Nella poetica di Proust, il rapporto gravità-leggerezza è presente a due diversi livelli: a livello del discorso teorico, dove si riconnette a problemi centrali come il tempo, la memoria, la caducità, il senso e la funzione dell'arte; a livello del discorso narrativo, dove riemerge in svariati punti – spesso nevralgici – del racconto. Dunque, la scarsa attenzione finora riservata a questo tema non si deve a una sua presunta marginalità, ma piuttosto al suo disporsi trasversalmente nell'ampio tessuto dell'opera, nonché alla forma allusiva che esso di solito assume, in contrasto con altri nodi teorico-narrativi esplicitamente illustrati o dibattuti dal romanzo.La relazione mostra come Proust sostenga senz'altro le ragioni della leggerezza: quest'ultima rientra a pieno titolo nella costellazione positiva della "Ricerca del tempo perduto" – formata dai processi della memoria involontaria, dell'illuminazione analogica, della creazione artistica –, mentre la pesantezza possiede la stessa «negatività» che contrassegna la dimensione reificante del vissuto – formata dai processi della memoria volontaria, dell'abitudine, della ragione strumentale. La gravità, inoltre, appare il fardello inevitabile di ogni conoscenza del reale: prigioniere di una materialità che ne occulta il senso, le cose resistono con forza ai nostri tentativi di decifrazione; il velo da cui sono circondate si dirada solo a tratti, quando il balenare fortuito di un'analogia ci solleva all'altezza di una verità essenziale e senza tempo. Contrapponendo all'opaca gravità del mondo sensibile la rarefatta leggerezza di un mondo ideale, Proust lascia scorgere un importante referente della sua riflessione: quello spiritualismo laico, molto attivo negli ambienti filosofici dell'epoca, dal quale è stato probabilmente influenzato nel periodo degli studi liceali e universitari . Tuttavia, la relazione indica come nella parte conclusiva della "Ricerca", Proust pervenga a una soluzione diversa: opacità e trasparenza, gravità e leggerezza non procedono più su binari paralleli, non si fronteggiano più in un rapporto di reciproca esclusione, ma si sviluppano nello spazio della contaminazione e dell'intreccio, delineando orizzonti di senso dai contorni nuovi e originali.

Leggerezza e gravità: immagini e significati nell'opera di Proust / Contini, Annamaria. - STAMPA. - (1997), pp. 97-119. (Intervento presentato al convegno Filosofia del peso, estetica della leggerezza tenutosi a Certosa di Pontignano (Università degli Studi di Siena) nel marzo 1995).

Leggerezza e gravità: immagini e significati nell'opera di Proust

CONTINI, Annamaria
1997

Abstract

Nella poetica di Proust, il rapporto gravità-leggerezza è presente a due diversi livelli: a livello del discorso teorico, dove si riconnette a problemi centrali come il tempo, la memoria, la caducità, il senso e la funzione dell'arte; a livello del discorso narrativo, dove riemerge in svariati punti – spesso nevralgici – del racconto. Dunque, la scarsa attenzione finora riservata a questo tema non si deve a una sua presunta marginalità, ma piuttosto al suo disporsi trasversalmente nell'ampio tessuto dell'opera, nonché alla forma allusiva che esso di solito assume, in contrasto con altri nodi teorico-narrativi esplicitamente illustrati o dibattuti dal romanzo.La relazione mostra come Proust sostenga senz'altro le ragioni della leggerezza: quest'ultima rientra a pieno titolo nella costellazione positiva della "Ricerca del tempo perduto" – formata dai processi della memoria involontaria, dell'illuminazione analogica, della creazione artistica –, mentre la pesantezza possiede la stessa «negatività» che contrassegna la dimensione reificante del vissuto – formata dai processi della memoria volontaria, dell'abitudine, della ragione strumentale. La gravità, inoltre, appare il fardello inevitabile di ogni conoscenza del reale: prigioniere di una materialità che ne occulta il senso, le cose resistono con forza ai nostri tentativi di decifrazione; il velo da cui sono circondate si dirada solo a tratti, quando il balenare fortuito di un'analogia ci solleva all'altezza di una verità essenziale e senza tempo. Contrapponendo all'opaca gravità del mondo sensibile la rarefatta leggerezza di un mondo ideale, Proust lascia scorgere un importante referente della sua riflessione: quello spiritualismo laico, molto attivo negli ambienti filosofici dell'epoca, dal quale è stato probabilmente influenzato nel periodo degli studi liceali e universitari . Tuttavia, la relazione indica come nella parte conclusiva della "Ricerca", Proust pervenga a una soluzione diversa: opacità e trasparenza, gravità e leggerezza non procedono più su binari paralleli, non si fronteggiano più in un rapporto di reciproca esclusione, ma si sviluppano nello spazio della contaminazione e dell'intreccio, delineando orizzonti di senso dai contorni nuovi e originali.
1997
Filosofia del peso, estetica della leggerezza
Certosa di Pontignano (Università degli Studi di Siena)
marzo 1995
97
119
Contini, Annamaria
Leggerezza e gravità: immagini e significati nell'opera di Proust / Contini, Annamaria. - STAMPA. - (1997), pp. 97-119. (Intervento presentato al convegno Filosofia del peso, estetica della leggerezza tenutosi a Certosa di Pontignano (Università degli Studi di Siena) nel marzo 1995).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/618941
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