I ritrovamenti di resti di vertebrati nei terreni cretacei dell’Appennino settentrionale sono più frequenti di quanto si possa pensare. In particolare, sul versante emiliano dell’Appennino sono stati raccolti fossili di rettili marini appartenenti agli ordini Ichthyosauria, Plesiosauria e Squamata (Fam. Mosasauridae).Tutti questi resti sono frammentari e la loro posizione stratigrafica non è facilmente individuabile, in quanto provengono dai Complessi di Base delle formazioni liguri (Bettelli et alii, 1989), in precedenza attribuiti alle cosiddette “Argille scagliose” o “Complesso caotico”. L’intensa tettonizzazione e la mescolanza di clasti di età differenti hanno notevolmente complicato il riconoscimento delle formazioni costituenti i Complessi di base, che sono comunque, almeno in parte, di età cretacea.I fossili di rettili marini, segnalati già nel XIX secolo, sono per lo più di ittiosauri.Pantanelli (1889) descrisse un rostro, incompleto ma in ottimo stato di conservazione, trovato nelle “Argille Scagliose” di Gombola (Modena). Lo stesso Pantanelli lo attribuì all’Eocene, identificandolo come parte di un coccodrillo della specie Gavialis mutinensis sp. nov. Nello stesso anno Capellini (1889), sulla base delle faune trovate nelle “Argille Scagliose”, retrodatò il rostro al Cretaceo, attribuendolo alla specie Ichthyosaurus campylodon Carter.Un secondo rostro, in pessimo stato di conservazione e in gran parte tenacemente inglobato nella matrice, fu rinvenuto nel 1898 a Castelluccio, vicino Porretta Terme (Bologna). Simonelli (1910) lo descrisse attribuendolo cautamente al genere Ichthyosaurus, ed ipotizzando che si potesse trattare di una specie diversa da quella trovata a Gombola, datandolo come “non più recente del Cretaceo.”Dopo parecchi decenni senza ritrovamenti, nel 1974 fu raccolto, ancora vicino Gombola, un terzo frammento di rostro, costituente la parte terminale del muso, il cui stato di conservazione è simile a quello del pezzo descritto dal Pantanelli. Rompianesi (1975) descrisse questo fossile come Ichthyosaurus campylodon Carter, ipotizzando che potesse trattarsi di un altro frammento dello stesso individuo trovato nel 1889.Nel 1975, sempre vicino Gombola, lo stesso Rompianesi trovò la parte distale di un omero, descritto da Battista (1993) ed attribuito a Platypterygius sp.Nel 1978, nelle vicinanze di Prignano (Modena), ancora in sedimenti riconducibili alle ex “Argille Scagliose” furono rinvenuti due corpi vertebrali, riconosciuti da Rompianesi & Sirotti (1995) come vertebre caudali di ittiosauro.Infine, nel 1979, fu trovato un frammento di rostro, mancante di molti denti, a Monteveglio, vicino Bazzano (Bologna), sempre in terreni di possibile età cretacea.Tutti questi resti sono recentemente stati ristudiati ed attribuiti al genere Platypterygius (Sirotti & Papazzoni, 2002), caratteristico dell’Albiano-Cenomaniano europeo e comprendente tutte le specie cretacee dell’ordine Ichthyosauria.Molto recente è la scoperta di resti di pliosauridi (ordine Plesiosauria) nell’Appennino settentrionale. Nel 1992, nei pressi di Zavattarello (Pavia) è stato trovato un omero destro attribuito ad un esemplare giovanile di Pliosauridae indeterminato (Renesto, 1993). Il fossile era contenuto nelle Argille Varicolori, datate Santoniano-Campaniano. Un dente isolato del pliosauro Polyptychodon interruptus Owen (Papazzoni, 2003) è stato rinvenuto nelle Argille Varicolori (Cenomaniano-Campaniano inferiore) nei pressi di Castelvecchio di Prignano (Modena).La parte distale del muso di un Mosasauridae fu trovata nel 1886 nelle alluvioni del Rio del Marangone nei pressi di Gavardo (S. Valentino, Reggio Emilia). Dapprima considerato un coccodrillo (Uzielli, 1887), fu nuovamente descritto da Sirotti (1990), che lo attribuì a Mosasaurus hoffmanni Mantell, specie caratteristica del Maastrichtiano. Probabilmente il fossile era contenuto nella Formazione delle Argille di Viano (Maastrichtiano superiore-Eocene inferiore), che affiorano a monte della zona di rinvenimento. I soli altri resti di Mosasauridae trovati in Italia, sempre frammentari, sono stati segnalati da Marzana in Valpantena (VR) (Nicolis, 1900) e dalle vicinanze di Vittorio Veneto (BL) (Leonardi, 1946).Come già accennato, è estremamente difficile localizzare gli orizzonti biostratigrafici dai quali provengono i fossili fin qui descritti. Spesso i resti si presentano isolati e “puliti” e ciò impedisce lo studio di eventuali altre faune o flore associate. Solo di rado si sono potuti individuare e datare i microfossili della matrice.Nonostante queste limitazioni, è possibile utilizzare i dati disponibili per un raffronto con le faune coeve europee ed extraeuropee.Gli ittiosauri del Cretaceo sono stati trovati in diverse parti d’Europa (Inghilterra, Francia, Germania, Russia, Ucraina), in India, in Australia (Queensland, Western Australia, Northern Territory, New South Wales), in America settentrionale (Wyoming, Texas, Oregon) e meridionale (Argentina, Colombia, Perù). La loro distribuzione stratigrafica sembra non oltrepassare il Cenomaniano (Bardet, 1992). Purtroppo la risoluzione biostratigrafica estremamente ridotta dei fossili dell’Appennino settentrionale non permette di confermare o smentire questo dato. L’estensione della presenza di ittiosauri cretacei all’Italia conferma il marcato cosmopolitismo del gruppo, anche se la mancanza di una sicura attribuzione specifica ne limita le potenzialità di riconoscimento paleobiogeografico.I resti di pliosauridi del Cretaceo superiore sono piuttosto rari in Europa. Bardet & Godefroit (1995) segnalano resti di Pliosauridae indeterminati da Inghilterra, Belgio, Svezia, Polonia e Portogallo, mentre il genere Polyptychodon è riportato ancora per l’Inghilterra, per la Germania e la Repubblica Ceca. Il dente di Polyptychodon dell’Appennino settentrionale allarga verso Sud la distribuzione nota del genere. Al di fuori dell’Europa, il genere Polyptychodon è segnalato anche nel Turoniano del Texas (Welles & Slaughter, 1963), mentre un altro genere di Pliosauridae del Cretaceo superiore, Cimoliasaurus, è stato trovato in Alabama (Lydekker, 1889) e nell’Artide canadese (Russell L.S., 1967). Sembra pertanto che i Pliosauridae, durante il Cretaceo superiore, fossero ristretti all’emisfero settentrionale, con il genere Polyptychodon limitato alla Tetide euroamericana. Per quanto riguarda l’età, i resti di Pliosauridae del Cretaceo superiore europeo appaiono limitati al Cenomaniano-Campaniano (Bardet & Godefroit, 1995), ed anche i fossili italiani ricadono nello stesso intervallo stratigrafico.Mosasaurus hoffmanni è specie relativamente frequente nel Maastrichtiano dell’Europa centro-settentrionale (Belgio, Francia, Olanda, Polonia; Sirotti, 1990). I fossili italiani ampliano, anche in questo caso verso Sud, la distribuzione geografica della specie in Europa. Forme affini appartenenti alla specie M. maximus Cope, secondo Sirotti (1990) probabilmente sinonimo di M. hoffmanni, sono relativamente abbondanti in America settentrionale (Russell R.L., 1967).

Nuovi suggerimenti da vecchi ritrovamenti: rettili e piante fossili nel Cretaceo dell’Appennino settentrionale (province di Reggio Emilia, Modena e Bologna) / Papazzoni, Cesare Andrea. - STAMPA. - -:(2006), pp. 65-65. (Intervento presentato al convegno Giornate di Paleontologia 2006 tenutosi a Trieste nel 8-11/06/2006).

Nuovi suggerimenti da vecchi ritrovamenti: rettili e piante fossili nel Cretaceo dell’Appennino settentrionale (province di Reggio Emilia, Modena e Bologna).

PAPAZZONI, Cesare Andrea
2006

Abstract

I ritrovamenti di resti di vertebrati nei terreni cretacei dell’Appennino settentrionale sono più frequenti di quanto si possa pensare. In particolare, sul versante emiliano dell’Appennino sono stati raccolti fossili di rettili marini appartenenti agli ordini Ichthyosauria, Plesiosauria e Squamata (Fam. Mosasauridae).Tutti questi resti sono frammentari e la loro posizione stratigrafica non è facilmente individuabile, in quanto provengono dai Complessi di Base delle formazioni liguri (Bettelli et alii, 1989), in precedenza attribuiti alle cosiddette “Argille scagliose” o “Complesso caotico”. L’intensa tettonizzazione e la mescolanza di clasti di età differenti hanno notevolmente complicato il riconoscimento delle formazioni costituenti i Complessi di base, che sono comunque, almeno in parte, di età cretacea.I fossili di rettili marini, segnalati già nel XIX secolo, sono per lo più di ittiosauri.Pantanelli (1889) descrisse un rostro, incompleto ma in ottimo stato di conservazione, trovato nelle “Argille Scagliose” di Gombola (Modena). Lo stesso Pantanelli lo attribuì all’Eocene, identificandolo come parte di un coccodrillo della specie Gavialis mutinensis sp. nov. Nello stesso anno Capellini (1889), sulla base delle faune trovate nelle “Argille Scagliose”, retrodatò il rostro al Cretaceo, attribuendolo alla specie Ichthyosaurus campylodon Carter.Un secondo rostro, in pessimo stato di conservazione e in gran parte tenacemente inglobato nella matrice, fu rinvenuto nel 1898 a Castelluccio, vicino Porretta Terme (Bologna). Simonelli (1910) lo descrisse attribuendolo cautamente al genere Ichthyosaurus, ed ipotizzando che si potesse trattare di una specie diversa da quella trovata a Gombola, datandolo come “non più recente del Cretaceo.”Dopo parecchi decenni senza ritrovamenti, nel 1974 fu raccolto, ancora vicino Gombola, un terzo frammento di rostro, costituente la parte terminale del muso, il cui stato di conservazione è simile a quello del pezzo descritto dal Pantanelli. Rompianesi (1975) descrisse questo fossile come Ichthyosaurus campylodon Carter, ipotizzando che potesse trattarsi di un altro frammento dello stesso individuo trovato nel 1889.Nel 1975, sempre vicino Gombola, lo stesso Rompianesi trovò la parte distale di un omero, descritto da Battista (1993) ed attribuito a Platypterygius sp.Nel 1978, nelle vicinanze di Prignano (Modena), ancora in sedimenti riconducibili alle ex “Argille Scagliose” furono rinvenuti due corpi vertebrali, riconosciuti da Rompianesi & Sirotti (1995) come vertebre caudali di ittiosauro.Infine, nel 1979, fu trovato un frammento di rostro, mancante di molti denti, a Monteveglio, vicino Bazzano (Bologna), sempre in terreni di possibile età cretacea.Tutti questi resti sono recentemente stati ristudiati ed attribuiti al genere Platypterygius (Sirotti & Papazzoni, 2002), caratteristico dell’Albiano-Cenomaniano europeo e comprendente tutte le specie cretacee dell’ordine Ichthyosauria.Molto recente è la scoperta di resti di pliosauridi (ordine Plesiosauria) nell’Appennino settentrionale. Nel 1992, nei pressi di Zavattarello (Pavia) è stato trovato un omero destro attribuito ad un esemplare giovanile di Pliosauridae indeterminato (Renesto, 1993). Il fossile era contenuto nelle Argille Varicolori, datate Santoniano-Campaniano. Un dente isolato del pliosauro Polyptychodon interruptus Owen (Papazzoni, 2003) è stato rinvenuto nelle Argille Varicolori (Cenomaniano-Campaniano inferiore) nei pressi di Castelvecchio di Prignano (Modena).La parte distale del muso di un Mosasauridae fu trovata nel 1886 nelle alluvioni del Rio del Marangone nei pressi di Gavardo (S. Valentino, Reggio Emilia). Dapprima considerato un coccodrillo (Uzielli, 1887), fu nuovamente descritto da Sirotti (1990), che lo attribuì a Mosasaurus hoffmanni Mantell, specie caratteristica del Maastrichtiano. Probabilmente il fossile era contenuto nella Formazione delle Argille di Viano (Maastrichtiano superiore-Eocene inferiore), che affiorano a monte della zona di rinvenimento. I soli altri resti di Mosasauridae trovati in Italia, sempre frammentari, sono stati segnalati da Marzana in Valpantena (VR) (Nicolis, 1900) e dalle vicinanze di Vittorio Veneto (BL) (Leonardi, 1946).Come già accennato, è estremamente difficile localizzare gli orizzonti biostratigrafici dai quali provengono i fossili fin qui descritti. Spesso i resti si presentano isolati e “puliti” e ciò impedisce lo studio di eventuali altre faune o flore associate. Solo di rado si sono potuti individuare e datare i microfossili della matrice.Nonostante queste limitazioni, è possibile utilizzare i dati disponibili per un raffronto con le faune coeve europee ed extraeuropee.Gli ittiosauri del Cretaceo sono stati trovati in diverse parti d’Europa (Inghilterra, Francia, Germania, Russia, Ucraina), in India, in Australia (Queensland, Western Australia, Northern Territory, New South Wales), in America settentrionale (Wyoming, Texas, Oregon) e meridionale (Argentina, Colombia, Perù). La loro distribuzione stratigrafica sembra non oltrepassare il Cenomaniano (Bardet, 1992). Purtroppo la risoluzione biostratigrafica estremamente ridotta dei fossili dell’Appennino settentrionale non permette di confermare o smentire questo dato. L’estensione della presenza di ittiosauri cretacei all’Italia conferma il marcato cosmopolitismo del gruppo, anche se la mancanza di una sicura attribuzione specifica ne limita le potenzialità di riconoscimento paleobiogeografico.I resti di pliosauridi del Cretaceo superiore sono piuttosto rari in Europa. Bardet & Godefroit (1995) segnalano resti di Pliosauridae indeterminati da Inghilterra, Belgio, Svezia, Polonia e Portogallo, mentre il genere Polyptychodon è riportato ancora per l’Inghilterra, per la Germania e la Repubblica Ceca. Il dente di Polyptychodon dell’Appennino settentrionale allarga verso Sud la distribuzione nota del genere. Al di fuori dell’Europa, il genere Polyptychodon è segnalato anche nel Turoniano del Texas (Welles & Slaughter, 1963), mentre un altro genere di Pliosauridae del Cretaceo superiore, Cimoliasaurus, è stato trovato in Alabama (Lydekker, 1889) e nell’Artide canadese (Russell L.S., 1967). Sembra pertanto che i Pliosauridae, durante il Cretaceo superiore, fossero ristretti all’emisfero settentrionale, con il genere Polyptychodon limitato alla Tetide euroamericana. Per quanto riguarda l’età, i resti di Pliosauridae del Cretaceo superiore europeo appaiono limitati al Cenomaniano-Campaniano (Bardet & Godefroit, 1995), ed anche i fossili italiani ricadono nello stesso intervallo stratigrafico.Mosasaurus hoffmanni è specie relativamente frequente nel Maastrichtiano dell’Europa centro-settentrionale (Belgio, Francia, Olanda, Polonia; Sirotti, 1990). I fossili italiani ampliano, anche in questo caso verso Sud, la distribuzione geografica della specie in Europa. Forme affini appartenenti alla specie M. maximus Cope, secondo Sirotti (1990) probabilmente sinonimo di M. hoffmanni, sono relativamente abbondanti in America settentrionale (Russell R.L., 1967).
2006
Giornate di Paleontologia 2006
Trieste
8-11/06/2006
Papazzoni, Cesare Andrea
Nuovi suggerimenti da vecchi ritrovamenti: rettili e piante fossili nel Cretaceo dell’Appennino settentrionale (province di Reggio Emilia, Modena e Bologna) / Papazzoni, Cesare Andrea. - STAMPA. - -:(2006), pp. 65-65. (Intervento presentato al convegno Giornate di Paleontologia 2006 tenutosi a Trieste nel 8-11/06/2006).
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