Per un lungo periodo dalla costruzione dei primi microscopi composti, gli scienziati non riconobbero le potenzialità di questo strumento negli studi medici e nella diagnostica clinica. Fattori tecnici e teorici bloccarono l’impiego del microscopio nella soluzione di problemi medici. Particolarmente rilevante nel determinare questa situazione fu l’assenza di teorie mediche che richiedessero lo studio dell’organismo vivente a livello microscopico. Solo pochi scienziati ne intuirono il valore d’uso. Fra questi, è giusto ricordare Giuseppe Campani che introdusse rilevanti miglioramenti costruttivi nel microscopio, ed illustrò con chiarezza le potenzialità dello strumento nell'analizzare ferite o lesioni cutanee direttamente sul paziente, seguendone l’evoluzione e la risposta alla terapia. Tuttavia, nonostante la chiarezza delle proposte di Campani e di altri, per più di un secolo vi fu un diffuso rigetto dell’idea di un possibile uso del microscopio per risolvere problemi di medicina. Questo generale scetticismo fu improvvisamente rimosso dopo la pubblicazione delle teorie e gli esperimenti di R.Virchow, L.Pasteur e di R. Koch. Dopo di allora il microscopio divenne uno strumento di base indispensabile nello studio e nella diagnostica delle malattie. Recenti sviluppi delle tecnologie ottiche hanno portato all’introduzione di microscopi capaci di produrre immagini a fuoco di piani diversi e a grande risoluzione spaziale, il che permette lo studio in vivo di lesioni di superficie ai diversi piani, la loro evoluzione e gli effetti del trattamento terapeutico.

Dottrine mediche e oscuramento della sperimentazione tra il XVII e il XVIII secolo / Cavarra, Berenice; Muscatello, Umberto. - In: ATTI E MEMORIE. MEMORIE SCIENTIFICHE, GIURIDICHE, LETTERARIE. ACCADEMIA NAZIONALE DI SCIENZE LETTERE E ARTI DI MODENA. - ISSN 1724-0174. - STAMPA. - 18, serie 7:1(2015), pp. 81-98.

Dottrine mediche e oscuramento della sperimentazione tra il XVII e il XVIII secolo

CAVARRA, Berenice;MUSCATELLO, Umberto
2015

Abstract

Per un lungo periodo dalla costruzione dei primi microscopi composti, gli scienziati non riconobbero le potenzialità di questo strumento negli studi medici e nella diagnostica clinica. Fattori tecnici e teorici bloccarono l’impiego del microscopio nella soluzione di problemi medici. Particolarmente rilevante nel determinare questa situazione fu l’assenza di teorie mediche che richiedessero lo studio dell’organismo vivente a livello microscopico. Solo pochi scienziati ne intuirono il valore d’uso. Fra questi, è giusto ricordare Giuseppe Campani che introdusse rilevanti miglioramenti costruttivi nel microscopio, ed illustrò con chiarezza le potenzialità dello strumento nell'analizzare ferite o lesioni cutanee direttamente sul paziente, seguendone l’evoluzione e la risposta alla terapia. Tuttavia, nonostante la chiarezza delle proposte di Campani e di altri, per più di un secolo vi fu un diffuso rigetto dell’idea di un possibile uso del microscopio per risolvere problemi di medicina. Questo generale scetticismo fu improvvisamente rimosso dopo la pubblicazione delle teorie e gli esperimenti di R.Virchow, L.Pasteur e di R. Koch. Dopo di allora il microscopio divenne uno strumento di base indispensabile nello studio e nella diagnostica delle malattie. Recenti sviluppi delle tecnologie ottiche hanno portato all’introduzione di microscopi capaci di produrre immagini a fuoco di piani diversi e a grande risoluzione spaziale, il che permette lo studio in vivo di lesioni di superficie ai diversi piani, la loro evoluzione e gli effetti del trattamento terapeutico.
2015
18, serie 7
1
81
98
Dottrine mediche e oscuramento della sperimentazione tra il XVII e il XVIII secolo / Cavarra, Berenice; Muscatello, Umberto. - In: ATTI E MEMORIE. MEMORIE SCIENTIFICHE, GIURIDICHE, LETTERARIE. ACCADEMIA NAZIONALE DI SCIENZE LETTERE E ARTI DI MODENA. - ISSN 1724-0174. - STAMPA. - 18, serie 7:1(2015), pp. 81-98.
Cavarra, Berenice; Muscatello, Umberto
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