Questa breve storia della biologia novecentesca parte dalla constatazione che l'Italia, che pure aveva vantato alcuni precursori e validi sostenitori della teoria della trasmutazione delle specie (Giovambattista Brocchi, Federico Delpino, Filippo De Filippi, Michele Lessona), non riusciva a fare a meno di adeguarsi alla generale deviazione finalistica e, in definitiva, spiritualistica, che dalle discipline biologiche si insinuava in altri ambiti del sapere e della creatività intellettuale, dalla paleontologia, alla psicologia, fino nella letteratura. Tendenze antidarwiniane si possono individuare nelle concezioni di Giuseppe Sergi e di Daniele Rosa, i due evoluzionisti italiani di maggior spicco degli anni immediatamente precedenti e successivi alla Grande Guerra. Il siciliano Sergi, fondatore del Museo di antropologia di Roma (nonché padre del Sergio Sergi che rinverrà i resti del paleantropo di Saccopastore nel 1929), andò delineando il quadro di un'evoluzione della specie umana che avrebbe proceduto lungo linee filetiche diverse da quelle delle scimmie. Per parte sua, il piemontese Rosa tentò di mettere da parte il principio darwiniano della sopravvivenza del più adatto, sostituendolo con un altro da lui concepito: l'idioplasma. Esso sarebbe la sostanza essenziale insita negli esseri viventi, la cui energia presiederebbe al dispiegamento delle specie. Ciascun individuo dunque possiederebbe dentro di sé il patrimonio idioplasmatico atto a generare le variazioni stabili dei caratteri per la totalità della trasformazione filetica. A questa potenziale evoluzione completa di tutti gli organismi Rosa dava il nome di ologenesi. Tra gli studiosi e gli sperimentatori italiani che ebbero l'entusiasmo e le energie per tenere dietro ai progressi della scienza internazionale, vanno annoverati Livio Livi, Giuseppe Montalenti, Pietro Omodeo ed Emanuele Padoa. Trova spazio anche l'analisi del cosiddetto "caso Lysenko" e i riflessi da esso avuti in Italia. Infine, le figure di Luria, Dulbecco e Rita Levi-Montalcini, insigniti ciascuno del premio Nobel.

La biologia italiana del Novecento / Scarpelli, Giacomo. - In: APERTURE. - ISSN 2037-2558. - ELETTRONICO. - [Archivio on-line]:(2003), pp. 1-12.

La biologia italiana del Novecento

SCARPELLI, Giacomo
2003

Abstract

Questa breve storia della biologia novecentesca parte dalla constatazione che l'Italia, che pure aveva vantato alcuni precursori e validi sostenitori della teoria della trasmutazione delle specie (Giovambattista Brocchi, Federico Delpino, Filippo De Filippi, Michele Lessona), non riusciva a fare a meno di adeguarsi alla generale deviazione finalistica e, in definitiva, spiritualistica, che dalle discipline biologiche si insinuava in altri ambiti del sapere e della creatività intellettuale, dalla paleontologia, alla psicologia, fino nella letteratura. Tendenze antidarwiniane si possono individuare nelle concezioni di Giuseppe Sergi e di Daniele Rosa, i due evoluzionisti italiani di maggior spicco degli anni immediatamente precedenti e successivi alla Grande Guerra. Il siciliano Sergi, fondatore del Museo di antropologia di Roma (nonché padre del Sergio Sergi che rinverrà i resti del paleantropo di Saccopastore nel 1929), andò delineando il quadro di un'evoluzione della specie umana che avrebbe proceduto lungo linee filetiche diverse da quelle delle scimmie. Per parte sua, il piemontese Rosa tentò di mettere da parte il principio darwiniano della sopravvivenza del più adatto, sostituendolo con un altro da lui concepito: l'idioplasma. Esso sarebbe la sostanza essenziale insita negli esseri viventi, la cui energia presiederebbe al dispiegamento delle specie. Ciascun individuo dunque possiederebbe dentro di sé il patrimonio idioplasmatico atto a generare le variazioni stabili dei caratteri per la totalità della trasformazione filetica. A questa potenziale evoluzione completa di tutti gli organismi Rosa dava il nome di ologenesi. Tra gli studiosi e gli sperimentatori italiani che ebbero l'entusiasmo e le energie per tenere dietro ai progressi della scienza internazionale, vanno annoverati Livio Livi, Giuseppe Montalenti, Pietro Omodeo ed Emanuele Padoa. Trova spazio anche l'analisi del cosiddetto "caso Lysenko" e i riflessi da esso avuti in Italia. Infine, le figure di Luria, Dulbecco e Rita Levi-Montalcini, insigniti ciascuno del premio Nobel.
2003
[Archivio on-line]
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12
La biologia italiana del Novecento / Scarpelli, Giacomo. - In: APERTURE. - ISSN 2037-2558. - ELETTRONICO. - [Archivio on-line]:(2003), pp. 1-12.
Scarpelli, Giacomo
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