INTRODUZIONE: Gli ftalati, diesteri dell’acido ftalico, appartenenti alla categoria degli endocrine disruptors, sono un problema emergente per quanto riguarda l’allattamento, a causa della loro presenza, talvolta in concentrazioni elevate, nel latte materno evidenziata in alcuni recenti studi. Si tratta di sostanze di sintesi ampiamente utilizzate per la produzione di oggetti plastici, imballaggi, prodotti biomedicali e per la cura e l’igiene personale. I livelli che raggiungono nel latte sono influenzati dalle abitudini e dall’ambiente di vita della donna. Lo scopo dello studio è di determinare le concentrazioni di ftalati nel latte materno di puerpere residenti a Modena e Provincia e di evidenziare potenziali differenze nei loro livelli in relazione alle diverse fonti di esposizione, alle abitudini e alle caratteristiche delle donne stesse. MATERIALI E METODI: A 130 puerpere (età media: 33, range: 19-45 anni), arruolate su base volontaria, è stato chiesto di fornire un campione di latte (20 ml) a 30-40 giorni dal parto e di rispondere ad un questionario sulle principali caratteristiche demografiche e sulle possibili fonti espositive ai contaminanti indagati. Il latte raccolto, previa estrazione dispersiva in fase solida (d-SPE), è stato analizzato in cromatografia liquida ad alte prestazioni con rivelatore a spettrometria di massa tandem - triplo quadrupolo (HPLC/MS/MS). RISULTATI: Il composto più diffuso è risultato il mono-iso-nonilftalato (MiNP) ritrovato in 125 campioni (media: 1,63±2,71 range 0,10-18,4 μg/l), seguito dal mono-etilftalato (MEP) rilevato in 106 campioni (media: 2,35±7,36 range 0,04-69,00 μg/l). Le concentrazioni rilevate sono apparse più elevate nei latti delle donne che fanno maggior uso di cosmetici e che hanno consumato alimenti e bevande confezionati in plastica durante l’allattamento. Le differenze tuttavia non sono apparse statisticamente significative. Gli ftalati diesteri, come conseguenza della loro trasformazione metabolica in monoesteri, sono risultati quasi totalmente assenti. CONCLUSIONI: Non è stato evidenziato, nel nostro territorio, un problema rilevante di salute legato all’assunzione di ftalati con l’allattamento al seno
DETERMINAZIONE DI ENDOCRINE DISRUPTORS NEL LATTE MATERNO IN UN CAMPIONE DI DONNE DELLA PROVINCIA DI MODENA – RISULTATI PRELIMINARI DI UNO STUDIO EPIDEMIOLOGICO TRASVERSALE / Scelsa, F; Righi, E; Fantuzzi, G; Predieri, G; Bargellini, A; Borella, P; Aggazzotti, G. - (2017), pp. 288-288. (Intervento presentato al convegno 50° Congresso Nazionale della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) Sinergie multisettoriali per la salute tenutosi a Torino nel 22-25 novembre 2017).
DETERMINAZIONE DI ENDOCRINE DISRUPTORS NEL LATTE MATERNO IN UN CAMPIONE DI DONNE DELLA PROVINCIA DI MODENA – RISULTATI PRELIMINARI DI UNO STUDIO EPIDEMIOLOGICO TRASVERSALE
Scelsa F
;Righi E;Fantuzzi G;Predieri G;Bargellini A;Borella P;Aggazzotti G
2017
Abstract
INTRODUZIONE: Gli ftalati, diesteri dell’acido ftalico, appartenenti alla categoria degli endocrine disruptors, sono un problema emergente per quanto riguarda l’allattamento, a causa della loro presenza, talvolta in concentrazioni elevate, nel latte materno evidenziata in alcuni recenti studi. Si tratta di sostanze di sintesi ampiamente utilizzate per la produzione di oggetti plastici, imballaggi, prodotti biomedicali e per la cura e l’igiene personale. I livelli che raggiungono nel latte sono influenzati dalle abitudini e dall’ambiente di vita della donna. Lo scopo dello studio è di determinare le concentrazioni di ftalati nel latte materno di puerpere residenti a Modena e Provincia e di evidenziare potenziali differenze nei loro livelli in relazione alle diverse fonti di esposizione, alle abitudini e alle caratteristiche delle donne stesse. MATERIALI E METODI: A 130 puerpere (età media: 33, range: 19-45 anni), arruolate su base volontaria, è stato chiesto di fornire un campione di latte (20 ml) a 30-40 giorni dal parto e di rispondere ad un questionario sulle principali caratteristiche demografiche e sulle possibili fonti espositive ai contaminanti indagati. Il latte raccolto, previa estrazione dispersiva in fase solida (d-SPE), è stato analizzato in cromatografia liquida ad alte prestazioni con rivelatore a spettrometria di massa tandem - triplo quadrupolo (HPLC/MS/MS). RISULTATI: Il composto più diffuso è risultato il mono-iso-nonilftalato (MiNP) ritrovato in 125 campioni (media: 1,63±2,71 range 0,10-18,4 μg/l), seguito dal mono-etilftalato (MEP) rilevato in 106 campioni (media: 2,35±7,36 range 0,04-69,00 μg/l). Le concentrazioni rilevate sono apparse più elevate nei latti delle donne che fanno maggior uso di cosmetici e che hanno consumato alimenti e bevande confezionati in plastica durante l’allattamento. Le differenze tuttavia non sono apparse statisticamente significative. Gli ftalati diesteri, come conseguenza della loro trasformazione metabolica in monoesteri, sono risultati quasi totalmente assenti. CONCLUSIONI: Non è stato evidenziato, nel nostro territorio, un problema rilevante di salute legato all’assunzione di ftalati con l’allattamento al senoPubblicazioni consigliate
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