La presente riflessione si inserisce tra gli studi volti ad analizzare l'incidenza negativa della condizione detentiva sulla donna. Le ricerche in materia hanno evidenziato l'esistenza di una differenza di genere che caratterizza l'esperienza detentiva, connessa a un differente percorso di socializzazione, al diverso ruolo sociale e all'investimento emotivo e alla responsabilità affettiva nei confronti dei familiari che caratterizza il ruolo genitoriale materno. La riflessione scientifica in questo ambito si è finora focalizzata principalmente sull'incidenza della detenzione sulla dimensione della genitorialità, sui figli minori e sull'ambiente familiare (Pietralunga et al. 1991, 1992, Luzzag01996, Cassibba et al. 2008, Monti et al. 2001), evidenziando come la percezione della maternità si caratterizzi da una parte per il ricorso a strategie difensive, quali la razionalizzazione e l'idealizzazione, volte a proteggere dalla lontananza dai figli e dal carico di dolore che la detenzione comporta, dall'altra per un alto grado di sofferenza (più o meno celato) riguardo al proprio ruolo materno, Peraltro è emerso come il disagio vissuto dai figli, oltre a riflettersi sulla dimensione psicologica individuale (con sentimenti di solitudine, paura, preoccupazione e confusione) e relazionale (difficoltà scolastiche e di relazione), possa comportare ritardo nello sviluppo psicofisico, comportamenti aggressivi e antisociali. Il presente studio si propone di analizzare l'incidenza del fattore di genere sulla condizione detentiva in un particolare campione di detenute, allocate in sezione protetta in relazione alla parentela con collaboratori di giustizia Il regime di protezione per questa particolare categoria di soggetti implica non solo l'esclusione dai benefici penitenziari connessi alla condizione di collaboratore di giustizia (L. 354/1975, art. 13ter DL. 8/1991, art. 16nonies L. 45/2001), ma anche l'impossibilità di usufruire delle opportunità trattamentali alle quali hanno accesso le detenute comuni (colloqui con i familiari, telefonate, etc.) L'ipotesi di ricerca, maturata sulla base dell'analisi della letteratura in materia e dell'esperienza professionale in ambito penitenziario degli AA , si propone di verificare la presenza e le caratteristiche di un'incidenza negativa specificamente correlata al genere in tale particolare tipologia di detenzione sulla dimensione psicologica individuale, sul ruolo genitoriale e familiare, con particolare riferimento all'omologo maschile (detenuto in sezione protetta in relazione alla parentela con un collaboratore di giustizia) e alle detenute comuni. Lo studio delle variabili connesse alle differenze di genere nello stato detentivo e alla condizione di parentela di un collaboratore di giustizia appare di fondamentale importanza per la strutturazione di programmi trattamentali idonei al reinserimento di questa particolare categoria di detenute.

Differenze di genere e trattamento risocializzativo: la particolare condizione delle donne parenti di collaboratori di giustizia / Pietralunga, Susanna; Preti, Elisabetta; Pasceri, M.. - STAMPA. - (2012), pp. 72-73. (Intervento presentato al convegno XXVI Congresso Nazionale di Criminologia, Delitti e genere tenutosi a Como nel 25-27/10/2012).

Differenze di genere e trattamento risocializzativo: la particolare condizione delle donne parenti di collaboratori di giustizia

PIETRALUNGA, Susanna;PRETI, ELISABETTA;
2012

Abstract

La presente riflessione si inserisce tra gli studi volti ad analizzare l'incidenza negativa della condizione detentiva sulla donna. Le ricerche in materia hanno evidenziato l'esistenza di una differenza di genere che caratterizza l'esperienza detentiva, connessa a un differente percorso di socializzazione, al diverso ruolo sociale e all'investimento emotivo e alla responsabilità affettiva nei confronti dei familiari che caratterizza il ruolo genitoriale materno. La riflessione scientifica in questo ambito si è finora focalizzata principalmente sull'incidenza della detenzione sulla dimensione della genitorialità, sui figli minori e sull'ambiente familiare (Pietralunga et al. 1991, 1992, Luzzag01996, Cassibba et al. 2008, Monti et al. 2001), evidenziando come la percezione della maternità si caratterizzi da una parte per il ricorso a strategie difensive, quali la razionalizzazione e l'idealizzazione, volte a proteggere dalla lontananza dai figli e dal carico di dolore che la detenzione comporta, dall'altra per un alto grado di sofferenza (più o meno celato) riguardo al proprio ruolo materno, Peraltro è emerso come il disagio vissuto dai figli, oltre a riflettersi sulla dimensione psicologica individuale (con sentimenti di solitudine, paura, preoccupazione e confusione) e relazionale (difficoltà scolastiche e di relazione), possa comportare ritardo nello sviluppo psicofisico, comportamenti aggressivi e antisociali. Il presente studio si propone di analizzare l'incidenza del fattore di genere sulla condizione detentiva in un particolare campione di detenute, allocate in sezione protetta in relazione alla parentela con collaboratori di giustizia Il regime di protezione per questa particolare categoria di soggetti implica non solo l'esclusione dai benefici penitenziari connessi alla condizione di collaboratore di giustizia (L. 354/1975, art. 13ter DL. 8/1991, art. 16nonies L. 45/2001), ma anche l'impossibilità di usufruire delle opportunità trattamentali alle quali hanno accesso le detenute comuni (colloqui con i familiari, telefonate, etc.) L'ipotesi di ricerca, maturata sulla base dell'analisi della letteratura in materia e dell'esperienza professionale in ambito penitenziario degli AA , si propone di verificare la presenza e le caratteristiche di un'incidenza negativa specificamente correlata al genere in tale particolare tipologia di detenzione sulla dimensione psicologica individuale, sul ruolo genitoriale e familiare, con particolare riferimento all'omologo maschile (detenuto in sezione protetta in relazione alla parentela con un collaboratore di giustizia) e alle detenute comuni. Lo studio delle variabili connesse alle differenze di genere nello stato detentivo e alla condizione di parentela di un collaboratore di giustizia appare di fondamentale importanza per la strutturazione di programmi trattamentali idonei al reinserimento di questa particolare categoria di detenute.
2012
XXVI Congresso Nazionale di Criminologia, Delitti e genere
Como
25-27/10/2012
Pietralunga, Susanna; Preti, Elisabetta; Pasceri, M.
Differenze di genere e trattamento risocializzativo: la particolare condizione delle donne parenti di collaboratori di giustizia / Pietralunga, Susanna; Preti, Elisabetta; Pasceri, M.. - STAMPA. - (2012), pp. 72-73. (Intervento presentato al convegno XXVI Congresso Nazionale di Criminologia, Delitti e genere tenutosi a Como nel 25-27/10/2012).
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