IntroduzioneL’esperienza del tempo pieno, sin dalla sua istituzione negli anni ’70, ha dato un enorme contributo al rinnovamento della scuola italiana poiché ha consentito l’utilizzo di tecniche didattiche attive che, coinvolgendo il più possibile i bambini, privilegiano l’apprendimento collaborativo, contrastando così l’idea solitaria e passiva dell’apprendimento. Ancora oggi questa proposta di scuola si pone come elemento di tutela e di difesa di una progettualità formativa, imperniata sull’integrazione, sulla promozione culturale e sociale ma anche sul confronto e sulla diversità. La classe, infatti, è l’ambiente in cui si pratica la reciprocità culturale, in cui matura la consapevolezza di far parte di una comunità ancora più vasta; è l’esempio vivo in cui si può agire lo scambio, non solo in attesa del domani ma nel presente, assegnando compiti da svolgere, assumendo responsabilità, raggiungendo obiettivi comuni e condivisi (Bruner, 1977).La presente ricerca soddisfa un duplice obiettivo: da un lato, verificare se il senso e il significato del tempo pieno sono cambiati dopo trent’anni dalla sua attuazione; dall’altro, individuare il valore aggiunto, alla didattica e alle relazioni, derivante da questo tipo di esperienza.MetodoLa ricerca ha coinvolto venti insegnanti di tempo pieno cui è stata somministrata un’intervista strutturata (Zammuner, 1998) composta da domande orientate a ricostruire la storia del tempo pieno, conoscere l’attribuzione di senso da parte di chi lo vive, e scoprire, infine, quali siano le variabili educative e psicologiche che entrano in gioco in questa esperienza.Il testo delle interviste è stato analizzato tramite il T-Lab (Lancia, 2004), software che, integrando linguistica e statistica, consente l'estrazione, la comparazione e la mappatura dei contenuti presenti nel corpus. Dopo aver individuato le parole chiave, sono state effettuate due analisi: l’associazione di parole, per calcolare la frequenza con cui ogni termine si presenta nel corpus delle interviste (occorrenza) e il suo grado di associazione con altre parole salienti (co-occorrenze); il confronto fra parole, per verificare somiglianze e differenze fra coppie di parole.RisultatiPer ciò che concerne il primo obiettivo, gli insegnati denunciano un cambiamento nel senso e significato del tempo pieno ma con valenza differente: se, da una parte, si collocano coloro che avvertono un’involuzione del sistema scolastico, come rispecchiamento dell’andamento della società, dall’altra vi è chi ritiene che i genitori scelgano tale tipologia di scuola non più costretti dalle proprie esigenze di lavoro, come avveniva in passato, ma perché consapevoli della migliore offerta educativa.Rispetto al secondo obiettivo, emerge che il valore aggiunto del tempo pieno sia la possibilità di lavorare in gruppo grazie ai tempi più distesi, a differenza della scuola a modulo. Ciò influisce sia sulla didattica, poiché il contesto favorisce l’apprendimento degli allievi, sia sul piano relazionale in quanto le attività in e di gruppo attiverebbero la cooperazione, socializzazione, integrazione e lo sviluppo dell’identità sociale, ponendo gli alunni nella condizione di confrontarsi anche con bambini di diversa etnia. Ne deriva un atteggiamento più partecipe e interessato della famiglia alle dinamiche scolastiche, probabilmente perché il tempo “dilatato” favorisce le comunicazioni con gli insegnanti.Sul tempo pieno sono scarsi o nulli i contributi di ricerca in Italia, nonostante la valenza educativo/relazionale riconosciuta dalla sua attuazione ad oggi (l’integrazione che deriva dalle attività di gruppo è preventiva dell’emarginazione e del pregiudizio) e il dibattito attivato dalla proposta Moratti che vorrebbe abrogarlo.

Tempo supplementare: quando il futuro si gioca nel presente / Mineo, Roberta; Perricone, V.. - STAMPA. - (2007), pp. 54-54. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale ‘La prevenzione nella scuola e nella comunità’ tenutosi a padova nel 28-30 giu 2007).

Tempo supplementare: quando il futuro si gioca nel presente

MINEO, Roberta;
2007

Abstract

IntroduzioneL’esperienza del tempo pieno, sin dalla sua istituzione negli anni ’70, ha dato un enorme contributo al rinnovamento della scuola italiana poiché ha consentito l’utilizzo di tecniche didattiche attive che, coinvolgendo il più possibile i bambini, privilegiano l’apprendimento collaborativo, contrastando così l’idea solitaria e passiva dell’apprendimento. Ancora oggi questa proposta di scuola si pone come elemento di tutela e di difesa di una progettualità formativa, imperniata sull’integrazione, sulla promozione culturale e sociale ma anche sul confronto e sulla diversità. La classe, infatti, è l’ambiente in cui si pratica la reciprocità culturale, in cui matura la consapevolezza di far parte di una comunità ancora più vasta; è l’esempio vivo in cui si può agire lo scambio, non solo in attesa del domani ma nel presente, assegnando compiti da svolgere, assumendo responsabilità, raggiungendo obiettivi comuni e condivisi (Bruner, 1977).La presente ricerca soddisfa un duplice obiettivo: da un lato, verificare se il senso e il significato del tempo pieno sono cambiati dopo trent’anni dalla sua attuazione; dall’altro, individuare il valore aggiunto, alla didattica e alle relazioni, derivante da questo tipo di esperienza.MetodoLa ricerca ha coinvolto venti insegnanti di tempo pieno cui è stata somministrata un’intervista strutturata (Zammuner, 1998) composta da domande orientate a ricostruire la storia del tempo pieno, conoscere l’attribuzione di senso da parte di chi lo vive, e scoprire, infine, quali siano le variabili educative e psicologiche che entrano in gioco in questa esperienza.Il testo delle interviste è stato analizzato tramite il T-Lab (Lancia, 2004), software che, integrando linguistica e statistica, consente l'estrazione, la comparazione e la mappatura dei contenuti presenti nel corpus. Dopo aver individuato le parole chiave, sono state effettuate due analisi: l’associazione di parole, per calcolare la frequenza con cui ogni termine si presenta nel corpus delle interviste (occorrenza) e il suo grado di associazione con altre parole salienti (co-occorrenze); il confronto fra parole, per verificare somiglianze e differenze fra coppie di parole.RisultatiPer ciò che concerne il primo obiettivo, gli insegnati denunciano un cambiamento nel senso e significato del tempo pieno ma con valenza differente: se, da una parte, si collocano coloro che avvertono un’involuzione del sistema scolastico, come rispecchiamento dell’andamento della società, dall’altra vi è chi ritiene che i genitori scelgano tale tipologia di scuola non più costretti dalle proprie esigenze di lavoro, come avveniva in passato, ma perché consapevoli della migliore offerta educativa.Rispetto al secondo obiettivo, emerge che il valore aggiunto del tempo pieno sia la possibilità di lavorare in gruppo grazie ai tempi più distesi, a differenza della scuola a modulo. Ciò influisce sia sulla didattica, poiché il contesto favorisce l’apprendimento degli allievi, sia sul piano relazionale in quanto le attività in e di gruppo attiverebbero la cooperazione, socializzazione, integrazione e lo sviluppo dell’identità sociale, ponendo gli alunni nella condizione di confrontarsi anche con bambini di diversa etnia. Ne deriva un atteggiamento più partecipe e interessato della famiglia alle dinamiche scolastiche, probabilmente perché il tempo “dilatato” favorisce le comunicazioni con gli insegnanti.Sul tempo pieno sono scarsi o nulli i contributi di ricerca in Italia, nonostante la valenza educativo/relazionale riconosciuta dalla sua attuazione ad oggi (l’integrazione che deriva dalle attività di gruppo è preventiva dell’emarginazione e del pregiudizio) e il dibattito attivato dalla proposta Moratti che vorrebbe abrogarlo.
2007
IV Congresso Nazionale ‘La prevenzione nella scuola e nella comunità’
padova
28-30 giu 2007
54
54
Mineo, Roberta; Perricone, V.
Tempo supplementare: quando il futuro si gioca nel presente / Mineo, Roberta; Perricone, V.. - STAMPA. - (2007), pp. 54-54. (Intervento presentato al convegno IV Congresso Nazionale ‘La prevenzione nella scuola e nella comunità’ tenutosi a padova nel 28-30 giu 2007).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/620382
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