Arne Næss (1912-2009), filosofo, alpinista, fondatore del movimento della Deep Ecology, curioso esploratore del territorio e del pensiero, è una delle figure più influenti del nostro tempo, anche se in Italia la sua opera resta ancora poco nota. Dopo un periodo di formazione al circolo di Vienna e a Berkeley, a ventisette anni Næss diventa il primo professore di filosofia in Norvegia, all’università di Oslo. Una scelta delle sue pubblicazioni, raccolte in dieci corposi volumi in inglese pubblicati da Springer, testimonia il rigore delle sue ricerche, ma anche la varietà dei suoi interessi e la loro originalità. Altrettanto originale è stata la sua scelta di vita, divisa fra l’università, le imprese alpinistiche, l’attivismo ecologista e una sorta di eremitaggio nella sua Tvergastein, la baita spartana isolata dal mondo, a 1500 metri di altezza, alle pendici dell’Hallingskarvet, un monte brullo e sferzato dai venti del nord. A Tvergastein Næss studia Spinoza, Gandhi, il Buddismo, Heidegger, Whitehead, vive in modo alternativo e lontano dalle abitudini della società consumistica, ed elabora la sua personale “ecosofia”: una scomoda, rivoluzionaria e profonda nuova comprensione del rapporto fra l’essere umano e la natura. Una Deep ecology che si oppone, con la pacifica e solida determinazione gandhiana, ad un approccio antropocentrico che predica lo sfruttamento irresponsabile della natura. Un pensiero autenticamente ecologico quello di Næss, oggi imprescindibile. Come in ogni numero di “Riga”, dopo l’editoriale di Franco Nasi, e tre testi poetici di Mariangela Gualtieri, Valerio Magrelli e Chandra Livia Candiani, il numero presenta la traduzione di alcuni testi dell’autore funzionali anche al saggio di presentazione del pensiero filosofico complessivo di Næss scritto da Luca Valera. A questa fanno seguito tre lunghe interviste a Næss di Christian Diehm, David Rothenberg e Bob Jickling sulla filosofia, la vita a Tvergastain e il metodo pedagogico dalle quali emerge la gioiosa umanità e inesauribile curiosità di Næss, aspetti che si riscontrano nei ricordi di Richard Langlais e di Anna Drengson. Le interviste di Luca Valera a Ricardo Rozzi e Eduardo Gudynas permettono di comprendere la rilevanza del pensiero di Næss nel mondo dell’America latina, dove il pensiero dell’ecologia profonda è entrato in relazione sia con la teologia della liberazione, sia con il progetto di conservazione di enormi estensioni di territorio in Cile e in Argentina intrapresi dall’imprenditore, ambientalista e filantropo americano Douglas Tompkins e dalla sua Fondazione, a cui si deve anche la rilevante impresa della pubblicazione di SWAN. La terza parte raccoglie saggi, tradotti qui per la prima volta, che hanno segnato la ricezione del pensiero filosofico di Næss in questi ultimi decenni, come gli scritti di Alan Drengson, George Sessions, David Rothenberg o Warwick Fox, o si sono soffermati su temi specifici, come l’educazione e l’ecologia di Dolores La Chapelle o i rifugi dei filosofi (Thoreau, Aldo Leopold, Arne Næss) di Peder Anker, a volte anche contestando certe posizioni di Næss, come il saggio di Ariel Kay Salleh sulla Deep Ecology e l’ecofemminismo. Saggisti e filosofi italiani e sudamericani intervengono su temi specifici con saggi scritti appositamente per questo numero di “Riga”, con l’intento di ampliare ancora un poco, senza alcuna pretesa di esaustività, il campo di indagine. Così Giacomo Scarpelli si è occupato del ritratto di Næss che si ricava dai filmati e documentari che sono stati girati su di lui; Roberto Bondì analizza affinità e differenza fra l’Ecosofia di Næss e Gaia di Lovelock; Gianfranco Marrone offre una lettura semiotica del saggio Esempio di un luogo: Tvergastein; Niccolò Scaffai indaga l’analogia fra la “letteratura al tempo dell’antropocene” e alcuni concetti chiave della Deep Ecology. Più focalizzati sulla ricostruzione dei rapporti fra l’Ecosofia e i referenti filosofici sono i saggi di Giuseppe Ferrari che si concentra sul debito di Næss nei confronti di Gandhi, di Elisa Cavazza che tratta dell’importante influenza del buddhismo e del pensiero orientale sull’elaborazione filosofica di Næss, di Alicia Bugallo Finnemann che affronta non solo il tema del senso del sacro in Næss, ma anche il debito che il pensatore norvegese ha nei confronti della filosofia di Spinoza, debito trattato anche nel saggio di Gabriel Vidal Quiñones. Nell’ultimo intervento, Riccardo Venturi, parlando di un mancato incontro fra Land Art e Deep Ecology, ci racconta invece di un incontro reale e molto particolare, avvenuto in Norvegia, fra Næss e il fotografo inglese Hamish Fulton, noto come il walking artist che farà poi della Deep Ecology un riferimento importante per la propria poetica. Il racconto di questo incontro fra due Wanderer si presta ottimamente a introdurre le opere di due artiste, Helen Mirra, Walking Commas e Claudia Losi, Eppur si manifesta la relazione, presentate nella Galleria.
Arne Næss / Nasi, Franco; Valera, Luca. - (2023), pp. 3-374.
Arne Næss
Franco Nasi;
2023
Abstract
Arne Næss (1912-2009), filosofo, alpinista, fondatore del movimento della Deep Ecology, curioso esploratore del territorio e del pensiero, è una delle figure più influenti del nostro tempo, anche se in Italia la sua opera resta ancora poco nota. Dopo un periodo di formazione al circolo di Vienna e a Berkeley, a ventisette anni Næss diventa il primo professore di filosofia in Norvegia, all’università di Oslo. Una scelta delle sue pubblicazioni, raccolte in dieci corposi volumi in inglese pubblicati da Springer, testimonia il rigore delle sue ricerche, ma anche la varietà dei suoi interessi e la loro originalità. Altrettanto originale è stata la sua scelta di vita, divisa fra l’università, le imprese alpinistiche, l’attivismo ecologista e una sorta di eremitaggio nella sua Tvergastein, la baita spartana isolata dal mondo, a 1500 metri di altezza, alle pendici dell’Hallingskarvet, un monte brullo e sferzato dai venti del nord. A Tvergastein Næss studia Spinoza, Gandhi, il Buddismo, Heidegger, Whitehead, vive in modo alternativo e lontano dalle abitudini della società consumistica, ed elabora la sua personale “ecosofia”: una scomoda, rivoluzionaria e profonda nuova comprensione del rapporto fra l’essere umano e la natura. Una Deep ecology che si oppone, con la pacifica e solida determinazione gandhiana, ad un approccio antropocentrico che predica lo sfruttamento irresponsabile della natura. Un pensiero autenticamente ecologico quello di Næss, oggi imprescindibile. Come in ogni numero di “Riga”, dopo l’editoriale di Franco Nasi, e tre testi poetici di Mariangela Gualtieri, Valerio Magrelli e Chandra Livia Candiani, il numero presenta la traduzione di alcuni testi dell’autore funzionali anche al saggio di presentazione del pensiero filosofico complessivo di Næss scritto da Luca Valera. A questa fanno seguito tre lunghe interviste a Næss di Christian Diehm, David Rothenberg e Bob Jickling sulla filosofia, la vita a Tvergastain e il metodo pedagogico dalle quali emerge la gioiosa umanità e inesauribile curiosità di Næss, aspetti che si riscontrano nei ricordi di Richard Langlais e di Anna Drengson. Le interviste di Luca Valera a Ricardo Rozzi e Eduardo Gudynas permettono di comprendere la rilevanza del pensiero di Næss nel mondo dell’America latina, dove il pensiero dell’ecologia profonda è entrato in relazione sia con la teologia della liberazione, sia con il progetto di conservazione di enormi estensioni di territorio in Cile e in Argentina intrapresi dall’imprenditore, ambientalista e filantropo americano Douglas Tompkins e dalla sua Fondazione, a cui si deve anche la rilevante impresa della pubblicazione di SWAN. La terza parte raccoglie saggi, tradotti qui per la prima volta, che hanno segnato la ricezione del pensiero filosofico di Næss in questi ultimi decenni, come gli scritti di Alan Drengson, George Sessions, David Rothenberg o Warwick Fox, o si sono soffermati su temi specifici, come l’educazione e l’ecologia di Dolores La Chapelle o i rifugi dei filosofi (Thoreau, Aldo Leopold, Arne Næss) di Peder Anker, a volte anche contestando certe posizioni di Næss, come il saggio di Ariel Kay Salleh sulla Deep Ecology e l’ecofemminismo. Saggisti e filosofi italiani e sudamericani intervengono su temi specifici con saggi scritti appositamente per questo numero di “Riga”, con l’intento di ampliare ancora un poco, senza alcuna pretesa di esaustività, il campo di indagine. Così Giacomo Scarpelli si è occupato del ritratto di Næss che si ricava dai filmati e documentari che sono stati girati su di lui; Roberto Bondì analizza affinità e differenza fra l’Ecosofia di Næss e Gaia di Lovelock; Gianfranco Marrone offre una lettura semiotica del saggio Esempio di un luogo: Tvergastein; Niccolò Scaffai indaga l’analogia fra la “letteratura al tempo dell’antropocene” e alcuni concetti chiave della Deep Ecology. Più focalizzati sulla ricostruzione dei rapporti fra l’Ecosofia e i referenti filosofici sono i saggi di Giuseppe Ferrari che si concentra sul debito di Næss nei confronti di Gandhi, di Elisa Cavazza che tratta dell’importante influenza del buddhismo e del pensiero orientale sull’elaborazione filosofica di Næss, di Alicia Bugallo Finnemann che affronta non solo il tema del senso del sacro in Næss, ma anche il debito che il pensatore norvegese ha nei confronti della filosofia di Spinoza, debito trattato anche nel saggio di Gabriel Vidal Quiñones. Nell’ultimo intervento, Riccardo Venturi, parlando di un mancato incontro fra Land Art e Deep Ecology, ci racconta invece di un incontro reale e molto particolare, avvenuto in Norvegia, fra Næss e il fotografo inglese Hamish Fulton, noto come il walking artist che farà poi della Deep Ecology un riferimento importante per la propria poetica. Il racconto di questo incontro fra due Wanderer si presta ottimamente a introdurre le opere di due artiste, Helen Mirra, Walking Commas e Claudia Losi, Eppur si manifesta la relazione, presentate nella Galleria.Pubblicazioni consigliate
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