In due saggi del 2007 e del 2008, Daniela Zorzi suggerisce di usare analisi linguistiche di incontri mediati, registrati e trascritti, per la formazione dei mediatori sanitari. Secondo Zorzi, l’uso di questo tipo di analisi consente ai partecipanti alla formazione di capire quali siano le azioni efficaci di mediazione e quale sia una gestione efficace dell’interazione mediata: in particolare consente di capire il legame fra la dimensione culturale dell’incontro mediato e i modi in cui tale incontro viene gestito. Zorzi propone di usare questo materiale didattico per attivare discussioni guidate, che consentano di riconoscere l’importanza degli aspetti linguistico/traduttivi dell’interazione, cioè della selezione di ciò che va tradotto o tralasciato, e delle scelte linguistiche per una gestione dell’interazione funzionale all’obiettivo dell’incontro. Zorzi esemplifica l’applicazione di questo metodo didattico per due contenuti importanti nella formazione: la consapevolezza dei diversi ruoli discorsivi dei mediatori e il riconoscimento dei pregiudizi dei medici. Recentemente, Davitti e Pasquandrea (2014) hanno a loro volta sostenuto l’importanza dell’uso di interazioni mediate nella formazione degli interpreti, suggerendo di utilizzare un metodo didattico basato sull’analisi guidata della conversazione (nel formato di data session), con un’impostazione vicina a quella di Zorzi. Questa scelta di metodo viene applicata all’analisi delle iniziative autonome dell’interprete: in particolare, Davitti e Pasquandrea suggeriscono di analizzare le azioni dell’interprete che avviano sequenze interattive su preoccupazioni che non sono state esplicitate dai partecipanti. La presente proposta riguarda anzitutto un orientamento ai criteri di scelta dei contenuti che è utile includere nella formazione agli aspetti linguistico/traduttivi dell’interazione e al coordinamento (Wadensjö, 1998) dell’incontro mediato. Si propone un uso di materiali sull’interazione che siano rilevanti per la formazione sia dei mediatori, sia degli interpreti. Un problema cruciale riguarda il rapporto tra attività traduttiva e mediazione “interculturale”, nella quale si privilegiano la conoscenza delle culture e la facilitazione di rapporti interculturali positivi (v. Pöchhacker, 2008). Attualmente, il mediatore e l’interprete sono considerati professionalmente competenti, rispettivamente, nella dimensione interculturale e in quella traduttiva: tuttavia, seguendo Zorzi, entrambe queste competenze sono insufficienti per interpretare e mediare. È quindi importante formare interpreti e mediatori all’esigenza di selezionare ciò che va tradotto o tralasciato e all’esigenza di prendere iniziative autonome, secondo obiettivi funzionali all’incontro mediato. Su queste basi, e sulla base di un corpus di materiali autentici (cfr. Baraldi & Gavioli, 2012), si suggerisce qui di orientare la formazione di interpreti/mediatori anzitutto alle diverse possibilità di trattamento dei turni “problematici” dei partecipanti. Un turno può essere considerato “problematico” quando non è possibile una traduzione “diretta” (Hale 2007) che lo riproduca “accuratamente”, lasciando così al suo autore la decisione sul suo contenuto. Le ricerche sull’interazione mediata in contesti sanitari e sociali evidenziano che i turni possono essere considerati problematici quando includono contenuti valutativi (incluse espressioni di pregiudizi), delicati, impliciti, complicati, confusi. I turni problematici possono inoltre contenere inviti, rivolti a interpreti/mediatori, a prendere iniziative autonome. Le ricerche segnalano tre modi in cui interpreti/mediatori trattano questi turni problematici, prendendo decisioni autonome, ma funzionali rispetto all’obiettivo dell’incontro: (1) rese traduttive come turni di “formulazione” (Heritage, 1985), che cambiano i contenuti dei turni originali; (2) turni che rinviano le rese traduttive dei contenuti dei turni originali per indagare attivamente il loro significato; (3) rese traduttiva che escludono gli aspetti problematici. La formazione di interpreti/mediatori può concentrarsi sui modi, sul grado di efficacia e sui rischi di queste iniziative per il coordinamento dell’interazione mediata. Questo tipo di lavoro permette di formare interpreti/mediatori al posizionamento (Harré & Van Langenhove, 1999) nell’interazione, cioè al fatto che un ruolo discorsivo può essere declinato in modi diversi attraverso rese traduttive e contributi non traduttivi. Infine, questo tipo di analisi può rendere evidente a interpreti/mediatori che è sistematica l’attività di interpreting as mediation (Pöchhacker, 2008) e che invece non è sistematico, ma variegato e differenziato, il rapporto tra dimensione interculturale e attività traduttiva. Seguendo l’esempio di Zorzi (e Davitti, Pasquandrea), vengono portate come esempio alcune sequenze interattive, registrate e trascritte, che possono essere utili nella formazione di interpreti/mediatori. A questi contenuti della formazione, corrisponde anche l’esigenza di un metodo più articolato rispetto alla sola didattica guidata dell’analisi di sequenze interattive. Si suggerisce che, per formare alla dinamica complessa del trattamento di turni problematici, sia efficace: (1) chiedere ai partecipanti come renderebbero i turni estratti dai materiali autentici; (2) confrontare le scelte dei partecipanti con quelle che emergono in tali materiali; (3) riflettere sulle diverse possibilità di trattare i turni problematici. La didattica guidata viene così preceduta e preparata dalla promozione di contributi autonomi dei partecipanti alla formazione (v. i suggerimenti sull’uso didattico dei corpora in Gavioli 2005), che possono introdurli all’attività dell’interprete/mediatore. Si tratta di un metodo didattico che promuove la produzione attiva dei partecipanti, promuovendo così anche il loro experiential learning, come auspicato da Zorzi (2008).

La gestione nell'incontro mediato: riflessioni sulla formazione per interpreti e mediatori che lavorano nei servizi pubblici / Baraldi, Claudio. - 5:(2016), pp. 285-300.

La gestione nell'incontro mediato: riflessioni sulla formazione per interpreti e mediatori che lavorano nei servizi pubblici

BARALDI, Claudio
2016

Abstract

In due saggi del 2007 e del 2008, Daniela Zorzi suggerisce di usare analisi linguistiche di incontri mediati, registrati e trascritti, per la formazione dei mediatori sanitari. Secondo Zorzi, l’uso di questo tipo di analisi consente ai partecipanti alla formazione di capire quali siano le azioni efficaci di mediazione e quale sia una gestione efficace dell’interazione mediata: in particolare consente di capire il legame fra la dimensione culturale dell’incontro mediato e i modi in cui tale incontro viene gestito. Zorzi propone di usare questo materiale didattico per attivare discussioni guidate, che consentano di riconoscere l’importanza degli aspetti linguistico/traduttivi dell’interazione, cioè della selezione di ciò che va tradotto o tralasciato, e delle scelte linguistiche per una gestione dell’interazione funzionale all’obiettivo dell’incontro. Zorzi esemplifica l’applicazione di questo metodo didattico per due contenuti importanti nella formazione: la consapevolezza dei diversi ruoli discorsivi dei mediatori e il riconoscimento dei pregiudizi dei medici. Recentemente, Davitti e Pasquandrea (2014) hanno a loro volta sostenuto l’importanza dell’uso di interazioni mediate nella formazione degli interpreti, suggerendo di utilizzare un metodo didattico basato sull’analisi guidata della conversazione (nel formato di data session), con un’impostazione vicina a quella di Zorzi. Questa scelta di metodo viene applicata all’analisi delle iniziative autonome dell’interprete: in particolare, Davitti e Pasquandrea suggeriscono di analizzare le azioni dell’interprete che avviano sequenze interattive su preoccupazioni che non sono state esplicitate dai partecipanti. La presente proposta riguarda anzitutto un orientamento ai criteri di scelta dei contenuti che è utile includere nella formazione agli aspetti linguistico/traduttivi dell’interazione e al coordinamento (Wadensjö, 1998) dell’incontro mediato. Si propone un uso di materiali sull’interazione che siano rilevanti per la formazione sia dei mediatori, sia degli interpreti. Un problema cruciale riguarda il rapporto tra attività traduttiva e mediazione “interculturale”, nella quale si privilegiano la conoscenza delle culture e la facilitazione di rapporti interculturali positivi (v. Pöchhacker, 2008). Attualmente, il mediatore e l’interprete sono considerati professionalmente competenti, rispettivamente, nella dimensione interculturale e in quella traduttiva: tuttavia, seguendo Zorzi, entrambe queste competenze sono insufficienti per interpretare e mediare. È quindi importante formare interpreti e mediatori all’esigenza di selezionare ciò che va tradotto o tralasciato e all’esigenza di prendere iniziative autonome, secondo obiettivi funzionali all’incontro mediato. Su queste basi, e sulla base di un corpus di materiali autentici (cfr. Baraldi & Gavioli, 2012), si suggerisce qui di orientare la formazione di interpreti/mediatori anzitutto alle diverse possibilità di trattamento dei turni “problematici” dei partecipanti. Un turno può essere considerato “problematico” quando non è possibile una traduzione “diretta” (Hale 2007) che lo riproduca “accuratamente”, lasciando così al suo autore la decisione sul suo contenuto. Le ricerche sull’interazione mediata in contesti sanitari e sociali evidenziano che i turni possono essere considerati problematici quando includono contenuti valutativi (incluse espressioni di pregiudizi), delicati, impliciti, complicati, confusi. I turni problematici possono inoltre contenere inviti, rivolti a interpreti/mediatori, a prendere iniziative autonome. Le ricerche segnalano tre modi in cui interpreti/mediatori trattano questi turni problematici, prendendo decisioni autonome, ma funzionali rispetto all’obiettivo dell’incontro: (1) rese traduttive come turni di “formulazione” (Heritage, 1985), che cambiano i contenuti dei turni originali; (2) turni che rinviano le rese traduttive dei contenuti dei turni originali per indagare attivamente il loro significato; (3) rese traduttiva che escludono gli aspetti problematici. La formazione di interpreti/mediatori può concentrarsi sui modi, sul grado di efficacia e sui rischi di queste iniziative per il coordinamento dell’interazione mediata. Questo tipo di lavoro permette di formare interpreti/mediatori al posizionamento (Harré & Van Langenhove, 1999) nell’interazione, cioè al fatto che un ruolo discorsivo può essere declinato in modi diversi attraverso rese traduttive e contributi non traduttivi. Infine, questo tipo di analisi può rendere evidente a interpreti/mediatori che è sistematica l’attività di interpreting as mediation (Pöchhacker, 2008) e che invece non è sistematico, ma variegato e differenziato, il rapporto tra dimensione interculturale e attività traduttiva. Seguendo l’esempio di Zorzi (e Davitti, Pasquandrea), vengono portate come esempio alcune sequenze interattive, registrate e trascritte, che possono essere utili nella formazione di interpreti/mediatori. A questi contenuti della formazione, corrisponde anche l’esigenza di un metodo più articolato rispetto alla sola didattica guidata dell’analisi di sequenze interattive. Si suggerisce che, per formare alla dinamica complessa del trattamento di turni problematici, sia efficace: (1) chiedere ai partecipanti come renderebbero i turni estratti dai materiali autentici; (2) confrontare le scelte dei partecipanti con quelle che emergono in tali materiali; (3) riflettere sulle diverse possibilità di trattare i turni problematici. La didattica guidata viene così preceduta e preparata dalla promozione di contributi autonomi dei partecipanti alla formazione (v. i suggerimenti sull’uso didattico dei corpora in Gavioli 2005), che possono introdurli all’attività dell’interprete/mediatore. Si tratta di un metodo didattico che promuove la produzione attiva dei partecipanti, promuovendo così anche il loro experiential learning, come auspicato da Zorzi (2008).
2016
Le dinamiche dell'interazione. Prospettive di analisi e contesti applicativi.
Grassi, Roberta; Andorno, Cecilia
9788897657156
Officinaventuno
ITALIA
La gestione nell'incontro mediato: riflessioni sulla formazione per interpreti e mediatori che lavorano nei servizi pubblici / Baraldi, Claudio. - 5:(2016), pp. 285-300.
Baraldi, Claudio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11380/1133911
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