Obiettivi Analisi dell’influenza della cultura su espressione e gestione del dolore e dei relativi trattamenti. Metodi Studio osservazionale con somministrazione di un’intervista semi-strutturata a un gruppo di nove mediatori culturali coinvolti in un progetto ASL. Risultati Nelle zone centrali dell’Africa e in Albania, il dolore tende ad essere visto come una componente della vita che deve essere tollerata. Nei paesi nordafricani emerge una connotazione religiosa di purificazione dei peccati. Nella cultura induista esso viene considerato parte del destino che innalza la coscienza a un fine superiore. L’Est Europa segue un approccio biomedico in cui il dolore è correlato a una causa fisica. Per la medicina tradizionale cinese, la salute è il risultato di un armonico equilibrio (Yin e Yang): si parla di dolore quando viene a mancare, ma acquisisce connotazione biomedica nel contesto migratorio. Gli immigrati del Nord Africa tendono ad enfatizzare il dolore a differenza delle persone dell’Est Europa. La mediatrice cinese riferisce difficoltà legate all’utilizzo di espressioni che ne complicano la comprensione. Tendenzialmente nei pazienti africani, cinesi e albanesi emergono comportamenti più stoici, mentre gli altri paesi risultano più viscerali nell’espressione del dolore. Emerge una differenza tra quanto accade nel paese d’origine, con rilevazione di un’amplificazione dell’espressione di dolore. Altro elemento da considerare è la percezione di una necessità di acculturazione dell’espressione del dolore, per ottenere una reale presa in carico. Seppur raramente, tutti i mediatori hanno riferito di utilizzare la scala NRS, considerata semplice e affidabile. La maggior parte dei gruppi culturali sono favorevoli all’utilizzo degli antidolorifici, talvolta preceduti da trattamenti tradizionali. Nella maggior parte dei casi si fa specifico riferimento all’utilizzo di erbe o alimenti (Nord Africa) che trovano riscontro in termini di efficacia terapeutica. Gli immigrati cinesi fanno ricorso a un’ampia varietà di rimedi alternativi, anche se in numero inferiore a quanto accade nel paese di origine. Alcuni trattamenti sono correlati all’interpretazione che viene data al dolore: nella cultura indiana, se il dolore viene associato al malocchio, viene trattato con monili protettori. Gli immigrati dell’Est Europa fanno quasi esclusivo ricorso ai farmaci antidolorifici. In generale, rivolgersi ai servizi di salute, implica accettare il trattamento farmacologico. Conclusioni Nella maggior parte dei casi la cultura influenza l’interpretazione che viene data al dolore, ma se la sua gestione viene attuata in contesti culturali differenti, le credenze riguardo al trattamento e alla sua manifestazione tendono maggiormente ad adeguarsi alla cultura dominante. Con il percorso migratorio cambia la percezione del dolore che acquisisce forme di meticciato con la cultura dominante.
L’influenza della cultura su percezione e trattamento del dolore / ZANNONI MONTANARI, D.; Simonazzi, D.; Mecugni, Daniela; Gradellini, Cinzia. - (2016), pp. 168-168. (Intervento presentato al convegno Persone e popoli in movimento. Promuovere dignità, diritti e salute. tenutosi a Torino nel 11-14 maggio 2016).
L’influenza della cultura su percezione e trattamento del dolore
MECUGNI, DanielaSupervision
;GRADELLINI, CINZIA
Methodology
2016
Abstract
Obiettivi Analisi dell’influenza della cultura su espressione e gestione del dolore e dei relativi trattamenti. Metodi Studio osservazionale con somministrazione di un’intervista semi-strutturata a un gruppo di nove mediatori culturali coinvolti in un progetto ASL. Risultati Nelle zone centrali dell’Africa e in Albania, il dolore tende ad essere visto come una componente della vita che deve essere tollerata. Nei paesi nordafricani emerge una connotazione religiosa di purificazione dei peccati. Nella cultura induista esso viene considerato parte del destino che innalza la coscienza a un fine superiore. L’Est Europa segue un approccio biomedico in cui il dolore è correlato a una causa fisica. Per la medicina tradizionale cinese, la salute è il risultato di un armonico equilibrio (Yin e Yang): si parla di dolore quando viene a mancare, ma acquisisce connotazione biomedica nel contesto migratorio. Gli immigrati del Nord Africa tendono ad enfatizzare il dolore a differenza delle persone dell’Est Europa. La mediatrice cinese riferisce difficoltà legate all’utilizzo di espressioni che ne complicano la comprensione. Tendenzialmente nei pazienti africani, cinesi e albanesi emergono comportamenti più stoici, mentre gli altri paesi risultano più viscerali nell’espressione del dolore. Emerge una differenza tra quanto accade nel paese d’origine, con rilevazione di un’amplificazione dell’espressione di dolore. Altro elemento da considerare è la percezione di una necessità di acculturazione dell’espressione del dolore, per ottenere una reale presa in carico. Seppur raramente, tutti i mediatori hanno riferito di utilizzare la scala NRS, considerata semplice e affidabile. La maggior parte dei gruppi culturali sono favorevoli all’utilizzo degli antidolorifici, talvolta preceduti da trattamenti tradizionali. Nella maggior parte dei casi si fa specifico riferimento all’utilizzo di erbe o alimenti (Nord Africa) che trovano riscontro in termini di efficacia terapeutica. Gli immigrati cinesi fanno ricorso a un’ampia varietà di rimedi alternativi, anche se in numero inferiore a quanto accade nel paese di origine. Alcuni trattamenti sono correlati all’interpretazione che viene data al dolore: nella cultura indiana, se il dolore viene associato al malocchio, viene trattato con monili protettori. Gli immigrati dell’Est Europa fanno quasi esclusivo ricorso ai farmaci antidolorifici. In generale, rivolgersi ai servizi di salute, implica accettare il trattamento farmacologico. Conclusioni Nella maggior parte dei casi la cultura influenza l’interpretazione che viene data al dolore, ma se la sua gestione viene attuata in contesti culturali differenti, le credenze riguardo al trattamento e alla sua manifestazione tendono maggiormente ad adeguarsi alla cultura dominante. Con il percorso migratorio cambia la percezione del dolore che acquisisce forme di meticciato con la cultura dominante.Pubblicazioni consigliate
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