Durante il Terzo Congresso Tedesco di Filosofia, nel 1950, si tenne a Brema un importante simposio sul tema dell’ambiente al quale presero parte, accanto ad alcuni dei più noti filosofi del momento, diversi stimati scienziati: zoologi, fisiologi, etologi. La discussione si concentrava non su un concetto generale di “ambiente”, ma su quello proposto alcuni decenni prima con la teoria “rivoluzionaria” dell’affermato biologo Johan Jakob von Uexküll. Di origini estoni ma di lingua e cultura germanica, studioso di zoologia marina e convinto sperimentatore, ma anche appassionato lettore della filosofia di Kant, von Uexküll aveva pubblicato nel 1920 (e in una versione riveduta nel 1928) una corposa Theoretische Biologie, nella quale dava pieno spessore e completamento alle idee esposte in un saggio del 1909 dal titolo Umwelt und Innenwelt der Tiere. Il grande riverbero di questo concetto si radica nella complessa situazione in cui si trovavano, all’inizio del secolo scorso, le cosiddette “scienze della vita”, impegnate nell’indagine di un oggetto singolare e sfuggente, muovendosi tra innovative sperimentazioni di laboratorio e riflessione filosofica. All’interno della neonata biologia era in corso un intenso dibattito sulla possibilità di ricondurre i fenomeni vitali a poche e semplici leggi fisico-chimiche, mentre al contempo riprendevano vigore teorie vitaliste e organiciste che contestavano la legittimità di un meccanicismo ancora troppo rigido. La posizione di von Uexküll rappresentava un originale tentativo di combinare sapere positivistico e spiritualismo filosofico, orbitante intorno all’idea che, essendo ogni vivente un soggetto (non un semplice oggetto) posto in relazione con l’esterno (il “suo” esterno), la biologia deve occuparsi dell’esistenza di “ambienti individuali” correlati a differenti soggetti animali, e non di un unico mondo, coincidente con quello dell’essere umano. Ogni animale – spiega von Uexküll nella sua Theoretische Biologie – è un soggetto che, a seconda del modo particolare in cui è costituito, seleziona determinati stimoli provenienti dagli effetti generali del mondo esterno, cui esso risponde in un modo determinato; a loro volta, queste risposte consistono in determinati effetti sul mondo che, di nuovo, influenzano gli stimoli. Sorge così un “ciclo chiuso” che può essere detto il circuito funzionale dell’animale. Sulla base di un determinato “piano di costruzione” – il fattore immateriale da cui dipendono da un lato la disposizione delle parti nel tutto organico e dall’altro le sue modalità di prestazione – il soggetto biologico preso di volta in volta in considerazione è da ritenersi correlato agli elementi esterni mediante precisi legami, dipendenti dalle caratteristiche morfologiche e dai processi fisiologici del vivente; la struttura dinamica che ne risulta restituisce così la configurazione complessiva della vita dell’organismo e l’universo esistenziale del soggetto. Questo universo è quindi composto di stimoli e percezioni, di movimenti ed effetti correlati, che presi nella loro intima connessione formano quello che von Uexküll chiama “ambiente”, un sistema chiuso di relazioni raccolto intorno al singolo vivente, come d’altronde chiaramente espresso dallo stesso termine “Umwelt”. Le idee di von Uexküll hanno esercitato una profonda influenza sullo scenario scientifico e filosofico della prima metà del XX secolo. Lo dimostrano da un lato la fondazione, ad Amburgo, dell’Institut für Umweltforschung, che ha ricevuto importanti riconoscimenti da parte di esponenti delle scienze biologiche ed etologiche; dall’altro la sua ricezione in ambito filosofico, in particolare da parte della corrente dell’Antropologia filosofica contemporanea (rappresentata da Max Scheler, Helmuth Plessner e Arnold Gehlen), ma anche da alcuni tra i pensatori più in vista del tempo, come Martin Heidegger ed Ernst Cassirer. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, molti altri filosofi e psicologi si sono richiamati al suo lavoro, sottolineandone l’originalità e la forza innovativa. A partire dalla seconda metà degli anni Trenta, la riflessione di von Uexküll si rivolge specialmente ad alcuni aspetti teoretici delle questioni da lui affrontate, approdando alla Bedeutungslehre (del 1940). Quest’opera inaugura un nuovo motivo di interesse per la vivacità intellettuale di von Uexküll, che avrà un seguito nel proficuo lavoro di autorevoli semiotici contemporanei, come Thomas Sebeok.

Jakob von Uexküll. Teoria biologica, soggettività e ambiente / Rasini, Vallori. - In: DISCIPLINE FILOSOFICHE. - ISSN 1591-9625. - (2023), pp. 1-247.

Jakob von Uexküll. Teoria biologica, soggettività e ambiente

Vallori Rasini
2023

Abstract

Durante il Terzo Congresso Tedesco di Filosofia, nel 1950, si tenne a Brema un importante simposio sul tema dell’ambiente al quale presero parte, accanto ad alcuni dei più noti filosofi del momento, diversi stimati scienziati: zoologi, fisiologi, etologi. La discussione si concentrava non su un concetto generale di “ambiente”, ma su quello proposto alcuni decenni prima con la teoria “rivoluzionaria” dell’affermato biologo Johan Jakob von Uexküll. Di origini estoni ma di lingua e cultura germanica, studioso di zoologia marina e convinto sperimentatore, ma anche appassionato lettore della filosofia di Kant, von Uexküll aveva pubblicato nel 1920 (e in una versione riveduta nel 1928) una corposa Theoretische Biologie, nella quale dava pieno spessore e completamento alle idee esposte in un saggio del 1909 dal titolo Umwelt und Innenwelt der Tiere. Il grande riverbero di questo concetto si radica nella complessa situazione in cui si trovavano, all’inizio del secolo scorso, le cosiddette “scienze della vita”, impegnate nell’indagine di un oggetto singolare e sfuggente, muovendosi tra innovative sperimentazioni di laboratorio e riflessione filosofica. All’interno della neonata biologia era in corso un intenso dibattito sulla possibilità di ricondurre i fenomeni vitali a poche e semplici leggi fisico-chimiche, mentre al contempo riprendevano vigore teorie vitaliste e organiciste che contestavano la legittimità di un meccanicismo ancora troppo rigido. La posizione di von Uexküll rappresentava un originale tentativo di combinare sapere positivistico e spiritualismo filosofico, orbitante intorno all’idea che, essendo ogni vivente un soggetto (non un semplice oggetto) posto in relazione con l’esterno (il “suo” esterno), la biologia deve occuparsi dell’esistenza di “ambienti individuali” correlati a differenti soggetti animali, e non di un unico mondo, coincidente con quello dell’essere umano. Ogni animale – spiega von Uexküll nella sua Theoretische Biologie – è un soggetto che, a seconda del modo particolare in cui è costituito, seleziona determinati stimoli provenienti dagli effetti generali del mondo esterno, cui esso risponde in un modo determinato; a loro volta, queste risposte consistono in determinati effetti sul mondo che, di nuovo, influenzano gli stimoli. Sorge così un “ciclo chiuso” che può essere detto il circuito funzionale dell’animale. Sulla base di un determinato “piano di costruzione” – il fattore immateriale da cui dipendono da un lato la disposizione delle parti nel tutto organico e dall’altro le sue modalità di prestazione – il soggetto biologico preso di volta in volta in considerazione è da ritenersi correlato agli elementi esterni mediante precisi legami, dipendenti dalle caratteristiche morfologiche e dai processi fisiologici del vivente; la struttura dinamica che ne risulta restituisce così la configurazione complessiva della vita dell’organismo e l’universo esistenziale del soggetto. Questo universo è quindi composto di stimoli e percezioni, di movimenti ed effetti correlati, che presi nella loro intima connessione formano quello che von Uexküll chiama “ambiente”, un sistema chiuso di relazioni raccolto intorno al singolo vivente, come d’altronde chiaramente espresso dallo stesso termine “Umwelt”. Le idee di von Uexküll hanno esercitato una profonda influenza sullo scenario scientifico e filosofico della prima metà del XX secolo. Lo dimostrano da un lato la fondazione, ad Amburgo, dell’Institut für Umweltforschung, che ha ricevuto importanti riconoscimenti da parte di esponenti delle scienze biologiche ed etologiche; dall’altro la sua ricezione in ambito filosofico, in particolare da parte della corrente dell’Antropologia filosofica contemporanea (rappresentata da Max Scheler, Helmuth Plessner e Arnold Gehlen), ma anche da alcuni tra i pensatori più in vista del tempo, come Martin Heidegger ed Ernst Cassirer. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, molti altri filosofi e psicologi si sono richiamati al suo lavoro, sottolineandone l’originalità e la forza innovativa. A partire dalla seconda metà degli anni Trenta, la riflessione di von Uexküll si rivolge specialmente ad alcuni aspetti teoretici delle questioni da lui affrontate, approdando alla Bedeutungslehre (del 1940). Quest’opera inaugura un nuovo motivo di interesse per la vivacità intellettuale di von Uexküll, che avrà un seguito nel proficuo lavoro di autorevoli semiotici contemporanei, come Thomas Sebeok.
2023
978-88-229-2134-5
Quodlibet
ITALIA
Jakob von Uexküll. Teoria biologica, soggettività e ambiente / Rasini, Vallori. - In: DISCIPLINE FILOSOFICHE. - ISSN 1591-9625. - (2023), pp. 1-247.
Rasini, Vallori
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