Questo libro parla del conflitto tra Israele e il Libano e parla di matematica. S’è scelto tuttavia di evitare di inserire la parola «matematica» nel suo titolo per non spaventare il lettore che, pur attirato dal desiderio di comprendere meglio i processi in atto nell’area mediorientale, avrebbe potuto essere trattenuto da qualche ostilità o piccolo pregiudizio nei confronti dell’uso di numeri e formule. Piuttosto che un insieme di formule e numeri, non a caso, il lettore troverà in queste pagine un nuovo approccio scientifico, una nuova teoria di logica matematica (la cosiddetta fuzzy logic, o logica sfumata) che, presentata attraverso esempi estratti dalla vita reale, risulta estremamente utile per una più efficace interpretazione e previsione dei processi politici e storici internazionali.Uno strumento di analisi che, applicato al caso contingente e specifico della crisi tra Israele e Libano, risulta decisivo per il suo contributo all’azione della politica e della diplomazia e particolarmente efficace nel monitoraggio di tutte quelle aree geografiche nelle quali il rischio, occasionale o cronico, di insorgenza di conflitti o di crisi diventa all’improvviso più elevato.Ma come spiegare (o addirittura prevedere) un conflitto o una crisi sempre così apparentemente repentini… con la matematica?L’obiettivo principale di questo libro non è quello di accreditare la matematica come strumento di interpretazione e di lettura della realtà bensì, soprattutto, quello di codificare il funzionamento del pensiero e della logica degli uomini, sia quando questi contribuiscono a scatenare un conflitto che quando vengono utilizzati invece per la mediazione e per il raggiungimento della pace.La politica, attraverso i suoi organismi internazionali, cerca di controllare le crisi e i conflitti che insorgono nelle diverse parti del mondo, ma spesso complessi sistemi di alleanze e diritti di veto mortificano le azioni poste in essere da diverse nazioni in competizione tra loro. La diplomazia da parte sua, intervenendo quando la crisi è già scoppiata, può operare in modo riservato, cercando di raggiungere equilibri di compromesso tra le parti, ma cede spesso al vincolo che nessuno dei contendenti accetta di apparire in ultimo esito vincitore o vinto.La ricerca scientifica è invece libera da condizionamenti e, soprattutto, contraria a ogni forma di «segreto»; essa può operare in anticipo rispetto allo scoppio di un conflitto monitorando l’evoluzione delle diverse variabili che caratterizzano lo scenario, inoltre, ed è in grado di lanciare alla politica e alla diplomazia messaggi preventivi di warning sul rischio che si creino condizioni tali da generare un conflitto.Se è vero che la realtà non può essere replicata in laboratorio e che le relazioni internazionali non obbediscono a rigorose leggi matematiche o fisiche, del resto, è altrettanto vero che le decisioni assunte da politici e diplomatici si basano sulla gestione dell’informazione e sulle valutazioni condotte dai loro consulenti proprio sulla base di analisi e di dati, di scenari e di proiezioni di tipo scientifico. Le teorie matematiche delle decisioni non hanno generalmente grande seguito perché utilizzano variabili necessariamente solo «quantitative» (o rese quantitative), mentre i processi decisionali della vita quotidiana dipendono spesso da elementi non quantificabili, neppure in termini probabilistici; utilizzano cioè variabili «qualitative» e presentano aspetti emozionali.La metodologia innovativa descritta in questo libro utilizza tuttavia non solo i numeri ma anche le parole, e supera il concetto booleano di «vero» e «falso» attraverso l’introduzione di termini più sfumati, come quelli di «parzialmente vero» o «parzialmente falso».Il modello di analisi costruito con l’aiuto di esperti di affari mediorientali e di sociologi dei fenomeni politici cerca di misurare il valore relativo dell’opzione politica e dell’opzione militare come esiti alternativi per il conflitto tra Israele e Libano. La sua capacità di previsione è stata verificata simulando i diversi scenari immaginabili nello status geo-politico attuale giungendo a risultati straordinariamente realistici. Per questa ragione ci auguriamo che le provocazioni metodologiche presenti in queste pagine possano essere raccolte da quanti hanno responsabilità decisionali nella difficile fase storica attuale, dove crisi, guerre e terrorismo si sviluppano con una frequenza preoccupante, e tale da richiedere il superamento degli strumenti classici di risoluzione dei conflitti.

Illogica di un conflitto. La logica fuzzy applicata alla crisi tra Israele e Libano, / Facchinetti, Gisella; Franci, F.; Mastroleo, Giovanni; Pagliaro, V.; Ricci, Gianni. - STAMPA. - (2007), pp. 1-128.

Illogica di un conflitto. La logica fuzzy applicata alla crisi tra Israele e Libano,

FACCHINETTI, Gisella;MASTROLEO, Giovanni;RICCI, Gianni
2007

Abstract

Questo libro parla del conflitto tra Israele e il Libano e parla di matematica. S’è scelto tuttavia di evitare di inserire la parola «matematica» nel suo titolo per non spaventare il lettore che, pur attirato dal desiderio di comprendere meglio i processi in atto nell’area mediorientale, avrebbe potuto essere trattenuto da qualche ostilità o piccolo pregiudizio nei confronti dell’uso di numeri e formule. Piuttosto che un insieme di formule e numeri, non a caso, il lettore troverà in queste pagine un nuovo approccio scientifico, una nuova teoria di logica matematica (la cosiddetta fuzzy logic, o logica sfumata) che, presentata attraverso esempi estratti dalla vita reale, risulta estremamente utile per una più efficace interpretazione e previsione dei processi politici e storici internazionali.Uno strumento di analisi che, applicato al caso contingente e specifico della crisi tra Israele e Libano, risulta decisivo per il suo contributo all’azione della politica e della diplomazia e particolarmente efficace nel monitoraggio di tutte quelle aree geografiche nelle quali il rischio, occasionale o cronico, di insorgenza di conflitti o di crisi diventa all’improvviso più elevato.Ma come spiegare (o addirittura prevedere) un conflitto o una crisi sempre così apparentemente repentini… con la matematica?L’obiettivo principale di questo libro non è quello di accreditare la matematica come strumento di interpretazione e di lettura della realtà bensì, soprattutto, quello di codificare il funzionamento del pensiero e della logica degli uomini, sia quando questi contribuiscono a scatenare un conflitto che quando vengono utilizzati invece per la mediazione e per il raggiungimento della pace.La politica, attraverso i suoi organismi internazionali, cerca di controllare le crisi e i conflitti che insorgono nelle diverse parti del mondo, ma spesso complessi sistemi di alleanze e diritti di veto mortificano le azioni poste in essere da diverse nazioni in competizione tra loro. La diplomazia da parte sua, intervenendo quando la crisi è già scoppiata, può operare in modo riservato, cercando di raggiungere equilibri di compromesso tra le parti, ma cede spesso al vincolo che nessuno dei contendenti accetta di apparire in ultimo esito vincitore o vinto.La ricerca scientifica è invece libera da condizionamenti e, soprattutto, contraria a ogni forma di «segreto»; essa può operare in anticipo rispetto allo scoppio di un conflitto monitorando l’evoluzione delle diverse variabili che caratterizzano lo scenario, inoltre, ed è in grado di lanciare alla politica e alla diplomazia messaggi preventivi di warning sul rischio che si creino condizioni tali da generare un conflitto.Se è vero che la realtà non può essere replicata in laboratorio e che le relazioni internazionali non obbediscono a rigorose leggi matematiche o fisiche, del resto, è altrettanto vero che le decisioni assunte da politici e diplomatici si basano sulla gestione dell’informazione e sulle valutazioni condotte dai loro consulenti proprio sulla base di analisi e di dati, di scenari e di proiezioni di tipo scientifico. Le teorie matematiche delle decisioni non hanno generalmente grande seguito perché utilizzano variabili necessariamente solo «quantitative» (o rese quantitative), mentre i processi decisionali della vita quotidiana dipendono spesso da elementi non quantificabili, neppure in termini probabilistici; utilizzano cioè variabili «qualitative» e presentano aspetti emozionali.La metodologia innovativa descritta in questo libro utilizza tuttavia non solo i numeri ma anche le parole, e supera il concetto booleano di «vero» e «falso» attraverso l’introduzione di termini più sfumati, come quelli di «parzialmente vero» o «parzialmente falso».Il modello di analisi costruito con l’aiuto di esperti di affari mediorientali e di sociologi dei fenomeni politici cerca di misurare il valore relativo dell’opzione politica e dell’opzione militare come esiti alternativi per il conflitto tra Israele e Libano. La sua capacità di previsione è stata verificata simulando i diversi scenari immaginabili nello status geo-politico attuale giungendo a risultati straordinariamente realistici. Per questa ragione ci auguriamo che le provocazioni metodologiche presenti in queste pagine possano essere raccolte da quanti hanno responsabilità decisionali nella difficile fase storica attuale, dove crisi, guerre e terrorismo si sviluppano con una frequenza preoccupante, e tale da richiedere il superamento degli strumenti classici di risoluzione dei conflitti.
2007
9788895151045
Eurispes & Link Campus Editori
ITALIA
Illogica di un conflitto. La logica fuzzy applicata alla crisi tra Israele e Libano, / Facchinetti, Gisella; Franci, F.; Mastroleo, Giovanni; Pagliaro, V.; Ricci, Gianni. - STAMPA. - (2007), pp. 1-128.
Facchinetti, Gisella; Franci, F.; Mastroleo, Giovanni; Pagliaro, V.; Ricci, Gianni
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