L’ambra dell’Appennino settentrionale è nota nel Bolognese fin dal XVII secolo (Masini, 1650; Boccone, 1684). La prima segnalazione dal Modenese risale a Strobel (1886), che parla di ambra da “Sassuolo nella provincia di Modena”; l’età di tale ambra rimane però indefinita. Skalski & Veggiani (1990), nella loro rassegna di ambre della Sicilia e dell’Appennino settentrionale, attribuiscono l’ambra del Bolognese (Scanello vicino a Loiano, provincia di Bologna) alla Formazione di Ranzano (o Loiano? L’equivalenza tra le due formazioni dichiarata dagli autori non è valida), assegnandole all’Oligocene inferiore. L’ambra del Modenese, più precisamente localizzata da Skalski & Veggiani (1990) nelle “Castelvecchio sandstones” (sic), vicino a Prignano (MO), viene dagli stessi autori attribuita alla Formazione di Ranzano e quindi datata anch’essa all’Oligocene inferiore. Angelini & Bellintani (2005), nella loro rassegna sulle ambre di provenienza archeologica dell’Italia settentrionale, hanno analizzato con metodi spettroscopici ambre di Scanello Bolognese (BO) e di Castelvecchio di Prignano (MO), evidenziando una marcata differenza tra i campioni provenienti dal Bolognese e dal Modenese. Inoltre, l’attribuzione dell’ambra di Castelvecchio all’Oligocene non è sostenuta da alcun dato diretto, se si esclude una possibile somiglianza litologica tra gli strati campionati e quelli della Formazione di Ranzano. In sintesi, l’attribuzione di un’età oligocenica all’ambra proveniente da Castelvecchio di Prignano risulta quantomeno dubbia. Un affioramento contenente ambra da questa località del Modenese è stato recentemente localizzato con precisione, misurato e campionato. L’esposizione comprende circa 5 m di successione, costituita da arenarie più o meno calcaree intercalate a livelli siltitici e argillosi variamente bioturbati. All’interno dei livelli arenitici (di solito nella loro parte superiore) si trovano livelli ricchi di frustoli vegetali, contenenti ambra e pezzi di carbone. L’ambra si presenta in frammenti e gocce, generalmente di colore rosso molto scuro, di dimensioni che vanno da 0,5 cm fino a oltre 6-7 cm. Al momento non sono state osservate inclusioni animali, soltanto alcuni minuscoli frammenti carboniosi che rendono scuro il colore della resina fossile. Sull’ambra è stata effettuata l’analisi agli infrarossi a trasformata di Fourier (FTIR). Per chiarire il contesto stratigrafico della resina fossile di Castelvecchio, sono stati raccolti campioni per lo studio del plancton calcareo, che ha consentito di attribuire i livelli fossiliferi alla parte superiore del Maastrichtiano. Questo dato diretto ha permesso, per la prima volta, di far risalire un’ambra dell’Appennino settentrionale al Cretaceo, diversamente da quanto finora riportato in letteratura. Bibliografia: Angelini I. & Bellintani P. (2005). Archaeological ambers from Northern Italy: an FTIR-DRIFT study of provenance by comparison with the geological amber database. Archaeometry, 47: 441-454. Boccone P. (1684). Osservazioni naturali ove si contengono Materie Medico-Fisiche, e di Botanica, Produzioni Naturali, Fosfori diversi, Fuochi sotterranei d’Italia, et altre curiosità. Manolessi Stamp., Bologna, p. 156-157. Masini A. (1650). Bologna perlustrata. Zenero, Bologna, p. 180. Skalski A.W. & Veggiani A. (1990). Fossil Resin in Sicily and the Northern Apennines: Geology and Organic content. Prace Muzeum Ziemi, 41: 37-49. Strobel P. (1886). L’ambra padana. Bullettino di Paletnologia Italiana, 12: 42-49.
Nuovi dati stratigrafici sull’ambra di Castelvecchio di Prignano (MO) / Neri, Mirco; Roghi, Guido; Ragazzi, Eugenio; Fornaciari, Eliana; Giusberti, Luca; Papazzoni, Cesare Andrea. - STAMPA. - (2016), pp. 63-63. (Intervento presentato al convegno PaleoDays 2016 tenutosi a Faenza nel 25-27 maggio 2016).
Nuovi dati stratigrafici sull’ambra di Castelvecchio di Prignano (MO)
PAPAZZONI, Cesare Andrea
2016
Abstract
L’ambra dell’Appennino settentrionale è nota nel Bolognese fin dal XVII secolo (Masini, 1650; Boccone, 1684). La prima segnalazione dal Modenese risale a Strobel (1886), che parla di ambra da “Sassuolo nella provincia di Modena”; l’età di tale ambra rimane però indefinita. Skalski & Veggiani (1990), nella loro rassegna di ambre della Sicilia e dell’Appennino settentrionale, attribuiscono l’ambra del Bolognese (Scanello vicino a Loiano, provincia di Bologna) alla Formazione di Ranzano (o Loiano? L’equivalenza tra le due formazioni dichiarata dagli autori non è valida), assegnandole all’Oligocene inferiore. L’ambra del Modenese, più precisamente localizzata da Skalski & Veggiani (1990) nelle “Castelvecchio sandstones” (sic), vicino a Prignano (MO), viene dagli stessi autori attribuita alla Formazione di Ranzano e quindi datata anch’essa all’Oligocene inferiore. Angelini & Bellintani (2005), nella loro rassegna sulle ambre di provenienza archeologica dell’Italia settentrionale, hanno analizzato con metodi spettroscopici ambre di Scanello Bolognese (BO) e di Castelvecchio di Prignano (MO), evidenziando una marcata differenza tra i campioni provenienti dal Bolognese e dal Modenese. Inoltre, l’attribuzione dell’ambra di Castelvecchio all’Oligocene non è sostenuta da alcun dato diretto, se si esclude una possibile somiglianza litologica tra gli strati campionati e quelli della Formazione di Ranzano. In sintesi, l’attribuzione di un’età oligocenica all’ambra proveniente da Castelvecchio di Prignano risulta quantomeno dubbia. Un affioramento contenente ambra da questa località del Modenese è stato recentemente localizzato con precisione, misurato e campionato. L’esposizione comprende circa 5 m di successione, costituita da arenarie più o meno calcaree intercalate a livelli siltitici e argillosi variamente bioturbati. All’interno dei livelli arenitici (di solito nella loro parte superiore) si trovano livelli ricchi di frustoli vegetali, contenenti ambra e pezzi di carbone. L’ambra si presenta in frammenti e gocce, generalmente di colore rosso molto scuro, di dimensioni che vanno da 0,5 cm fino a oltre 6-7 cm. Al momento non sono state osservate inclusioni animali, soltanto alcuni minuscoli frammenti carboniosi che rendono scuro il colore della resina fossile. Sull’ambra è stata effettuata l’analisi agli infrarossi a trasformata di Fourier (FTIR). Per chiarire il contesto stratigrafico della resina fossile di Castelvecchio, sono stati raccolti campioni per lo studio del plancton calcareo, che ha consentito di attribuire i livelli fossiliferi alla parte superiore del Maastrichtiano. Questo dato diretto ha permesso, per la prima volta, di far risalire un’ambra dell’Appennino settentrionale al Cretaceo, diversamente da quanto finora riportato in letteratura. Bibliografia: Angelini I. & Bellintani P. (2005). Archaeological ambers from Northern Italy: an FTIR-DRIFT study of provenance by comparison with the geological amber database. Archaeometry, 47: 441-454. Boccone P. (1684). Osservazioni naturali ove si contengono Materie Medico-Fisiche, e di Botanica, Produzioni Naturali, Fosfori diversi, Fuochi sotterranei d’Italia, et altre curiosità. Manolessi Stamp., Bologna, p. 156-157. Masini A. (1650). Bologna perlustrata. Zenero, Bologna, p. 180. Skalski A.W. & Veggiani A. (1990). Fossil Resin in Sicily and the Northern Apennines: Geology and Organic content. Prace Muzeum Ziemi, 41: 37-49. Strobel P. (1886). L’ambra padana. Bullettino di Paletnologia Italiana, 12: 42-49.File | Dimensione | Formato | |
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