L’evoluzione delle complessità, nella comprensione del mondo e dell’uomo che lo abita, sottolinea la necessità di un dialogo multidisciplinare, a partire dai contesti di formazione (Morin, 2012). L’unica certezza è di in-certezza: tale elemento destabilizza tutti gli ambiti della conoscenza, richiedendo un approccio multidisciplinare (Galli & Londei, 2003) per l’apertura di finestre di dialogo tra i saperi e la creazione di reti di competenza, quando tali saperi si applicano ai contesti di salute. Gli iper-specialismi possono creare nuove forme di analfabetismo (Harrison, 2003) se non si lasciano contaminare dalla ricchezza del confronto e dello scambio di competenze. Quando si parla di team multidisciplinare si fa riferimento a un gruppo di professionisti, afferenti a diverse specialità, che lavorano insieme, per la persona, su obiettivi comuni (Bassetti, 1992). Il raggiungimento di tali obiettivi diventa responsabilità collettiva e, ai membri del gruppo, oltre alle competenze specifiche del profilo di riferimento, è richiesta la capacità di contribuire attivamente, arrivando a percepire il gruppo come identità collettiva (Ibidem). Quest’ultimo elemento diventa possibile quando ogni componente del gruppo ha un’identità personale e professionale ben definita (Centurrino et al., 2009), partendo dal presupposto che è poco probabile riuscire a scindere l’individuo dalla professione che svolge: l’identità professionale è descritta come un senso profondo di adeguatezza al proprio ruolo professionale, dunque coincide con l’identità dell’individuo nella sua complessità (Ibidem). Nonostante la difficoltà legata alla misurazione dei risultati che caratterizza la ricerca in ambito educativo, dalla letteratura emergono esperienze di formazione multidisciplinare, nei corsi delle lauree sanitarie (Barr et al., 2007). Tra le metodologie didattiche utilizzate, troviamo il Problem Based Learning (Gradellini & Mecugni, 2014) e la simulazione di un team multidisciplinare in contesto clinico (Bradner et al., 2014; Bridges et al., 2011). Un progetto didattico multidisciplinare, del CdL in Infermieristica di Reggio Emilia, in collaborazione con la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, ha affrontato i concetti di identità, cura e relazione utilizzando le fiabe dei fratelli Grimm. In contesto d'aula, la proprietà polisemica della fiaba è diventata motore di riflessione identitaria oltre che rivelatrice di significati (Dammaco & Pattono, 2002). Le fiabe utilizzate sono state Pollicino, I quattro fratelli ingegnosi e Biancaneve; nella condivisione di quanto emerso ed evidenziato dalla fiaba stessa, sono stati utilizzati altri linguaggi narrativi, con suggerimenti relativi all'osservazione dell'iconografia dei santi, alla musica e alla letteratura. Il progetto si è sviluppato su tre moduli di quattro ore, aperto a due coorti di quindici studenti ciascuna, afferenti ai corsi di laurea di Infermieristica, Fisioterapia, Terapia Occupazionale e Logopedia. Per valutare la ricaduta formativa del progetto, a tutti gli studenti è stato chiesto di compilare un piccolo questionario pre-post sui concetti di identità professionale e di multidisciplinarietà in contesto di salute. A conclusione del percorso gli studenti hanno partecipato a un focus group per riflettere sull'utilizzo della fiaba come strumento didattico, sui concetti di identità e multidisciplinarietà così come elaborati dal gruppo fiaba e sul possibile impatto dell'esperienza didattica sul futuro professionale. Il progetto ha avuto impatto molto positivo sugli studenti: la polisemia della fiaba ha permesso l’apertura di nuovi significati sugli argomenti proposti. Se le risposte dei questionari pre-seminario permettono una netta categorizzazione in elementi di tipo nozionistico, le riflessioni post sono molto ricche, soggettive e introducono suggerimenti di apertura, centralità dell’altro (paziente e collega), dialogo, incontro, anche nella definizione di una propria identità professionale: esisto quando sono riconosciuto. Tali elementi di cambiamento sono confermati da quanto emerso dai focus. La scelta di uno strumento didattico diverso e fuori dagli schemi ha permesso di decontestualizzare le barriere dei propri profili professionali e di preparasi all’incontro.

Narrazione, cura e identità: un approccio didattico alla multidisciplinarietà / Gradellini, C; Bonito, N; Doro, L; Mecugni, Daniela. - In: TUTOR. - ISSN 1971-7296. - 17:1(2017), pp. 58-59. (Intervento presentato al convegno Servire il futuro: valori e ambiente di formazione per la competenza dei professionisti della cura tenutosi a Senigallia nel 19 - 21 ottobre 2016) [10.14601/Tutor-20593].

Narrazione, cura e identità: un approccio didattico alla multidisciplinarietà

MECUGNI, Daniela
2017

Abstract

L’evoluzione delle complessità, nella comprensione del mondo e dell’uomo che lo abita, sottolinea la necessità di un dialogo multidisciplinare, a partire dai contesti di formazione (Morin, 2012). L’unica certezza è di in-certezza: tale elemento destabilizza tutti gli ambiti della conoscenza, richiedendo un approccio multidisciplinare (Galli & Londei, 2003) per l’apertura di finestre di dialogo tra i saperi e la creazione di reti di competenza, quando tali saperi si applicano ai contesti di salute. Gli iper-specialismi possono creare nuove forme di analfabetismo (Harrison, 2003) se non si lasciano contaminare dalla ricchezza del confronto e dello scambio di competenze. Quando si parla di team multidisciplinare si fa riferimento a un gruppo di professionisti, afferenti a diverse specialità, che lavorano insieme, per la persona, su obiettivi comuni (Bassetti, 1992). Il raggiungimento di tali obiettivi diventa responsabilità collettiva e, ai membri del gruppo, oltre alle competenze specifiche del profilo di riferimento, è richiesta la capacità di contribuire attivamente, arrivando a percepire il gruppo come identità collettiva (Ibidem). Quest’ultimo elemento diventa possibile quando ogni componente del gruppo ha un’identità personale e professionale ben definita (Centurrino et al., 2009), partendo dal presupposto che è poco probabile riuscire a scindere l’individuo dalla professione che svolge: l’identità professionale è descritta come un senso profondo di adeguatezza al proprio ruolo professionale, dunque coincide con l’identità dell’individuo nella sua complessità (Ibidem). Nonostante la difficoltà legata alla misurazione dei risultati che caratterizza la ricerca in ambito educativo, dalla letteratura emergono esperienze di formazione multidisciplinare, nei corsi delle lauree sanitarie (Barr et al., 2007). Tra le metodologie didattiche utilizzate, troviamo il Problem Based Learning (Gradellini & Mecugni, 2014) e la simulazione di un team multidisciplinare in contesto clinico (Bradner et al., 2014; Bridges et al., 2011). Un progetto didattico multidisciplinare, del CdL in Infermieristica di Reggio Emilia, in collaborazione con la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana, ha affrontato i concetti di identità, cura e relazione utilizzando le fiabe dei fratelli Grimm. In contesto d'aula, la proprietà polisemica della fiaba è diventata motore di riflessione identitaria oltre che rivelatrice di significati (Dammaco & Pattono, 2002). Le fiabe utilizzate sono state Pollicino, I quattro fratelli ingegnosi e Biancaneve; nella condivisione di quanto emerso ed evidenziato dalla fiaba stessa, sono stati utilizzati altri linguaggi narrativi, con suggerimenti relativi all'osservazione dell'iconografia dei santi, alla musica e alla letteratura. Il progetto si è sviluppato su tre moduli di quattro ore, aperto a due coorti di quindici studenti ciascuna, afferenti ai corsi di laurea di Infermieristica, Fisioterapia, Terapia Occupazionale e Logopedia. Per valutare la ricaduta formativa del progetto, a tutti gli studenti è stato chiesto di compilare un piccolo questionario pre-post sui concetti di identità professionale e di multidisciplinarietà in contesto di salute. A conclusione del percorso gli studenti hanno partecipato a un focus group per riflettere sull'utilizzo della fiaba come strumento didattico, sui concetti di identità e multidisciplinarietà così come elaborati dal gruppo fiaba e sul possibile impatto dell'esperienza didattica sul futuro professionale. Il progetto ha avuto impatto molto positivo sugli studenti: la polisemia della fiaba ha permesso l’apertura di nuovi significati sugli argomenti proposti. Se le risposte dei questionari pre-seminario permettono una netta categorizzazione in elementi di tipo nozionistico, le riflessioni post sono molto ricche, soggettive e introducono suggerimenti di apertura, centralità dell’altro (paziente e collega), dialogo, incontro, anche nella definizione di una propria identità professionale: esisto quando sono riconosciuto. Tali elementi di cambiamento sono confermati da quanto emerso dai focus. La scelta di uno strumento didattico diverso e fuori dagli schemi ha permesso di decontestualizzare le barriere dei propri profili professionali e di preparasi all’incontro.
2017
Servire il futuro: valori e ambiente di formazione per la competenza dei professionisti della cura
Senigallia
19 - 21 ottobre 2016
Gradellini, C; Bonito, N; Doro, L; Mecugni, Daniela
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