IntroduzioneI diversi significati che connotano il termine mediazione si pongono all’interno di un continuum i cui estremi fanno riferimento rispettivamente alla gestione dei conflitti (Besemer, 1999; Baraldi 2003) e alla messa in atto di strategie per l’integrazione linguistico-interculturale (Fabris, 2002). Ciò che definisce il continuum è la consapevolezza che nella mediazione la distanza e la vicinanza sono ugualmente richiamate, così come l’idea di ciò che sta nel mezzo (Ceccatelli Guerrieri, 2003).La mediazione nasce negli Stati Uniti, intorno agli anni ‘60/’70, come tecnica per trattare e risolvere i conflitti; in Italia si sviluppa, invece, a partire dalla metà degli anni ’90, quando gli operatori sociali individuano in essa la modalità di risposta più consona ai bisogni degli immigrati ed al caos comunicativo derivato dalle relazioni interetniche (Favaro, 2001). In tale contesto, la mediazione ha funzione di prevenzione e soluzione di conflitti etnocentrici.A partire dallo scenario descritto, la ricerca si è proposta di fare luce sul ruolo e sulle funzioni del mediatore linguistico-culturale nel comune di Reggio Emilia, cercando, da un lato, di individuare la tipologia degli interventi offerti dal territorio e, dall’altro, di delineare peculiarità e nodi critici racchiusi in questa figura.MetodoDopo aver rilevato l’offerta di mediazione linguistico-culturale nel contesto reggiano, sia attraverso un’indagine sitografica che interviste ermeneutiche ai responsabili dei servizi individuati, sono state coinvolte nella ricerca le 11 mediatrici che operano sul territorio. È stata loro somministrata un’intervista strutturata (Zammuner, 1998) composta da diciassette domande orientate a rilevare contenuti e percezioni sugli aspetti salienti di questa professione.Il testo delle interviste è stato analizzato tramite il T-Lab (Lancia, 2004), software che, integrando linguistica e statistica, consente l'estrazione, la comparazione e la mappatura dei contenuti presenti nel corpus. Una volta normalizzato il testo, ossia dopo aver creato un vocabolario personalizzato ed individuato le parole chiave (68), lo si è sottoposto all’analisi dell’associazione di parole per calcolare la frequenza con cui ogni termine si presenta nel corpus delle interviste (occorrenza) e il suo grado di associazione con altre parole salienti (co-occorrenze).RisultatiDalle associazioni più significative emerse nel corpus delle interviste, si evince quanto segue:•si delinea una nuova identità del mediatore, linguistico- culturale, e non interculturale come è etichettato in letteratura (Fabris, 2002);•la richiesta di intervento concerne la risoluzione di difficoltà di tipo linguistico soprattutto nei servizi sanitari;•emerge la necessità di un mediatore della stessa nazionalità dell’utente per poterne comprendere non solo le parole, ma soprattutto la cultura ed il linguaggio non verbale, poiché in essi si possono individuare disagi non esplicitati;•il coinvolgimento emotivo delle mediatrici nelle situazioni problematiche degli utenti è elevato;•la scuola richiede l’intervento del mediatore soprattutto per dialogare con le famiglie degli alunni stranieri;•le mediatrici denunciano la necessità di corsi di formazione con un maggior numero di ore di tirocinio rispetto alle ore di teoria.L’analisi dei risultati costituisce la prima fase di una ricerca-azione che prevede, tra gli altri, un intervento di ridefinizione del percorso formativo rivolto ai mediatori.

Un ponte fra isole di significati: il mediatore linguistico–culturale / Mineo, Roberta; Perricone, V.; Vigarani, A.. - STAMPA. - (2007), pp. 58-58. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale ‘La prevenzione nella scuola e nella comunità’ tenutosi a padova nel 28-30 giu 2007).

Un ponte fra isole di significati: il mediatore linguistico–culturale

MINEO, Roberta;
2007

Abstract

IntroduzioneI diversi significati che connotano il termine mediazione si pongono all’interno di un continuum i cui estremi fanno riferimento rispettivamente alla gestione dei conflitti (Besemer, 1999; Baraldi 2003) e alla messa in atto di strategie per l’integrazione linguistico-interculturale (Fabris, 2002). Ciò che definisce il continuum è la consapevolezza che nella mediazione la distanza e la vicinanza sono ugualmente richiamate, così come l’idea di ciò che sta nel mezzo (Ceccatelli Guerrieri, 2003).La mediazione nasce negli Stati Uniti, intorno agli anni ‘60/’70, come tecnica per trattare e risolvere i conflitti; in Italia si sviluppa, invece, a partire dalla metà degli anni ’90, quando gli operatori sociali individuano in essa la modalità di risposta più consona ai bisogni degli immigrati ed al caos comunicativo derivato dalle relazioni interetniche (Favaro, 2001). In tale contesto, la mediazione ha funzione di prevenzione e soluzione di conflitti etnocentrici.A partire dallo scenario descritto, la ricerca si è proposta di fare luce sul ruolo e sulle funzioni del mediatore linguistico-culturale nel comune di Reggio Emilia, cercando, da un lato, di individuare la tipologia degli interventi offerti dal territorio e, dall’altro, di delineare peculiarità e nodi critici racchiusi in questa figura.MetodoDopo aver rilevato l’offerta di mediazione linguistico-culturale nel contesto reggiano, sia attraverso un’indagine sitografica che interviste ermeneutiche ai responsabili dei servizi individuati, sono state coinvolte nella ricerca le 11 mediatrici che operano sul territorio. È stata loro somministrata un’intervista strutturata (Zammuner, 1998) composta da diciassette domande orientate a rilevare contenuti e percezioni sugli aspetti salienti di questa professione.Il testo delle interviste è stato analizzato tramite il T-Lab (Lancia, 2004), software che, integrando linguistica e statistica, consente l'estrazione, la comparazione e la mappatura dei contenuti presenti nel corpus. Una volta normalizzato il testo, ossia dopo aver creato un vocabolario personalizzato ed individuato le parole chiave (68), lo si è sottoposto all’analisi dell’associazione di parole per calcolare la frequenza con cui ogni termine si presenta nel corpus delle interviste (occorrenza) e il suo grado di associazione con altre parole salienti (co-occorrenze).RisultatiDalle associazioni più significative emerse nel corpus delle interviste, si evince quanto segue:•si delinea una nuova identità del mediatore, linguistico- culturale, e non interculturale come è etichettato in letteratura (Fabris, 2002);•la richiesta di intervento concerne la risoluzione di difficoltà di tipo linguistico soprattutto nei servizi sanitari;•emerge la necessità di un mediatore della stessa nazionalità dell’utente per poterne comprendere non solo le parole, ma soprattutto la cultura ed il linguaggio non verbale, poiché in essi si possono individuare disagi non esplicitati;•il coinvolgimento emotivo delle mediatrici nelle situazioni problematiche degli utenti è elevato;•la scuola richiede l’intervento del mediatore soprattutto per dialogare con le famiglie degli alunni stranieri;•le mediatrici denunciano la necessità di corsi di formazione con un maggior numero di ore di tirocinio rispetto alle ore di teoria.L’analisi dei risultati costituisce la prima fase di una ricerca-azione che prevede, tra gli altri, un intervento di ridefinizione del percorso formativo rivolto ai mediatori.
2007
IV Congresso Nazionale ‘La prevenzione nella scuola e nella comunità’
padova
28-30 giu 2007
58
58
Mineo, Roberta; Perricone, V.; Vigarani, A.
Un ponte fra isole di significati: il mediatore linguistico–culturale / Mineo, Roberta; Perricone, V.; Vigarani, A.. - STAMPA. - (2007), pp. 58-58. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale ‘La prevenzione nella scuola e nella comunità’ tenutosi a padova nel 28-30 giu 2007).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/620383
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