da una riflessione sulle forme della narrazione, e sulla “interiorizzazione del tempo”, una locuzione efficace per parlare di una questione cruciale per il dibattitto e per lo stesso Branzi a partire dalla fine degli anni ’70: il rapporto con il tempo e con i tempi lunghi della storia e quindi anche del design. Il secondo tracciato è costituito da una “narrazione per segmenti forti”, una successione di progetti e opere strutturata in modo da restituire l’intreccio tra i territori indagati e la cronologia, selezionati grazie alla ricerca nel segmento di archivio di Parma costituito da materiali grafici che raccontano i modi del progettare dagli anni ’70 al XXI secolo, ma anche da relazioni, documenti di lavoro, corrispondenze, raccolte iconografiche, che costituiscono una componente imprescindibile di quel complesso sistema di relazioni attivate dall’intensa attività critica e ideativa. La selezione di alcune occasioni progettuali e di riflessione teorica è stata condotta per far emergere innanzitutto la dimensione narrativa del lavoro di Branzi che ha avuto come momento complementare alla scrittura l’esposizione, e soprattutto per cercare di comprendere la complessità di sollecitazioni e di verifiche condotte tra la seconda metà degli anni ’70 e il decennio successivo, un momento di snodo importante tra la fine dell’esperienza di Archizoom associati e il ritorno alla riflessione sulla metropoli a partire dagli anni ’90, in cui emergono nuove istanze grazie a una successione di sperimentazioni significative.
Andrea Branzi. Racconti di design
Francesca Zanella
2025
Abstract
Il titolo di questo libro nasce dal confronto con Andrea Branzi nel corso della preparazione della mostra curata per lo CSAC dell’Università di Parma nel 2021. L’ipotesi allora era quella di dare centralità al plastico, uno strumento di riflessione critica a cui Branzi è sempre ricorso a partire dai primi interventi con Archizoom. Nel modello si condensa la riflessione sul design, una riflessione che si espande nella esposizione, oppure nel video. Allora l’intenzione era di parlare di design senza oggetti, incrociando i tanti contributi scritti di Branzi, con quel discorso parallelo fatto di immagini e di metafore create per riflettere sul design come rifondazione dell’architettura per “ricomporre un legame reale tra l’uomo e il sistema dei suoi oggetti. Da quella prima indagine e proposta di lettura è scaturito questo volume, la cui struttura si basa su due presupposti: l’impossibilità di tracciare una storia lineare di un lavoro caratterizzato da un processo enzimatico, per assumere una sua metafora qui assunta a proposito della modalità con cui Branzi ha condotto la sua riflessione, continuando a rielaborarne i temi centrali; quindi la necessità di tener conto della vocazione alla narrazione, un presupposto imprescindibile del progetto, attraverso cui egli, misurandosi con differenti media, ha costantemente cercato di interpretare il presente formulando ipotesi di lettura. La narrazione è componente intrinseca del progetto non necessariamente consequenziale rispetto a canonici processi incardinati sulla successione di fasi ideative e di verifica. Talvolta il racconto agisce a posteriori per restituire gli esiti dell’indagine, talaltra è momento di elaborazione di una ipotesi, oppure è risemantizzazione a posteriori del proprio lavoro o di singoli frammenti. Questo avviene attraverso la scrittura, nei suoi libri da Moderno postmoderno millenario (1980), a La Casa calda (1984), fino all’ultimo E=mc2.Il progetto nell’epoca della relatività (2020), ma anche e soprattutto attraverso il display, disegnando dispositivi che mettono in relazione oggetti e immagini, attivando connessioni tra le riflessioni del designer e chi guarda. La centralità del display è confermata dalla vasta letteratura, ma soprattutto dall’analisi di un segmento di archivio, quello consegnato allo CSAC dell’Università di Parma, in cui le modalità di sedimentazione dei materiali lasciano trasparire una pratica di costante riuso, ripresa, rielaborazione che rende impossibile, o meglio mette in discussione uno degli strumenti cardine per gli archivi del progetto, quello di un riordino basato su una rigorosa organizzazione per progetto. Per cercare di restituire una tale complessità si è pensato di tracciare due percorsi, il primo, ad introduzione, strutturato a partire da una successione di parole che appartengono al discorso di Branzi. Questa sorta di glossario è integrato da una riflessione sulle forme della narrazione, e sulla “interiorizzazione del tempo”, una locuzione efficace per parlare di una questione cruciale per il dibattitto e per lo stesso Branzi a partire dalla fine degli anni ’70: il rapporto con il tempo e con i tempi lunghi della storia e quindi anche del design. Il secondo tracciato è costituito da una “narrazione per segmenti forti”, una successione di progetti e opere strutturata in modo da restituire l’intreccio tra i territori indagati e la cronologia, selezionati grazie alla ricerca nel segmento di archivio di Parma costituito da materiali grafici che raccontano i modi del progettare dagli anni ’70 al XXI secolo, ma anche da relazioni, documenti di lavoro, corrispondenze, raccolte iconografiche, che costituiscono una componente imprescindibile di quel complesso sistema di relazioni attivate dall’intensa attività critica e ideativa. La selezione di alcune occasioni progettuali e di riflessione teorica è stata condotta per far emergere innanzitutto la dimensione narrativa del lavoro di Branzi che ha avuto come momento complementare alla scrittura l’esposizione, e soprattutto per cercare di comprendere la complessità di sollecitazioni e di verifiche condotte tra la seconda metà degli anni ’70 e il decennio successivo, un momento di snodo importante tra la fine dell’esperienza di Archizoom associati e il ritorno alla riflessione sulla metropoli a partire dagli anni ’90, in cui emergono nuove istanze grazie a una successione di sperimentazioni significative.Pubblicazioni consigliate
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