Il Capitolo 10, "Le alluvioni del Po: Alla ricerca delle cause", scritto da Baldassare Bacchi, Stefano Orlandini e Maurizio Pellegrini, cerca di dare una risposta al quesito che si erano posti gli ingegneri idraulici dell’Ottocento su quali fossero le cause delle tante piene del Po e dei suoi affluenti e per quale motivo, già dal 1705, ogni piena superasse il livello delle precederti, con una tendenza che sarebbe si sarebbe invertita solo dopo il 1951. Il dibattito scientifico fu aspro, con toni anche duri, come nel contrasto che oppose il Lombardini al Brighenti, studioso autorevole, questo ultimo, proveniente dall’ex legazione pontificia bolognese. Per il Lombardini non c’erano dubbi: la causa del fenomeno delle piene sempre più aggressive era da ricondurre all’intenso disboscamento nei bacini idrografici, un processo che si intensificò ulteriormente con la diffusione delle macchine a vapore. Il Manfredi intervenne nella disputa suggerendo un’ipotesi, quella di una tendenza di lungo periodo all’aumento delle precipitazioni, che il Lombardini ritenne inconsistente. D’altra parte, come ci ricorda Baldassare Bacchi nel Capitolo 8, mancavano in quel periodo misure sistematiche delle precipitazioni e delle portate dei corsi d’acqua. In assenza di questi dati diventa problematico anche oggi dare una risposta argomentata al quesito iniziale. L’orientamento attuale, in ogni modo, è quello di considerare con attenzione i cambiamenti climatici che si ebbero durante quei secoli. Dal 1580 circa, Alpi e Appennini furono interessati da un periodo freddo e piovoso, che in Nord Europa era iniziato già più di un secolo prima. È ragionevole pensare che, per effetto del cambiamento di clima, aumentassero le portate di piena dei corsi d’acqua, non solo del Po, ma di tutti i fiumi italiani ed europei. Aumento delle precipitazioni e disboscamento concorsero a incrementare sensibilmente il trasporto solido (i detriti asportati dalla montagna e trasportati dalla corrente fluviale sino al mare), con conseguente innalzamento del fondo dell’alveo. Nel Po si era aggiunto, peraltro da molti secoli, l’effetto di un potente fattore antropico: l’uomo per recuperare nuovi spazi all’agricoltura aveva arginato il fiume, costringendolo entro spazi sempre più ristretti; la massa d’acqua incanalata raggiungeva in tempi più brevi l’alveo della bassa pianura, da cui esondava per la più ridotta efficienza idraulica dell’alveo stesso a trattenerla. La grande pensilità del Po, dopo l’ansa di Viadana e Guastalla, decretava, infine, un rischio idraulico elevatissimo per le campagne latistanti; è sufficiente ricordare qualche “numero”: circa 1000 chilometri quadrati di campagne rimasero allagati nel 1705 e nel 1951 e circa 830 chilometri quadrati nel 1872. (Tratto dalla "Guida alla lettura," di Ireneo Ferrari e Maurizio Pellegrini, p. 9-14.)

Le alluvioni del Po nel secolo XIX: Alla ricerca delle cause / B., Bacchi; Orlandini, Stefano; Pellegrini, Maurizio. - STAMPA. - (2007), pp. 145-165.

Le alluvioni del Po nel secolo XIX: Alla ricerca delle cause

ORLANDINI, Stefano;PELLEGRINI, Maurizio
2007

Abstract

Il Capitolo 10, "Le alluvioni del Po: Alla ricerca delle cause", scritto da Baldassare Bacchi, Stefano Orlandini e Maurizio Pellegrini, cerca di dare una risposta al quesito che si erano posti gli ingegneri idraulici dell’Ottocento su quali fossero le cause delle tante piene del Po e dei suoi affluenti e per quale motivo, già dal 1705, ogni piena superasse il livello delle precederti, con una tendenza che sarebbe si sarebbe invertita solo dopo il 1951. Il dibattito scientifico fu aspro, con toni anche duri, come nel contrasto che oppose il Lombardini al Brighenti, studioso autorevole, questo ultimo, proveniente dall’ex legazione pontificia bolognese. Per il Lombardini non c’erano dubbi: la causa del fenomeno delle piene sempre più aggressive era da ricondurre all’intenso disboscamento nei bacini idrografici, un processo che si intensificò ulteriormente con la diffusione delle macchine a vapore. Il Manfredi intervenne nella disputa suggerendo un’ipotesi, quella di una tendenza di lungo periodo all’aumento delle precipitazioni, che il Lombardini ritenne inconsistente. D’altra parte, come ci ricorda Baldassare Bacchi nel Capitolo 8, mancavano in quel periodo misure sistematiche delle precipitazioni e delle portate dei corsi d’acqua. In assenza di questi dati diventa problematico anche oggi dare una risposta argomentata al quesito iniziale. L’orientamento attuale, in ogni modo, è quello di considerare con attenzione i cambiamenti climatici che si ebbero durante quei secoli. Dal 1580 circa, Alpi e Appennini furono interessati da un periodo freddo e piovoso, che in Nord Europa era iniziato già più di un secolo prima. È ragionevole pensare che, per effetto del cambiamento di clima, aumentassero le portate di piena dei corsi d’acqua, non solo del Po, ma di tutti i fiumi italiani ed europei. Aumento delle precipitazioni e disboscamento concorsero a incrementare sensibilmente il trasporto solido (i detriti asportati dalla montagna e trasportati dalla corrente fluviale sino al mare), con conseguente innalzamento del fondo dell’alveo. Nel Po si era aggiunto, peraltro da molti secoli, l’effetto di un potente fattore antropico: l’uomo per recuperare nuovi spazi all’agricoltura aveva arginato il fiume, costringendolo entro spazi sempre più ristretti; la massa d’acqua incanalata raggiungeva in tempi più brevi l’alveo della bassa pianura, da cui esondava per la più ridotta efficienza idraulica dell’alveo stesso a trattenerla. La grande pensilità del Po, dopo l’ansa di Viadana e Guastalla, decretava, infine, un rischio idraulico elevatissimo per le campagne latistanti; è sufficiente ricordare qualche “numero”: circa 1000 chilometri quadrati di campagne rimasero allagati nel 1705 e nel 1951 e circa 830 chilometri quadrati nel 1872. (Tratto dalla "Guida alla lettura," di Ireneo Ferrari e Maurizio Pellegrini, p. 9-14.)
2007
Un Po di Carte: La Dinamica Fluviale del Po nell’Ottocento e le Tavole della Commissione Brioschi
9788881031092
Edizioni Diabasis
ITALIA
Le alluvioni del Po nel secolo XIX: Alla ricerca delle cause / B., Bacchi; Orlandini, Stefano; Pellegrini, Maurizio. - STAMPA. - (2007), pp. 145-165.
B., Bacchi; Orlandini, Stefano; Pellegrini, Maurizio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/615443
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