Come già accaduto in un passato non lontano, a margine dell’ingresso nella Comunità europea di Paesi con mercati del lavoro meno evoluti, come Spagna, Portogallo e Grecia, anche oggi, l’allargamento dell’Unione europea pone non facili problemi relativi alla gestione dei flussi migratori. Esistono, infatti, non poche preoccupazioni che un ingresso senza limiti dei lavoratori di questi Paesi possa dare luogo a pericolosi fenomeni di dumping sociale e concorrenza al ribasso sul costo del lavoro. La soluzione di compromesso, concordata tra i Paesi candidati e la Commissione europea, è quella di prevedere un periodo transitorio per la completa attuazione della libera circolazione dei lavoratori dipendenti. Con la sola esclusione di Cipro e Malta, i Trattati di Adesione firmati ad Atene nell’aprile del 2003 istituiscono infatti la fase transitoria nell’ambito della libera circolazione dei lavoratori dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Estonia, Lettonia e Lituania). La fase transitoria ha una durata di massima di 7 anni. Durante i primi 2 anni gli Stati membri attuali potranno continuare ad applicare le proprie politiche e gli accordi bilaterali nei confronti dei nuovi Stati membri. Tuttavia, questa facoltà comporta anche la possibilità di dare attuazione sin dal 1° maggio 2004 al principio della libera circolazione dei lavoratori dipendenti di questi Paesi e, dunque, di aprire completamente il mercato del lavoro nazionale senza alcuna transizione intermedia.

Libera circolazione dei lavoratori dei nuovi Stati membri / Tiraboschi, Michele; Farkas, Orsolya. - In: DIRITTO E PRATICA DEL LAVORO. - ISSN 1591-2132. - STAMPA. - XX:45(2003), pp. 3002-3005.

Libera circolazione dei lavoratori dei nuovi Stati membri

TIRABOSCHI, Michele;
2003

Abstract

Come già accaduto in un passato non lontano, a margine dell’ingresso nella Comunità europea di Paesi con mercati del lavoro meno evoluti, come Spagna, Portogallo e Grecia, anche oggi, l’allargamento dell’Unione europea pone non facili problemi relativi alla gestione dei flussi migratori. Esistono, infatti, non poche preoccupazioni che un ingresso senza limiti dei lavoratori di questi Paesi possa dare luogo a pericolosi fenomeni di dumping sociale e concorrenza al ribasso sul costo del lavoro. La soluzione di compromesso, concordata tra i Paesi candidati e la Commissione europea, è quella di prevedere un periodo transitorio per la completa attuazione della libera circolazione dei lavoratori dipendenti. Con la sola esclusione di Cipro e Malta, i Trattati di Adesione firmati ad Atene nell’aprile del 2003 istituiscono infatti la fase transitoria nell’ambito della libera circolazione dei lavoratori dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Estonia, Lettonia e Lituania). La fase transitoria ha una durata di massima di 7 anni. Durante i primi 2 anni gli Stati membri attuali potranno continuare ad applicare le proprie politiche e gli accordi bilaterali nei confronti dei nuovi Stati membri. Tuttavia, questa facoltà comporta anche la possibilità di dare attuazione sin dal 1° maggio 2004 al principio della libera circolazione dei lavoratori dipendenti di questi Paesi e, dunque, di aprire completamente il mercato del lavoro nazionale senza alcuna transizione intermedia.
2003
XX
45
3002
3005
Libera circolazione dei lavoratori dei nuovi Stati membri / Tiraboschi, Michele; Farkas, Orsolya. - In: DIRITTO E PRATICA DEL LAVORO. - ISSN 1591-2132. - STAMPA. - XX:45(2003), pp. 3002-3005.
Tiraboschi, Michele; Farkas, Orsolya
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